martedì 31 maggio 2011

Under my unquite skull: adotta un film!!


Cari miei, l'estate incombe minacciosa, ma il vostro premuroso medico del male non vi lascerà da soli ad affrontare le lunghe notti calde, umide, insonni ed affollate di zanzare di ogni specie. Riempite i frigoriferi di birre, scegliete il vostro incubo preferito e adottatelo!! Il Dottor SINema in persona - o meglio, nel suo involucro terrestre - verrà a casa vostra munito di tutto il necessario per presentare una orribile visione sotto le stelle. 
Non abbiate paura, sarà soltanto un film...aaaaaahhhaaaahahahahahahahhhaaahh (a la Vampira)

Per la lista degli incubi in adozione andate alla pagina SUMMER OF FEAR.

domenica 29 maggio 2011

M...come Mad Love!

BENVENUTI MIEI CARI


QUANDO LA PACE HA LE MANI LEGATE...
E' IL MOMENTO DI AMPUTARLE!


Questa volta il sermone arriva un po' in ritardo. Me ne scuso, ma gli eventi hanno costretto il vostro orribile medico del male a fare le corse e solo adesso trovo il tempo per scrivere. 

Stephen Orlac (Colin Clive) with his wife actress Yvonne (Frances Drake)
Dunque, il vincitore del sondaggio di questa settimana è Mad Love - Amore folle, pellicola girata nel 1935 da Karl Freund e interpretata da Peter Lorre (chi volesse leggersi una sinossi, clicchi qui). Pensate che coincidenza?! Già, perchè Peter Lorre sarà l'HBOTM di giugno, sembrerebbe proprio una fortunata casualità, o, ad esser maliziosi (e noi lo siamo per genesi!) potrebbe sembrare una calcolata macchinazione. Siccome sono un grande fan della dietrologia e di tutte le teorie del complotto, vi dico subito che questa è una macchinazione bella e buona. A tal proposito, mi sa che devo spiegare di nuovo come funziona la scelta dell'argomento del sermone: ogni settimana vi propongo 8 titoli da votare nel sondaggio IL PIU' TEMUTO; il film che, alla chiusura del sondaggio il sabato notte, vincerà, sarà l'argomento del sermone della domenica. Se però, come a questo giro, soltanto 2 persone esprimono la loro preferenza, a me risulta abbastanza facile votare 2 volte lo stesso film e decidere autonomamente di che cosa parlare. Quindi, anche se non avete mai sentito parlare dei film in concorso, votate lo stesso quello che vi incuriosisce di più, così poi leggerete il sermone e magari avrete l'illuminazione e la dritta per l'incubo prescelto, e questa è democrazia!!

Hans Beckert - M by Fritz Lang, 1931
Detto questo andiamo veloci a sermoneggiare su questo capolavoro strisciante. Mad love è il primo film americano di Peter Lorre e l'ultimo da regista di Karl Freund. Il piccolo attore ungherese aveva esordito al cinema con l'interpretazione del maniaco omicida Hans Beckert in M - Eine Stadt sucht einen Mörder di Fritz Lang del 1931 e, costretto a fuggire dalla Germania nazista nel 1933 (ma quanto avrà fatto bene all'arte quel frustrato microcefalo con i capelli unti e i baffini alla Chaplin??!!) riparerà in Inghilterra dove incontra Alfred Hitchcock che lo farà lavorare nei film L'uomo che sapeva troppo (1934) e L'agente segreto (1936). Nel 1935 giunge ad Hollywood e qui trova immediatamente spazio per dare sfogo alla sua recitazione a forte impronta espressionista, appresa bene negli anni della sua formazione in Germania, nel genere horror che in quegli anni imperversava nella mecca del cinema. Il regista Karl Freund, anche lui di origine Austro-ungarica, è stato direttore della fotografia di maestri del calibro di Carl Theodor Dryer, Fritz Lang, Wilhelm F. Murnau e Tod Browning, ed ha diretto per la Universal nel 1931 Boris Karloff ne La mummia.

Miss Fraculess' last picture show ass kicking review

Miss Fraculess said: 

In occasione dell'ultimo film della stagione invernale del Dr.SINema ho deciso di avventurarmi nuovamente nelle recensioni senza senso, quelle che le capiscono solo i partecipanti. Partecipanti che ieri sera hanno dato come sempre il meglio, nonostante i pistacchi si fossero rivelati largamente insufficienti a coprire il loro fabbisogno.


*** Attenzione al linguaggio non adatto ai piu' piccoli e agli spoiler ***

Ora prosegui nella lettura a tuo rischio e pericolo.

Vincenzo Prezzo aka Morgan: the best frame of the movie!
In questa pellicola Vincenzo Prezzo aka Morgan lotta contro degli zombie vampiri infettati dal germe della sega (persino la bambina diventa cieca a causa dell'infezione!)
Lui e' rimasto l'ultimo uomo sulla terra, a Roma, all'EUR, nonostante questo non viene ammesso al Festival di Sanremo perche' si sfonda di whiskeini tutte le sere ascoltando musica jazz, DROGATO! Si piglia certe sbornie che il giorno dopo ha sempre degli hangover scandalosi.
Scopriremo alla fine [SPOILER ALERT] che verra' ucciso dalla sua squadra degli over 25, capitanata dal labronico amico del Palla, il cui cd e' in vendita nel negozio di elettronica a Pontedera, vicino alla Panorama.


Tornando a noi, Vincenzo Ciccio Ingrassia non e' proprio solo, ma si trova ogni sera a dover affrontare una masnada di elettori di sinistra, senza cervello, che non si lavano, e alquanto maldestri. E' la zingaropoli, e lui ci da' di paletti di frassino ai quali ha fatto la punta (come allo stronzo), specchi, mazzi di teste d'aglio, benzina...
Ci sono i monatti che portano via i cadaveri durante i suoi flashback di quanto accaduto circa 30' prima, e a tutti noi presenti, che siamo degli intellettuali [intellettuale a me???] appare come una lampante citazione manzoniana dai Promessi Sposi.


Morgan, percuotendo l'autista monatto, chiede allarmato: "Questo camion viene dal quartiere nord? Questo camion viene dal quartiere nord? Risponda!" - "So un cazzo, signore."


E quando trova il cane del punkabbestia ci impiega circa sei ore a realizzare che anche il cane potrebbe essere infetto dal germe della sega, e infatti il povero canino fa questa fine qui:


giovedì 26 maggio 2011

HEY...WHERE THE HELL IS MY BRAIN??!!!

Buongiorno miei cari! Stamani mi sono svegliato e ho saputo che dalle vostre parti qualcuno è rimasto privo del cervello!! Come posso esimermi dal darvi il mio aiuto per ritrovare la vostra preziosa materia grigia?! Non vorrei sembrarvi troppo presuntuoso ma, anche se il mio ruolo di medico del male mi impone di intervenire sempre in vostro aiuto ad indicarvi le cure più adatte perchè la vostra malvagità non risenta troppo delle intemperie, questa volta mi sento un po' in imbarazzo: ma siamo sicuri che a qualcuno sia rimasto il cervello, o che sia mai stato attivato, in codesta provincia depressa del sistema solare?! Mah... io ho i miei dubbi!! Comunque sia, se qualcuno stamani sente il piano di cima un po' più leggero del solito, forse è veramente sparito il cervello e allora può dare un occhiata a queste immagini... magari riconosce il suo e lo recupera!!!


Se il vostro cervello fosse scappato sul Pianeta Arous non preoccupatevi, di solito da lì ritornano. Basterà avere la pazienza di inamidare il midollo spinale e re-inserirlo nella spina dorsale con un passacavo in teflon. Ah...per l'antipatico raggio distruttore che vi capiterà di lanciare dagli occhi, consiglio un buon occhiale con lente antiriflesso.


Se avete riconosciuto il vostro cervello in questo manifesto, tutto a posto: è in buone mani. Sicuramente non andrà a male e sarà nutrito adeguatamente. Mi raccomando però, quando andrete a ritirarlo, fate attenzione alla porta in legno stile prigione medievale che è in fondo al laboratorio...ecco, non apritela che dentro c'è un signore molto permaloso e altrettanto geloso!!

domenica 22 maggio 2011

Forbidden Planet - architettura shakespeariana



Buongiorno miei cari!
La pace si costruisce ogni giorno...
e si smonta ogni notte!!

Sermone speciale. Forbidden Planet, uno dei primi film di fantascienza classica a colori che ogni piccolo terrestre si vanta di aver visto almeno una volta nella vita. Perchè allora farne oggetto di un sermone?! Qualcuno potrebbe giustamente chiedersi...ve lo spiego subito: perchè alle volte capita che, anche il mainstream più estremo può riservare dei lati nascosti ed intriganti, tutto sta è avere l'occhio illuminato e, soprattutto, il cervello atomico!
Per darvi l'idea di cosa intendo, questa settimana, come annunciato d'altronde, mi avvarrò dell'aiuto prezioso di un'ancella del demonio d'eccezione. Più che una mente illuminata, un mente illuminata e scientifica, divulgatrice di studi puntuali su cinema fantascientifico e architettura - che poesia!! Dunque a te la parola, Fusa:


Forbidden Planet è il primo film di fantascienza realizzato dalla MGM, e la potente casa di produzione investì per questo debutto oltre un milione di dollari, la cifra più alta fino ad allora mai spesa per la realizzazione di un film fantascientifico. Il costo di produzione così alto è dovuto in parte alla realizzazione delle maestose scenografie totalmente ricostruite in studio ma soprattutto agli effetti speciali animati realizzati in collaborazione con lo staff della Disney.
La sceneggiatura di Forbidden Planet è tratta da un racconto di Allen Adler e Irving Block intitolato Fatal Planet liberamente ispirato a La tempesta di William Shakespeare; il cambio del titolo in Forbidden Planet fu una scelta promozionale della casa di produzione, ma la trama è pressoché identica a quella del romanzo, tranne che per il lieto fine e l’ambientazione più “vicina” che c’erano nel racconto (ambientato nel 1976 sul pianeta Mercurio). 
Il film (caso pressoché isolato in tutti gli anni Cinquanta) s’inserisce degnamente nella corrente matura e sofisticata del genere fantascientifico, al punto che per il critico cinematografico Aldo Moscariello, Forbidden Planet è "il film di fantascienza come uno se lo immagina, anzi anche migliore".  I meccanismi del terrore ben studiati, con il mostro che non appare mai ma che si lascia solo immaginare, diffondono in tutta la pellicola un alone di insicurezza e diffidenza verso il prossimo che coinvolge ed inquieta lo spettatore, al punto che Jeff Rovin definisce il film come " the most awesome science-fiction spectacle ever made". Il mostro dell’ID fu realizzato da Joshua Meador, all’epoca a capo del dipartimento effetti speciali della Disney, e, sebbene lo si intraveda soltanto nella scena in cui assale l’equipaggio, riuscì a spaventare molto il pubblico, al punto tale che la scena venne censurata in alcuni Paesi.

mercoledì 18 maggio 2011

VINCENTENNIAL, cento anni di Price-Fright!

Ma guarda quante cose si vengono a sapere girovagando in rete e sui blog di voi terrestri un po' meno inebetiti della maggioranza?! Da Scared Silly apprendo che a St. Louis in questo mese di maggio si festeggia il centenario della nascita di un suo illustre cittadino: il 27 Maggio del 1911 nasceva, infatti, nella città del Missouri Mr. Vincent Price! Inutile ricordare le innumerevoli interpretazioni del mago del terrore, dagli esordi con Preminger e Mankiewitz (Laura, Dragonwick), ai cormaniani tributi ad Edgar Allan Poe (I maghi del terrore, Il pozzo e il pendolo, La città dei mostri, La maschera della morte rossa), passando per i meravigliosi gioielli di William Castle - candidato ad essere uno dei prossimi HBOTM (House on haunted hill, The tingler, Thirteen ghosts), fino al periodo brittannico del Dr. Phibes o di Oscar Insanguinato, per non parlare della partecipazione all'album di Michael Jackson come voce dall'oltretomba nella titletrack Thriller...immenso!

Vincet Price, il mago del terrore!
Dunque, bella iniziativa, e spero che qualcuno di voi sia in quei luoghi oltreoceano nei prossimi giorni per godersi un po' della meritata celebrazione di questo grande essere umano. Il programma completo della rassegna lo trovate all'indirizzo web di Cinema St. Louis: una ventina di proiezioni, per lo più restaurate, che abbracciano le tappe della sua lunga carriera; incontri con il nonno Roger Corman e la figlia Victoria Price, autrice della sua biografia; gli omaggi di Tim Burton con il cortometraggio Vincent e il film culto Edward mani di forbice.

Nel calendario delle proiezioni di St. Louis noto con piacere che verrà proiettato anche L'ulitmo uomo della terra, dell'italianissimo Ubaldo Ragona (sì, lo so, io sono alieno e non dovrei essere legato a nessuno dei vostri territori terricoli, ma sapete com'è?! Dopo tanto tempo si finisce per affezionarsi anche ai luoghi più infami!!). In realtà scopro adesso che il regista italiano fu solo accreditato come tale, perchè in realtà il film è stato girato quasi interamente da Sidney Salkow, cineasta newyorkese, regista di più di 50 lungometraggi e di alcune serie tv come Lassie e La Famiglia Addams! Non so quanti di voi abbiano mai visto questo piccolo capolavoro per anni dimenticato, almeno fino all'uscita del colossal Io sono leggenda. Sicuramente chi lo ha visto sa che importanza può aver avuto questa pellicola per la storia del cinema horror mondiale, non solo grazie alla partecipazione del mostro americano come interprete, ma soprattutto per la svolta decisiva che il soggetto, tratto dal romanzo di Richard Matheson, ha impresso alle tematiche gotico-fantastiche dell'horror classico. Io sono sicuro che se non ci fosse stata questa pellicola George A. Romero non avrebbe mai fatto La notte dei morti viventi e la seguente saga degli Zombi, e di conseguenza tutta la produzione di horror sociologico-politici degli anni '70 sarebbe sicuramente stata diversa. "Morgan... Mooorgaaannnn... vieni fuori... Morgan... vieeeni fuoriiiii..."... creeeeeeeeeeeepy!!!

The abominable Dr. Phibes, 1971
Allora, se non riuscirete a recarvi a St. Louis nei prossimi giorni, il vostro premuroso medico del male vi invita a cercare una copia de L'ultimo uomo della terra da vedere il 27 maggio prossimo, preceduta dal tenerissimo Vincent di Tim Burton, in compagnia delle peggiori persone di cui potrete circondarvi... Fate questo in memoria di lui!!
Due mostri sacri: Vincent Price e Peter "M" Lorre

domenica 15 maggio 2011

La morte ha fatto l'uovo, free-jazz giallo!

Buongiorno cari miei,
vi arrida la giornata e che la pace vi mostri i denti!

Questa settimana dovrò celebrare un vincitore indiscusso. La morte ha fatto l'uovo di Giulio Questi ha sbaragliato la concorrenza a mani basse. Complimenti miei cari, siete degli umani illuminati, ormai non ho più dubbi. Questa volta non ho nemmeno dovuto truccare le carte, la democrazia ha vinto!

Dunque, La morte ha fatto l'uovo, diretto da Giulio Questi nel 1968, subito dopo un altro film che denunciava la tendenza iconoclasta del regista bergamasco, Se sei vivo spara. Tendenza iconoclasta, non mi vengono termini migliori per descrivere quello che è l'atteggiamento di Questi nei confronti dei generi cinematografici e del linguaggio cinematografico stesso. Come lui stesso dichiara nell'intervista che accompagna la vhs de La morte ha fatto l'uovo: "La mia ossessione è questa, il problema del lnguaggio; i contenuti, oramai, sono ridicoli, perchè tutte le storie che c'erano da raccontare sono state raccontate. Leggo ancora dei critici che giudicano un film in base a quello che succede ai personaggi…Un'ignoranza di tipo estetico hanno, vergognosa. E' il linguaggio che conta, e più il linguaggio è forte, innovativo, più la storia deve essere semplice, direi quasi banale. Proprio la contraddizione di quelle che dicono "alte"."  A me ricorda qualcosa, a voi no?! Inutile aggiungere che mi trovo assolutamente in linea con questa idea di cinema.
Rivedendo il film per preparare il sermone mi sono venuti in mente molti rimandi, su tutti Jean Luc Godard (i più maliziosi noteranno che in gara avevo anche messo Alphaville), inevitabile parallelo se l'intenzione è quella dichiarata qui sopra. Il problema del linguaggio, della sperimentazione sul linguaggio, era considerato in quegli anni un campo cruciale, politico. Tanto è vero che, sempre nella stessa intervista Questi dichiara anche che, in quegli anni, i film dovevano far male, disturbare, shockare tutti, se no non erano buoni, oggi, al contrario, le pellicole devono assecondare e rassicurare tutti, se non no escono!  Praticamente assistiamo ad un percorso che da Luis Bunuel porta a Gabriele Muccino e il paragone non è così provocatorio come sembra; leggete cosa scrive la critica di Muccino e ditemi se non lo considera un autore?!…nel mio pianeta una cosa del genere sarebbe…no, semplicemente, non sarebbe!!

Jean Luc Godard
Scusate, non mi sarei mai aspettato di citare un terricolo così inutile in un sermone, ma a volte per capire bisogna fare esempi. Rewind, il linguaggio. Giulio Questi, a suo dire  inconsapevolmente, giunge nel campo della ricerca della destrutturazione del linguaggio cinematografico dove da anni lavora il genio francese (lo so, è un ossimoro, ma Godard è nato a Parigi cosa posso farci?!) e, parallelamente, percorre la sua strada. Merce, pubblicità, capitale, classe operaia, nuovi ricchi, nuovi assetti sociali, nuovi attriti e nuovi conflitti: consapevoli di tutto questo, per descrivere la realtà, ma sopratutto interpretarla, la rivoluzione deve necessariamente partire dal linguaggio, che dovrà inglobare tutte queste istanze, digerirle e demistificarle, restituendo una visione del mondo de-codificata; esattamente il contrario di quello che succede adesso, dove la parola d'ordine è riformismo…io direi ri-staurazionismo o ri-fascismo! Comunque, Giulio Questi di questo si interessa e ne La morte ha fatto l'uovo questa idea è invasiva. Tutto il film è una specie di fantasaggio sul pericolo del consumismo sfrenato e il delirio del capitalismo edonista (greed direbbero gli americani!), confezionato in 90 minuti di puro godimento estetico psichedelico. La prima cosa che salta agli occhi è l'uso delle panoramiche nella sequenza iniziale, che seguono le diagonali delle architetture, descrivendo un immaginario di cemento armato e vetro a colori. Il colore è l'altro richiamo al nuovo corso: caduto il mondo sottoesposto delle certezze monocratiche in bianco e nero, la realtà è invasa dal colore, dalla moda, dalla musica, la libertà, l'amore libero ("l'amore è coraggio e il coraggio è un lusso" recita una battuta del fim), il libero pensiero esplodono (come in Zabrinskie Point, ricordate?) in Eastmacolor!! La velocità è un'altra caratteristica del cine-linguaggio esposto in La morte ha fatto l'uovo: velocità di montaggio, che salta e slitta di sincronia molto spesso; velocità di dialoghi, con sparate serratissime quasi stream of consciousness; velocità di movimento di macchina con carrelli e panoramiche ripetitive e del tutto ingiustificati dal punto di vista della scrittura classica.

domenica 8 maggio 2011

LORNA...an agricultural drama



Buongiorno miei cari!
Buona domenica…e questa domenica, vi porto in campagna!


Che la pace sia con voi, malgrado gli insetti!!

Anche questa settimana il sondaggio si è concluso con un pareggio. Non mi sono potuto esimere, infatti, dal votare per Daughter of horror, dopo che un "illuminato" aveva già espresso la sua preferenza per questa pellicola imperdibile. Il dottor SINema ti stima molto, buon terrestre! Detto questo, il mio senso democratico, che tanto ho lavorato per estirpare e che la vostra condotta di vita terricola è riuscita a far tornare con un rigurgito alle volte insopprimibile, mi impone di premiare un altro capolavoro, che la massa ha voluto fin dall'inizio con una specie di plebiscito indiscutibile: Lorna! Ma non mi dimenticherò di Daughter of horror, e ne parleremo ampiamente nei prossimi giorni.

Bene, Russ Meyer dunque. Inutile dire che il buon vecchio erotomane californiano ha lasciato il segno nella mia formazione terrestre, perciò due parole per lui le spendo più che volentieri.

Mr Russel Albion Meyer
Fotografo e cineoperatore durante la seconda guerra mondiale nella campagna in Europa, il giovane Russ seguì il generale Patton per un lungo periodo e parte dei suoi filmati furono usati per il film premio Oscar del 1970 Patton,  generale d'acciaio. La tecnica, si può veramente dire, l'ha appresa sul campo. Infatti la prima cosa che si nota nelle sue pellicole è che dietro la macchina da presa non c'è uno sprovveduto. Dopo i primi film surreal-fumetto-stripper (Eve and the handyman, The Immoral mr. Teas e l'immenso Wild Gals of the naked west!) con Lorna inizia il periodo cosiddetto "nero" del regista californiano, costituito da quattro pellicole molto importanti (Lorna -1964 , Mudhoney - 1964, Motorpsycho! - 1965, Faster Pussycat! Kill, Kill!! - 1965). Devo subito dichiarare che per me questo è il momento apice di tutto il suo lavoro in ogni senso, e Lorna è il più bel film da lui mai diretto, dunque sarò partigiano, come si conviene!

Lorna è un dramma agricolo, ispirato ai romanzi di Erskine Caldwell. L'idea, dichiara candidamente Meyer, gli venne vedendo Riso amaro e che la scena con Silvana Mangano nella risaia è stata la spinta decisiva per fare il film. Naturalmente immaginatevi Giuseppe De Santis che dalle campagne vercellesi si sposta nel profondo sud degli Stati Uniti d'America popolato dai poor white trash.

Silvana Mangano - Riso amaro, 1949
Ecco, non lasciatevi fuorviare da certi discorsi che tendono a sviare il fatto che a Russ Meyer interessano soprattutto i bassi istinti e che ha una passione ascetica per le tette, certa critica deve per forza trovare una giustificazione "intellettuale" a tutto, sennò non può godere! Io credo che, da navigato businessman, Meyer abbia giocato parecchio con questi critici europei che lo hanno osannato in quanto auter, cosa che a lui certo non interessava quando in 10 giorni girava questi film con budget al di sotto dei 50mila dollari (Lorna è costato solo 37.000 dollari e ne ha incassati tonnellate, a detta dello stesso regista!). Sicuramente Russ Meyer sa fare cinema e i suoi film, specialmente questo, hanno decisamente una marcia in più (o taglia di reggiseno in più!) rispetto alla produzione media exploitation da drive-in di periferia, ma, per cortesia, nessuna confusione da forzati della politica degli autori; stolti! Mi ricordo che, i primi tempi che sono stato ospite del vostro pianeta, c'era la tendenza a vantarsi di conoscere il cinema di Russ Meyer nei circuiti della Normalizzazione Massimalista Intelletual-Comunarda. Addirittura qualche buontempone ha accostato questo film alle robe di Truffaut (dico, cosa ha fatto di male quel povero diavolo di Russ per meritarsi questo affronto?!). Ora mi chiedo, ma perché non vedere le cose per quello che sono? Se ti piacciono le forme della go-go dancer Lorna Maitland, vuol dire che non ti sei ancora bevuto del tutto il cervello e, allora, gioisci ed enjoy the show, senza ricamarci troppo sù!!! A questa dotazione di base, si unisce poi una gran dimestichezza con il linguaggio cinematografico, specialmente nel montaggio serrato, memore della lezione del pioniere David W. Griffith, ma anche in parte imposto dalla inesperienza degli attori (ma quali attori?!) e dalla necessità di girare in fretta e one shot; una colonna sonora mozzafiato e sempre ad hoc; tagli di inquadratura geniali e deviati per una decisa e sana voglia di mostrare  sesso esplicito e violenza! Il gioco è fatto…ladies & gentlemen ecco a voi Mr. Russ Meyer's LORNA!!!

venerdì 6 maggio 2011

THE GHOST CAMERA, 1933 - piccola avanguardia!


Ida Lupino e Henry Kandall - The Ghost Camera, Bernard Vorhaus - 1933
The Ghost Camera è un piccolo gioiello da maneggiare con molta cura. Prodotto nel 1933 in Gran bretagna dalla Real Art production, uno tra i primi film diretti dal regista, nato a New York nel 1904, Bernard Vorhaus e secondo film di Ida Lupino come interprete. Scoperto, non so nemmeno io come, spulciando la rete alla ricerca di qualche informazione, The Ghost Camera mi ha entusiasmato per un sacco di motivi. Intanto è un film praticamente invisibile. Sul web non si riesce a trovare nemmeno una locandina o una fotografia di scena. Del regista si sa poco o nulla - figuriamoci, un americano che ha fatto fortuna in Inghilterra negli anni '30…mai visto!! - e anche approfondendo la carriera della Lupino rimane relegato ad un generico "iniziò con piccole interpretazioni in pellicole minori in patria fino a che…". Pellicola minore?!  Ce ne fossero!! 


Mirna Loy e William Powell,  The Thin Man - 1934
Intanto la prima cosa che salta agli occhi è la tecnica di Vorhaus, che francamente non so come abbia proseguito (e adesso indagherò sicuramente!) ma se il buon giorno si vede dal mattino, deve aver fatto altre grandi cose. Per farvi capire, mi ha ricordato le commedie-investigative della serie del Thin Man con William Powell e Mirna Loy, però con humour molto inglese, molto garbato, quasi affettato. Direte, beh…regista inesperto, attori alle prime armi, ha copiato una formula vincente del periodo - la serie Powell-Loy appunto - e invece macché! The Ghost Camera è uscito nel 1933 e il primo film dell'Uomo ombra è del 1934!! Ma lo stupore non si ferma qui, come dicevo la tecnica di Vorhaus è sorprendentemente avventata: soggettive ardite, addirittura in una delle prime scene una soggettiva di Ida Lupino consente a John Mills (icona del cinema britannico  Eroi del mare, Great expectation, premio Oscar come attore non protagonista per La figlia di Ryan nel 1970) di guardare dritto in macchina, e con un'altra soggettiva, stavolta sua, entrando in tribunale, di simulare con una camera a mano (!) uno svenimento con movimenti di macchina ubriacanti (alla faccia della rivoluzione del Dogma!!). La camera a mano si vede anche in altre occasioni, come durante un viaggio in auto sulle tracce del treno ritratto in una delle foto della macchina fotografica fantasma. E ancora, scene buissime e luci taglienti proto-noir, primissimi piani alla Dreyer, montaggio bello spartano e raccordi che sanno tanto di avanguardia e russia. Insomma, a guardar bene sembra che il regista newyorchese abbia imparato bene la lezione degli esperimenti cinematografici sovietici, ma anche di Man Ray e Luis Bunuel/Salvador Dalì e che li abbia amalgamati ad una storia investigativo-comica con una leggerezza ammirabile. 


Two hideous creatures: Salvador Dalì and Man Ray!
"Squarciare il tamburo della ragione raziocinante e contemplare il buco."
I due interpreti, praticamente adolescenti, sono assolutamente all'altezza. Henry Kendall, con un look una via di mezzo tra Charlie Chaplin e Peter Lorre, è un nerd che fa quasi tenerezza da tanto che è credibile e simpatico, Ida Lupino, di un biondo abbacinante, ha ancora la morbidezza dei lineamenti tipica della teenager inizio secolo (ricordate Marlene Dietrich nell'Angelo Azzurro?) e una fragilità inedita per chi la conosce nei ruoli che la hanno resa famosa, altra piacevolissima sorpresa!

Henry Kandall e Ida Lupino, The Ghost Camera - 1933
Che altro dire? Andate assolutamente a recuperare questo gioiellino su Archive.org e godetevelo…la trama? Come al solito, non mi interessa assolutamente, comunque poi vi rovinerei tutto, essendo una storia di omicidio e investigazione. Io andrò ad indagare meglio, come promesso le altre opere di Bernard Vorhaus, chissà di non trovare un altro prezioso gioiello come questo?! Devo dire che alla fine questo soggiorno sul vostro piccolo e arretrato pianeta riserva qualche piccola gioia e sorpresa, basta aver pazienza e dedizione.

Dottor SINema prescrive con entusiasmo questo "piccolo" film, la posologia decidetela voi!!

mercoledì 4 maggio 2011

Ode to the Crimson Ghost - last part!

EPISODIO 10
THE TRAP THAT FAILED
In un modo o nell'altro Duncan ce la fa anche stavolta!! Sì, non si sa bene come (probabilmente anche gli autori si sono stancati di salvarlo in ogni episodio?!!) ma Duncan si risveglia nel laboratorio del Crimson Ghost in mezzo ad un colossale incendio, praticamente illeso e assolutamente non intossicato dal fumo che pervade tutto (vedi a crescere a whisky e Lucky Strike senza filtro?! poi te lo ritrovi!!). In men che non si dica torna all'università e comunica ai professori che è venuto in possesso di campionoi dal laboratorio del fantasma mascherato e che si recherà al magazzino per prendere e confrontare le impronte digitali sulle apparecchiature, utili a scoprire l'identità del manigoldo. Diavolo di un Duncan, tutto questo è falso, è solo uno dei geniali espedienti del nostro eroe che, persuasosi dell'esistenza di una talpa all'interno del collegio dei professori, servirà a smascherarlo nel magazzino. Recandosi là con Diana vengono attaccati da Ash e si scatena una bella sparatoria. Duncan e Diana finiscono con l'auto in una bel pantano di fango fresco, ma niente paura, con la solita nonchalance, escono dal mezzo e si recano al magazzino a piedi, senza spettinarsi naturalmente! Arrivati colgono il prof Van Wick con le mani nella marmellata, mentre cerca di rubare il camion con le apparecchiature del Crimson. E giù botte da orbi! Nel bel mezzo della rissa sopraggiunge il Fantasma Cremisi con pistola in pugno. Sparatoria...e Duncan stende Ash! NOOOOOOO!!! E ora??!!! The show must go on e Duncan e il Crimson insistono a vuotarsi caricatori addosso. Diana soccorre il prof ferito e cerca di portarlo via col camion, ma ahimè, il camion è centrato da una pallottola e si schianta contro il muro del magazzino finendo diritto nell'oceano!!

Insomma...Diana e Van Wick diventeranno plancton, Ash è stecchito e ci sono ancora 2 episodi alla fine...sarà tutto vero?!

EPISODIO 11
DOUBLE MURDER
Ehehehe, se guardate meglio la fine dello scorso episodio vi renderete conto che non è Ash ad essere stato ucciso dal colpo di Duncan, ma un inutile scagnozzo-manovale...quindi il male può ancora vincere, CREDIAMOCI!

Nel frattempo, nei tre minuti di riassunto-spiegazione della puntata precedente, capiamo come Diana sia riuscita a non finire in mare con il furgone: facile! Si è gettata un attimo prima che il furgone finisse nell'oceano! Per il corpo di mille balene, questa ragazza ha stoffa...firmata, ma ha stoffa!! Peccato che il professor Vad Wyck se lo siano dimenticato tutti e probabilmente sta facendosi una bella nuotata con un camion al collo sul fondo dell'oceano! Pazienza! Ma torniamo a noi, il Crimson Ghost riesce a fuggire e, nel nuovo covo ci presenta un altro personaggio: un tizio che sembra costruire il big Cyclotrode per lui. Duncan comunque sta bene e torna all'università. Qui incontra Diana e le spiega un piano formidabile dei suoi: chiamerà uno psicologo e lo farà confrontare con i due professori riamasti, così che, con le invicibili tecniche dell'indagine psichica, scoprirà chi dei due è il criminale incappucciato. I miei più sinceri complimenti Duncan, peccato che non ti sei accorto che la donna delle pulizie ha messo un registratore (che somiglia ad un Ghetto Blaster da tanto è grosso!!) nel cestino dei rifiuti e tutto verrà ascoltato dal perfido fantasmetto Cremisi!! Questo, ancora più smart di Duncan, sostituisce lo psicologo Dr. Cushing con un suo collaboratore al guinzaglio (ricordate lo slave collar esplosivo?). Occhio-piccolo (lo chiameremo così il nostro psico-infiltrato, fidatevi...gli sta proprio bene!!) tenta la performance, ma l'astuto Duncan lo sgama subito con una domanda a trabocchetto e una prova di scrittura - a quel ragazzone non la si fa, caro Crimy!! E giù botte, ma Occhio-piccolo, piuttosto che  farsi estorcere informazioni si polverizza staccandosi il collare esplosivo, la devozione!! Diana nel frattempo è mandata a recuperare i progetti del Cyclotrode nell'appartamento segreto (e qual'è l'appartamento segreto???...e che ne so io?! E' segreto!!) ma lì trova due gorilla mandati dal Crimson che, con la vecchia mossa del "dacci i progetti del Cyclotrode o ti frantumo la mano in questo cassetto", tentano di impossessarsi dei preziosi fogli, che Diana, invece di lasciar cadere, getta dalla finestra. Duncan dove credete che sia nel frattempo? Certo che sì, dietro la porta, pronto a prendersi a pugni con i due gorillas. Rissa da sufficienza piena, anzi, diamogli un bel sette e mezzo. Il primo scagnozzo scappa al primo colpo e l'altro si difende egregiamente...tanto che alla fine un corpo vola di sotto dalla finestra, chi sara?...
Ora non posso svelarvi il finale, sarebbe troppo malvagio anche per me. Ancor più malvagio sarebbe lasciarvi con la curiosità, che sicuramente vi farebbe restare insonni per il resto della vostra misera vita su questa terra. Questa seconda ipotesi mi stuzzica davvero tanto, però ne ho trovata una terza, sicuramente la più perfida: l'ultimo episodio ve lo faccio vedere...eccolo per i vostri occhi famelici, ma ricordate, conoscere il segreto del Crimson Ghost segnerà le vostre vite DEFINITIVAMENTE....aaaaaaaaahhaaaah aaah aah aah ah (a la Crimson Ghost)

EPISODIO 12
THE INVISIBLE TRAIL

OOOHHHH OH OH...DEATH COMES RIPPING!!!

lunedì 2 maggio 2011

"Grandpa" Al Lewis - HBOTM Aprile/Maggio 2011

APRILE - MAGGIO 2011: "GRANDPA" AL LEWIS
  
NONNO DRACULA COL PALLINO DELLA RIVOLUZIONE 

Come ogni attore che sia degno di tale nome, Al Lewis è sempre stato un gran bugiardo, o meglio, ha sempre dato notizie contraddittorie sulla sua vita fuori dal palcoscenico. Quello che sappiamo di lui è desunto dalle interviste che ha rilasciato negli anni e da cui si presume che sia nato col nome di Albert Meister tra il 1910 e il 1923 (?!!) nei dintorni di New York, tra Wolcott e Brooklyn (???!!!!), che abbia partecipato alla commissione di difesa di Sacco e Vanzetti nel 1927, che sia stato un attivista per la liberazione degli Scottsboro Boys all'inizio degli anni '30 e uno degli organizzatori del Food, Agricultural and Tobacco Workers Union in North Carolina negli stessi anni. Di sicuro Al Lewis è stato il più simpatico, strambo e delizioso Conte Dracula che la storia della televisione e del cinema ricordino. Universalmente famoso per aver dato vita al personaggio del Nonno (GRANDPA) nella serie tv The Munsters a fianco di Fred Gwinne e Yvonne De Carlo, Al Lewis è stato un personaggio in vita molto, molto interessante e sui generis: ristoratore nel Greenwich Village, attivista del Green Party di New York, speaker radiofonico di una trasmissione politica sul canale WBAI di New York, candidato governatore per la città nel 1998...un nonno che, una volta interrogato sui suoi orientamenti politici, ha dichiarato  ""If anything I consider myself an anarchist."
Al Lewis ha lasciato il vostro pianeta il 3 febbraio del 2006, le sue spoglie mortali sono state cremate e giacciono nella sua scatola di sigari preferita!

"Grandpa" Al Lewis
Albert Meister (o Alexander Meister) dovrebbe essere nato a Brooklyn il 30 aprile del 1923, da una famiglia ebrea di origini est europee, così almeno conferma il filgio Ted e una dichiarazione di nascita su una tessera per la Social Security Card. D'altra parte, sulla vita privata di Mr Al Lewis non c'è, praticamente, niente di certo. Spesso e volentieri ha dichiarato di essere nato nel 1910, qualcuno ha perfino messo in dubbio il luogo della sua nascita, spostandolo da Brooklyn a Wolcott, sempre nello stato di New York. Delle origini della sua famiglia, Al Lewis dice che provenisse da una zona tra la Polonia e la Russia e che sua madre, la più grande di sei sorelle, fu mandata negli Stati Uniti a far fortuna all'età di 16 anni. Una volta arrivata in america, senza conoscere una parola d'inglese, cominciò a lavorare in un centro per l'abbigliamento. Al dice che fosse una gran lavoratrice ed una donna poco incline alla sottomissione. Dopo pochi anni di duro lavoro, accumulò i soldi necessari per far emigrare in america anche le cinque sorelle e i genitori. Nonno Lewis ricorda di essere andato spesso con la madre a fare i picchetti per i diritti dei lavoratori a Brooklyn, da qui la sua attenzione alle lotte degli operai e alle questioni dei diritti civili, che, sempre secondo il suo racconto, lo avrebbe portato a far parte della commissione di difesa di Sacco e Vanzetti nel 1927 (ma se accettiamo la data di nascita 1923 la cosa è parecchio strana, invece se fosse nato nel 1910 potrebbe tornare).

Seguendo ancora il suo racconto, a tredici anni  il piccolo Albert-Alexander parte al seguito di un circo. Inizia come lava-gabbie (spalatore di escrementi per essser precisi!) per far carriera  e diventare prima clown, poi acrobata sul monociclo ed infine trapezista.

Nei panni dell'Officer Leo Schnauser in Car 54, 1961
Tra il 1930 e il 1940 (sì, lo so, i conti non tornano, ma volete contraddire il Nonno?!  Facciamo finta che sia nato nel 1910 per adesso!), tornato a Brooklyn, si occupata di organizzazioni di lavoratori (sindacalista?!), fa il cameriere e il talent scout di basket con un certo successo, data la sua esperienza di ex-giocatore ai tempi della Jefferson High School. Dice anche di aver ottenuto un dottorato di ricerca in Psicologia Infantile alla Columbia University nel 1941, ma purtroppo alla prestigiosa università newyorkese non ve ne è traccia alcuna. Pare che abbia insegnato per alcuni anni a scuola e che abbia scritto due libri per bambini. In altre interviste vanta di essersi arruolato nella marina mercantile prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e di aver soggiornato del tempo in Italia. Da altre fonti si apprende che abbia partecipato effettivamente come marinaio alla Seconda Guerra e che, addirittura, sia stato colpito da torpedini due volte!

Dopo aver tentato tutte queste strade, il caro Al decide di seguire il suggerimento che molti amici gli danno e intraprende la carriera di attore. Segue l'Actor's Workshop di Paul Mann a NYC, insieme a Sidney Poitier e Vic Morrow, dove sviluppa il suo talento comico. Comincia, dunque, a girare il paese con ogni tipo di spettacolo burlesque e vaudville, fino a tentare addirittura di essere scritturato a Broadway, dove ottiene ruoli per i drammi The night circus - chi meglio di lui?! -  del1958 e One more river del 1960 e per il musical Do-Re-Mi del 1962. Negli anni '50 non c'è uno show televisivo nei dintorni di New York al quale non partecipi. I primi riconoscimenti arrivano dagli sceneggiati TV, tra cui il melodramma poliziesco Pretty Boy Floyd del 1960, in cui interpreta il gangster Machine Gun Manny.
Fred "Herman" Gwinne
Nel 1961 entra a far parte della squadra della sit-com Car 54, where are you?, protagonista la coppia comica formata da Joe E. Ross e Fred Gwinne. Sarà proprio il compagno Fred Gwinne, incontrato sul set di Car 54 ad accompagnarlo, nel ruolo di suo genero Herman, nell'interpretazione che lo ha reso famoso in tutto il mondo, il Nonno - Grandpa della strampalata famiglia Munsters.

John Brown, dagherrotipo circa 1856
L'amicizia con Fred Gwinne è più volte ricordata da Lewis, anche in un'intervista radiofonica alla stazione WBAI di New York del 1997, (scaricabile dal sito Democracy NOW!) nella quale ricorda inoltre gli anni del maccartismo e i funerali di due delle vittime più illustri di quel periodo, Julius e Ethel Rosemberg. In quell'occasione Al partecipa alla scorta dell'attivista teorico del pan-africanesimo William E. B. De Bois, sociologo, storico antirazzista e studioso di John "Osawatomie" Brown, a sua volta attivista rivoluzionario e abolizionista, che il caro Grandpa non si perita a definire uno dei suoi  eroi di sempre. Nella stessa intervista racconta di John Gotti, Lucky Luciano e di Charles Manson, che è stato il babysitter dei suoi figli e di come lui fosse molto più "normale" della maggior parte dei freaks in giro in quegli anni!

Terminato il tour con il musical di Broadway Do-Re-Mi con Phil Silvers e Nancy Walker (Yetta, la cameriera di Invito a cena con delitto), viene convocato insieme a Gwinne per girare l'episodio pilota di una nuova serie TV della Universal: The Munsters


Nel 1964, molto probabilmente, Al non immaginava che il ruolo del petulante mago da strapazzo, meglio conosciuto in tutto il mondo come "Grandpa - il Nonno", della famiglia Munsters gli avrebbe dato notorietà planetaria. L'attore newyorkese accettò, comunque, di buon grado sia questa fama, sia il personaggio che d'ora in avanti sarà il suo perenne alter-ego, dichiarando di esser felice di distribuire sorrisi col volto di Grandpa, ma ogni volta che qualcuno lo elogiava come grande attore, dava sempre la stessa risposta: "In my humble opinion, and nothing about me is humble, Chaplin was the only genius who ever worked in Hollywood. No question about it. In fact, I got to meet him at John Garfield's house once." (A mio modesto parere, anche se non ho niente di modesto, Chaplin è stato l'unico vero genio che abbia mai lavorato ad Hollywood. Non si discute! Infatti, prima o poi, dovrò incontrarlo a casa di John Garfield.")
Lily's cloak wore by Yvonne De Carlo in 1964-66 serie - Universal Studios, Hollywood CA

D'altra parte è difficile non amare Grandpa, un nonnetto nato in Transilvania 378 anni orsono, molto poco dotato come mago-scienziato, ma infallibile come veggente - riesce sempre a prevedere lo squillo del telefono - premuroso papà di Lily (Yvonne De Carlo) e di altre due figlie (di Dracula), suocero dell'imbranatissimo gigante Herman Munster (Fred Gwinne) - costruito in germania a metà '800!! - instancabile, quanto arrugginito latin-lover - ha avuto 16 mogli! - idolo e complice del nipotino "wolfman" Eddie Munster (Butch Patrick) e della sfortunata "bruttina di famiglia" Marilyn Munster (Beverly Owen e Pat Priest)...il nonno che tutti avremmo voluto avere! 

Production miniature of Munsters' mansion - Universal Studios, Hollywood
La sit-com durerà soltanto due stagioni, per una settantina di episodi, dal 24 settembre 1964 al 12 maggio 1966, soppiantata dal successo di ascolti di Batman, il telefilm a colori, ma resterà per sempre un cult TV di ogni tempo. Gli episodi, originariamente trasmessi dalla CBS, non hanno praticamente mai smesso di andare in onda in ogni parte del mondo, ed ancora oggi gadgets e merchandise vario circolano con grande  gioia degli appasionati. Più di un gruppo punk-rock ha utilizzato i personaggi e le foto di scena per arricchire le copertine dei propri album (ricordo quella con Punk Rod Herman per una compilation della Lookout records) e la theme song, scritta dall'arrangiatore Jack Marshall, è diventata un vero e proprio anthem per le band surf di tutto il mondo (memorabile la cover fatta dai Man or Astro-man? nell'album Intravenous Television Continuum).
Munsters' Calendars and Atari7800 videogame featuring "Grandpa" from Dr. SINema's awful collection
Herman and Grandpa in the dungeon-lab...BEWARE!!
La coppia comica Gwinne-Lewis è la colonna portante su cui si reggono gran parte delle storie di questa serie televisiva. The Munsters è una doppia parodia, dei classici horror da una parte e delle sit-com sulle famiglie WASP dall'altra. I Munsters sono una famiglia di "squattrinati per bene" trapiantata nella sonnolenta provincia americana del boom economico. Immigrati dalla vecchia Europa - dalla Transylvania per l'esattezza, la cara vecchia patria - ogni giorno devono "sbattersi" tra le peripezie del vivere quotidiano medio-borghese, evitando la cafonaggine dei vicini e del resto delle persone che non sanno apprezzare i modi regali di questi eleganti abitanti del vecchio continente (!!). Il mondo è cambiato e dagli antichi fasti aristocratici anche i Dracula hanno dovuto adeguarsi a lavorare e faticare per arrivare in fondo al mese! Moltissime guest stars si avvicenderanno nelle puntate man mano che la serie acquisterà notorietà e seguito (The Standells, John Carradine, Dome DeLuise...).

Munsters' mansion today!! Desperate Housewives backlot - Universal Studios, Hollywood CA
Dopo l'esperienza di The Munsters, Al Lewis, ormai universalmente noto col nick Grandpa, continua a partecipare a numerosi show televisivi e compare in diversi film, tra cui i due lungometraggi a colori Munsters, go home! del 1965 e Munsters' revenge del 1981. Immediatamente dopo il divorzio dalla prima moglie Marge, da cui ha avuto tre figli, nel 1977, Lewis torna a New York e qui apre, nel 1987, un ristorante italiano nel Greenwich Village, Grandpa's Bella Gente al 252 di Bleecker St. (chi è pratico di NYC sa cosa significa questa strada!), e gratifica la sua passione per il basket tornando a fare il talent scout per noti team, finendo addirittura su Sport Illustrated e in molti programmi sportivi in TV (non ci credete?! Guardate qui). Nel 1984 si sposa per la seconda volta con l'attrice  Karen Ingenthron, con cui condivide esperienze professionali (California suite, 1979 WBAI Radio show co-produzione e conduzione dal 2003) e che rimmarrà sua compagna per il resto della vita.
Bella Gente's matchbox with a Grandpa caricature drawn by Fred Gwinne
Lewis on his WBAI radio program
Al Lewis in realtà è un intellettuale sotto mentite spoglie e un anarchico old school, e queste due nature trovano nella Grande Mela ragione di unirsi. Al comincia a interessarsi attivamente alla politica legandosi al Green Party di New York, contemporaneamente tiene  una rubrica politica radiofonica settimanale sull'emittente pacifista-antagonista WBAI. Pare che si sia meritato lo spazio in radio dopo che per anni aveva tempestato di telefonate l'emittente dopo ogni trasmissione per correggere, commentare o polemizzare su quello che era appena andato in onda. Amy Goodman, speaker di Democracy's Now su WBAI ricorda quelle telefonate e quanto siano state importanti per lei per la sua formazione. Al funerale tenutosi in una chiesa sulla Riverside drive, appena a nord della 120ma strada, chi c'era rammenta la sagoma sontuosa della Drag-u-la in bella mostra e tantissime persone che lo hanno ricordato, non tanto come attore, ma soprattuto come l'instancabile militante per le cause dell'antirazzismo, del pacifismo, per le sue lotte contro il capitalismo, l'avidità, l'ignoranza e le ingiuste leggi sulla droga in atto a NYC in quel periodo, come la vituperata legge Rockfeller, che portava in carcere centinaia di neri e latinos ingiustamente. A questi ragazzi Grandpa faceva spesso visita in carcere e teneva lezioni di politica e di diritti civili, beffando la security che credeva entrasse in carcere per sollevare l'umore dei condannati con il suo personaggio.

L to R Anthony Papa, Al "Grandpa Lewis", Judge Jerome Marks, Frank Serpico at City Hall Rally against the Rockefeller Drug Laws CALLING FOR REPEAL, 2000
(photo by courtesy of Anthony Papa - www.15yearstolife.com)
Nel 1998 corre, come candidato del Green Party, per la carica di governatore dello stato di New York  contro il repubblicano George Pataki (immediatamente soprannominato dal Nonno Potato-head Pataki!!). Per quell'elezione i vertici del Green Party avrebbero voluto presentarlo con il soprannome Grandpa, per sfruttare a fini elettorali la sua notorietà, ma un giudice vietò al Nonno di mettere il suo nick sulle schede elettorali per non creare un pericoloso precedente e dunque concedere a chiunque di presentarsi con i più folkloristici soprannomi (immaginatevi solo per un momento una lista elettorale con i soprannomi da elegantoni che portano alcuni rapper, forse tutti i torti questo giudice non li aveva?!). Nonostante questo inconveniente, la notorietà e la dedizione di Grandpa assicura al Green Party più di 50.000 preferenze, un risultato importantissimo che, per il complicatissimo sistema elettorale americano, nello stato di New York consente al partito il riconoscimento ufficiale e la partecipazione alle elezioni (una specie del vostro sbarramento al 4%, no 2%, no 10% ma al senato 8%...vabbè, ci siamo capiti!!).

Albert Meister si è spento il 3 febbraio del 2006 in ospedale, a 82 anni, per cause naturali, ma da tempo molto sofferente per le complicazioni di una operazione di angioplastica subita nel 2003. Ha passato gli ultimi anni della sua vita terrena nella sua casa di Roosvelt Island, lsola nell'East River tra Manhattan e il Queens,  insieme a sua moglie Karen. Lascia tre figli e quattro nipoti. Di lui, suo figlio Ted dice  “My father, was many things to many people. He was like a very large diamond with different facets that would sparkle differently for each person.” ("Mio padre è stato molte cose per molte persone. Come un enorme diamante con tante sfaccettature, ognuna con la sua brillantezza diversa per ciascuno").
DRAG-U-LA in front of the church the day of Al Lewis' memorial - NYC february 18th 2006
La cerimonia funebre è stata celebrata il 18 febbraio nella chiesa di Riverside e le ceneri sono state sepolte contenute nella sua scatola di sigari preferita. 

SOMETIMES GOOD GUYS DON'T WEAR WHITE!!!

domenica 1 maggio 2011

Eraserhead+Branded to kill: killing me stylishly


Buongiorno miei cari,
che la pace si adatti alla vostra serenità, almeno un giorno all'anno!
IN HEAVEN EVERYTHING IS FINE

Rodchenko nel suo studio
con la tuta da lavoro da lui disegnata, circa 1923
Primo maggio! Altra data importante per il vostro pianeta…almeno per quella porzione che voi considerate per il tutto. 
Dunque, festa del lavoro…o dei lavoratori? No, perché la questione non è banale. Perché se fosse la festa del lavoro, dovreste esser tutti a festeggiare lavorando, ma se invece è la festa dei lavoratori allora dovreste esser tutti a far festa gozzovigliando. Eh già, ma per farvi gozzovigliare chi lavora?! Vabbè, quei privilegiati dei cuochi, camerieri, autisti, infermieri, medici di turno, badanti, ferrovieri, proiezionisti, maschere, non i commessi eh?!! Sennò il sindacato s'inalbera!!! Allora che cosa festeggiate? Ecco, lo so io cosa festeggiate: festeggiate la storica, gloriosa lotta per la conquista di consapevolezza e diritti di una classe lavoratrice, opposta ad una classe padronale/imprenditrice, ovvero di una classe salariata, che è sempre meno salariata e che si è dimenticata di essere classe due minuti e mezzo dopo il '77!!!…Insomma, mi sembra un po' il caso che, se il giorno della festa di chi con il lavoro porta avanti la baracca, nonostante la direzione dei lavori sia affidata alla peggior feccia, e nonostante, dopo Portella della Ginestra, ci si mettono anche i beati polacchi (Solidarnosc una beata seg…ma via, io sono alieno, non posso scaldarmi per queste vostre contraddizioni terricole!!) ad oscurare una categoria ormai più perseguitata dei piccioni nelle città, ecco, dicevo, mi sembra che bisognerebbe vi deste una bella svegliata e, invece di leccare troppi culi, di incoronare troppi sposi parassiti ma taaaanto carini ed eleganti, incominciaste a prenderli sonoramente a pedate quegli stessi culi!!!

Vabbè, se mi sono dimenticato qualcosa, ditemelo…detto ciò questa settimana sermone atipico. La democrazia vorrebbe Eraserhead, però io non ho votato…e allora lo faccio e faccio pareggiare La farfalla sul mirino…aaaahahahaha (a la Peter Cushing!) E dunque parlerò di Eraserfarfalla con una head sul mirino!
The radiator (with a lady inside!) - Eraserhead, 1977
Del film di David Lynch mi vorrei limitare a dire poche cose, ormai ne ha scritto anche Nanni Moretti credo (a proposito di sinistra e preti!!!!), anche perché parlare di Eraserhead è un po' come raccontare un pezzo di Sun Ra! Comunque, vi dico solo questo: per girarlo il buon David ci ha messo 4 anni e ha perso la sua prima moglie, che lo ha lasciato per disperazione!! Se non è passione e devozione per il mezzo questa?! Anche se vi fa venire la claustrofobia, l'angoscia e la nausea dopo 14 minuti, dovete vederlo almeno una volta, solo per rispetto al povero Lynch! Un terrestre che, secondo me, non la racconta proprio giusta…non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra di averlo visto più di una volta in un bar di Urania…comunque, magari era uno che lo somiglia, ma parecchio!!

David Lynch himself fixing the lady before putting her in the radiator!
Senza dubbio invece devo complimentarmi con il buon,  o la buona seguace che ha votato per il film di Seijun Suzuki. Bravo/a! Ottima scelta (oppure hai votato solo perché era il primo della lista??!). Il caro Seijun è un succulento spunto per parlare un po' di new wave nel cinema. Allora, due parole sulla sua lunghissima vita. Un po' di seconda guerra mondiale, una carriera universitaria fallimentare e poi alcune esperienze poco esaltanti come aiuto regista. Poi la botta di fortuna con la rinascita della casa di produzione Nikkatsu che cerca giovani per ingraziarsi il nuovo pubblico di teenagers. Qui Suzuki dal 1954 lavora instancabilmente e dirige alcuni successi commerciali. Ma soprattutto riesce a liberare, con moderazione, ma incessante progressione, tutto il suo talento visionario. Mai aggettivo è stato usato con maggiore pregnanza!


Eraserhead frames burnt by Dr. SINema in person!!
I film di Suzuki del periodo Nikkatsu sono un crescendo di delirio visivo-estetico…fino a che, proprio con Koroshi no raduni - Branded to Kill - Una farfalla sul mirino (è agghiacciante il titolo italiano, lo so!!!!!) del 1967 si fa licenziare perché ha osato veramente troppo!!! Si dice che il boss della Nikkatsu fosse realmente andato fuori di cervello dalla rabbia vedendo il film! Fate conto di vedere Kurosawa di Cane randagio che, dopo una nottata di febbre alta e delirio, incontra Jean Luc Godard a far colazione e, ubriacatisi a Pastis, insieme scrivono un noir alla Tarantino ma lo fanno dirigere a Jesus Franco…ecco, più o meno avrete l'idea di cosa vi aspetta vedendo questo lungometraggio. Inutile dire che io lo adoro, anche se non sarei capace di dirvi cosa accade nel film…è tutto esageratamente bello!! Ecco, esagerato è un ottimo modo di definire il cinema di Suzuki. Uno stile incredibile, salti di senso e registro in ogni "sequenza", colonna sonora fatta di spari e japan-beat, corpi femminili esposti e sensualissimi, minacciosi e eroticissimi, visioni incredibilmente allucinate e poi lotta per la sopravvivenza, che è più una lotta disperata per la sopravvivenza del senso della realtà, che non della sopravvivenza della vita stessa. Insomma, ancora un film di cui è abbastanza superfluo parlare, da vedere. 

Killer N° 3 - Branded to kill, 1967
 


E poi, siccome non era contento di essersi fatto licenziare dallo Studio per questa sua radicale espressività visionaria,  il buon Seijun nel 2001, alla veneranda età di 78 anni (!!), ci riprova, questa volta a colori, e fa un seguito-remake di Branded to kill: Pistol Opera. Una meraviglia per gli occhi!! Immaginate le ultime cose spettacolari di Zhang Yimou (intendo Hero e La foresta dei pugnali volanti) ambientate in un contesto metropolitano, con tutti gli elementi "diegetici" funzionali alla composizione cromatica e ritmica dell'immagine…un'orgia di bellezza che gioca nel campo della crime-story!! Che dire? Seijun Suzuki continua a delirare e immaginare visioni fantastiche oltrepassati gli 80 anni alla grande; bisognerebbe, forse, avere il coraggio, ad età molto meno avanzate, di pensare in modo nuovo e visionario a quei calci nel culo dell'inizio di questo sermone!!!
Seijun Suzuki - born in Nihonbashi, Tokyo, 24 maggio 1923 













working class supporter
Dr. SINema