Buongiorno cari miei,
vi arrida la giornata e che la pace vi mostri i denti!
Questa settimana dovrò celebrare un vincitore indiscusso. La morte ha fatto l'uovo di Giulio Questi ha sbaragliato la concorrenza a mani basse. Complimenti miei cari, siete degli umani illuminati, ormai non ho più dubbi. Questa volta non ho nemmeno dovuto truccare le carte, la democrazia ha vinto!
Dunque, La morte ha fatto l'uovo, diretto da Giulio Questi nel 1968, subito dopo un altro film che denunciava la tendenza iconoclasta del regista bergamasco, Se sei vivo spara. Tendenza iconoclasta, non mi vengono termini migliori per descrivere quello che è l'atteggiamento di Questi nei confronti dei generi cinematografici e del linguaggio cinematografico stesso. Come lui stesso dichiara nell'intervista che accompagna la vhs de La morte ha fatto l'uovo: "La mia ossessione è questa, il problema del lnguaggio; i contenuti, oramai, sono ridicoli, perchè tutte le storie che c'erano da raccontare sono state raccontate. Leggo ancora dei critici che giudicano un film in base a quello che succede ai personaggi…Un'ignoranza di tipo estetico hanno, vergognosa. E' il linguaggio che conta, e più il linguaggio è forte, innovativo, più la storia deve essere semplice, direi quasi banale. Proprio la contraddizione di quelle che dicono "alte"." A me ricorda qualcosa, a voi no?! Inutile aggiungere che mi trovo assolutamente in linea con questa idea di cinema.
Rivedendo il film per preparare il sermone mi sono venuti in mente molti rimandi, su tutti Jean Luc Godard (i più maliziosi noteranno che in gara avevo anche messo Alphaville), inevitabile parallelo se l'intenzione è quella dichiarata qui sopra. Il problema del linguaggio, della sperimentazione sul linguaggio, era considerato in quegli anni un campo cruciale, politico. Tanto è vero che, sempre nella stessa intervista Questi dichiara anche che, in quegli anni, i film dovevano far male, disturbare, shockare tutti, se no non erano buoni, oggi, al contrario, le pellicole devono assecondare e rassicurare tutti, se non no escono! Praticamente assistiamo ad un percorso che da Luis Bunuel porta a Gabriele Muccino e il paragone non è così provocatorio come sembra; leggete cosa scrive la critica di Muccino e ditemi se non lo considera un autore?!…nel mio pianeta una cosa del genere sarebbe…no, semplicemente, non sarebbe!!
Jean Luc Godard |
Jean Sobienski e Ewa Aulin |
Insomma, qualche anno fa, l'attacco alla cattedrale dei falsi valori moralisti ed edificanti della classe dirigente ipocrita era considerato un dovere etico del cinema di qualità, e il mezzo era quello della decostruzione della realtà e ri-edificazione di una nuova visione. Praticamente era considerato arte quello che oggi viene chiamato, con disprezzo, dietrologia (termine coniato, guarda caso, negli anni '70!).
Una parola andrebbe spesa per il cast di questo gioello: Jean Louis Trintignant, Ewa Aulin, Jean Sobienski e Gina Lollobrigida. A proposito della interpretazione della Lollo, Giulio Questi ha un giudizio tranchant: parlando di Ewa Aulin dice "Non era come quella "fottuta carogna" della Lollo, di fronte alla quale mi sono arreso, facendone l'elemento kitsch del film. Anzi, ho calcato pure la mano. Nei dialoghi con la ragazza, lei diceva delle stronzate e la Aulin diceva invece delle cose serie, concrete, per cui crollava tutto... D'altronde la Lollo si credeva...si credeva, era una star, costruita un po' dal successo commerciale ma un po' da certi critici...tipo, come si chiama?...quello eterno...Rondi, ecco, Rondi (Gian Luigi Rondi, quello che, da direttore del festival di Venezia scartò Blue Velvet di David Lynch nel 1986...uno vispo!!! ndr), fa conto aveva una venerazione sacra per la Lollo. Che manco è una buona attrice; ha fatto belle cose realistiche, la contadinella in quelle commedie...ma basta."
Una parola andrebbe spesa per il cast di questo gioello: Jean Louis Trintignant, Ewa Aulin, Jean Sobienski e Gina Lollobrigida. A proposito della interpretazione della Lollo, Giulio Questi ha un giudizio tranchant: parlando di Ewa Aulin dice "Non era come quella "fottuta carogna" della Lollo, di fronte alla quale mi sono arreso, facendone l'elemento kitsch del film. Anzi, ho calcato pure la mano. Nei dialoghi con la ragazza, lei diceva delle stronzate e la Aulin diceva invece delle cose serie, concrete, per cui crollava tutto... D'altronde la Lollo si credeva...si credeva, era una star, costruita un po' dal successo commerciale ma un po' da certi critici...tipo, come si chiama?...quello eterno...Rondi, ecco, Rondi (Gian Luigi Rondi, quello che, da direttore del festival di Venezia scartò Blue Velvet di David Lynch nel 1986...uno vispo!!! ndr), fa conto aveva una venerazione sacra per la Lollo. Che manco è una buona attrice; ha fatto belle cose realistiche, la contadinella in quelle commedie...ma basta."
Gina Lollobrigida e Ewa Aulin Tutto sommato, considerato che Ewa Aulin fu trovata dal regista in una discoteca e che dopo è finita ad Hollywood e a lavorato con Marlon Brando, per poi abbandonare tutto perchè troppo semplice e modesta per lo show biz, c'è da chiedersi se al cinema il saper recitare sia poi così fondamentale.
Cavolo, stamani il sermone mi ha preso un po' la mano…un'ultima cosa: la versione odierna del film è mutilata di circa 20 minuti ed è stato cancellato totalmente un personaggio. Di questo ha parlato esaurientemente Antonio Bruschini nell'intervento di seguito:
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"Ebbi dei problemi con lei, con la Lollo, questo sì, nel senso che voleva essere una diva...e lei pianse una volta, sì, si mise a piangere perchè la consideravo come una qualsiasi..." Giulio Questi.
Destroy all rational tought
Dr. SINema
DESTROY!
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