MAGGIO 2011: EDGAR G. ULMER

EDGAR G. ULMER, IL RE SULLA POVERTY ROW
Edgar G. Ulmer è conosciuto dai cinefili più spregiudicati per l’horror The Black cat, dove compaiono, per la prima volta insieme, i due mostri sacri Bela Lugosi e Boris Karloff e per un noir del 1945 dal titolo Detour, film al quale Jean Luc Godard ha reso omaggio 40 anni dopo con il suo Detective. La maggior parte degli altri film da lui diretti è rimasta per lo più sconosciuta (a parte qualche rara eccezione come Il dominatore di Wall street o Bluebeard), vuoi per la disattenzione di certa critica "alta", anche americana, vuoi per i metodi produttivi e distributivi low budget che hanno reso praticamente introvabili copie e negativi immediatamente dopo l’uscita nelle sale - molti titoli della sua filmografia sono ormai orphan film, pellicole di cui nessuno ha mantenuto i diritti e i cui negativi sono andati persi in chissà quale magazzino.
A rivalutarlo ci pensarono i francesi che ruotavano intorno alla redazione dei Chaiers Du Cinema e in particolar modo Francois Truffaut, con un articolo apparso nel 1956, è stato colui che lo ha sottratto all'oblio. La critica americana farà più fatica a riconoscergli lo status di autore e dobbiamo attendere la lunga intervista di Peter Bogdanovich, pubblicata postuma nel 1974, perchè si cominci a rendergli giustizia.
A rivalutarlo ci pensarono i francesi che ruotavano intorno alla redazione dei Chaiers Du Cinema e in particolar modo Francois Truffaut, con un articolo apparso nel 1956, è stato colui che lo ha sottratto all'oblio. La critica americana farà più fatica a riconoscergli lo status di autore e dobbiamo attendere la lunga intervista di Peter Bogdanovich, pubblicata postuma nel 1974, perchè si cominci a rendergli giustizia.
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Boris Karloff, The Black Cat - 1934 |
Da qualche anno l’attenzione intorno a questa figura singolare e interessantissima si è riaccesa (da ricordare la retrospettiva curata da Emanuela Martini nel 1989 al prestigioso Bergamo Film Meeting) e, con un po’ di fatica, si riescono anche a recuperare alcuni dei suoi film. Dagli esordi per la Universal, all’esilio newyorkese, fino al ritorno a Hollywood con gli studios indipendenti della Poverty Row, il cammino frastagliato di Edgar G. Ulmer è sempre stato coerente alla sua idea di fare cinema. Un duro e puro lo definirebbe qualcuno, noi sul nostro pianeta preferiamo chiamare queste creature "illuminati". Ed Ulmer è stato un perfetto illuminato, maestro della produzione in economia e della trovata geniale, sostenitore del cinema diretto (sulla scia dei grandi documentaristi russi, coetaneo dei neorealisti italiani e anticipatore della stagione del new cinema!) e allo stesso tempo capace di imbastire storie "nere" e torbide al limite dalla fantasmagoria, ma anche a suo agio con il colore, la commedia, il musical e il western. Un eclettico intransigente! D'altra parte che cosa volete aspettarvi da un'unità carbonio nata in Cecoslovacchia, cresciuta a Vienna, maturata a Berlino ed emigrata negli Usa?! Come avrete capito...un essere umano a cui è doveroso dedicare più spazio!!
Come suggerisce con una certa malizia Emanuela Martini, nell'introduzione alla raccolta di saggi da lei curata per la personale di Edgar G. Ulmer del Bergamo Film Meeting del 1989, tutta la storia del regista austriaco può essere letta come un incessante susseguirsi di deviazioni-detour. Primogenito di quattro figli, Edgar nasce a Olumuz, nell'attuale Repubblica Cieca, nella residenza estiva dei genitori, residenti a Vienna, il 17 settembre del 1902. Rimasto orfano del padre, morto di malattia mentre prestava servizio militare durante la prima guerra mondiale, il giovane Ulmer viene preso in carico dalla comunità ebraica, a cui il defunto padre apparteneva, e trova rifugio fino alla fine del conflitto in Svezia. Tornato a Vienna viene ospitato dalla famiglia di un compagnio di scuola, Schildkraut, ed è qui che avrà il primo contatto con il mestiere del cinema. Nel 1918, infatti, nel suo curriculum si legge: designer per la Decla-Bioscope, che nel 1921 diventerà UFA.
Nel frattempo studia architettura alll'Accademia delle Arti e delle Scienze di Vienna ed inizia a lavorare come scenografo in teatro con la compagnia di Max Reinhardt nel periodo 1919-1922. Di lì a poco avviene il passaggio alla produzione cinematografica, passaggio o meglio deviazione, seguendo il nostro ragionamento, anche perchè i fatti raccontati da Ulmer riguardanti questo periodo sono molto ambigui. Dice di aver collaborato alle scenografie di Der Golem di Paul Wegener (ipotesi ormai accreditata, anche se mai verificata puntualmente) in qualità di direttore artistico (in realtà lui dice che il suo compito era di tagliare i mascherini della macchina da presa), di aver partecipato alla produzione de Il gabinetto del Dr. Caligari di Robert Wiene, di esser stato collaboratore di Fritz Lang (categoricamente smentito dal cineasta tedesco) e di Friedrich W. Murnau.
La collaborazione con Murnau c'è stata sicuramente, anche perchè Edgar
lo segue pochi anni dopo, nel 1926, in America, per assisterlo alla
regia del capolavoro Aurora, del 1927, prodotto dalla 20th Century Fox, vincitore di 2 premi Oscar e, qualche anno dopo per partecipare alla produzione di Tabù, nel 1931, ultima pellicola del maestro tedesco, progetto nato in collaborazione con il pioniere/documentarista Robert J. Flaherty.
Sempre dal curriculum pubblicato dal sito film reference si legge che nel 1923 era già in America come designer per la Universal a New York e che sia tornato una prima volta a Berlino per assistere Murnau nel 1924. Tornato a Berlino - una seconda volta? - nel 1929, firma la sua prima regia in un film collettivo insieme a Curt Siodmak, Robert Siodmak, Fred Zinnemann con la sceneggiatura di Billy Wilder: Menschemm am sonntag - Uomini di domenica, uscito nel 1930. Trattasi di un documentario che prende in esame le abitudini nel giorno di riposo di alcuni personaggi berlinesi e di come amino passare la domenica nei boschi intorno alla città. In questa pellicola Ulmer anticipa la sua inclinazione e talento per il documentarismo, che gli tornerà molto utile negli anni a seguire negli States, e che manifesterà ogni qual volta si cimenterà con soggetti di forte connotazione sociale e realistica. La strada sembrerebbe spianata dunque, invece una nuova deviazione attende Edgar G. Ulmer.
Come suggerisce con una certa malizia Emanuela Martini, nell'introduzione alla raccolta di saggi da lei curata per la personale di Edgar G. Ulmer del Bergamo Film Meeting del 1989, tutta la storia del regista austriaco può essere letta come un incessante susseguirsi di deviazioni-detour. Primogenito di quattro figli, Edgar nasce a Olumuz, nell'attuale Repubblica Cieca, nella residenza estiva dei genitori, residenti a Vienna, il 17 settembre del 1902. Rimasto orfano del padre, morto di malattia mentre prestava servizio militare durante la prima guerra mondiale, il giovane Ulmer viene preso in carico dalla comunità ebraica, a cui il defunto padre apparteneva, e trova rifugio fino alla fine del conflitto in Svezia. Tornato a Vienna viene ospitato dalla famiglia di un compagnio di scuola, Schildkraut, ed è qui che avrà il primo contatto con il mestiere del cinema. Nel 1918, infatti, nel suo curriculum si legge: designer per la Decla-Bioscope, che nel 1921 diventerà UFA.
Nel frattempo studia architettura alll'Accademia delle Arti e delle Scienze di Vienna ed inizia a lavorare come scenografo in teatro con la compagnia di Max Reinhardt nel periodo 1919-1922. Di lì a poco avviene il passaggio alla produzione cinematografica, passaggio o meglio deviazione, seguendo il nostro ragionamento, anche perchè i fatti raccontati da Ulmer riguardanti questo periodo sono molto ambigui. Dice di aver collaborato alle scenografie di Der Golem di Paul Wegener (ipotesi ormai accreditata, anche se mai verificata puntualmente) in qualità di direttore artistico (in realtà lui dice che il suo compito era di tagliare i mascherini della macchina da presa), di aver partecipato alla produzione de Il gabinetto del Dr. Caligari di Robert Wiene, di esser stato collaboratore di Fritz Lang (categoricamente smentito dal cineasta tedesco) e di Friedrich W. Murnau.
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Friedrich Wilhelm Murnau sul set |
Sempre dal curriculum pubblicato dal sito film reference si legge che nel 1923 era già in America come designer per la Universal a New York e che sia tornato una prima volta a Berlino per assistere Murnau nel 1924. Tornato a Berlino - una seconda volta? - nel 1929, firma la sua prima regia in un film collettivo insieme a Curt Siodmak, Robert Siodmak, Fred Zinnemann con la sceneggiatura di Billy Wilder: Menschemm am sonntag - Uomini di domenica, uscito nel 1930. Trattasi di un documentario che prende in esame le abitudini nel giorno di riposo di alcuni personaggi berlinesi e di come amino passare la domenica nei boschi intorno alla città. In questa pellicola Ulmer anticipa la sua inclinazione e talento per il documentarismo, che gli tornerà molto utile negli anni a seguire negli States, e che manifesterà ogni qual volta si cimenterà con soggetti di forte connotazione sociale e realistica. La strada sembrerebbe spianata dunque, invece una nuova deviazione attende Edgar G. Ulmer.