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mercoledì 31 agosto 2011

BERNARD VORHAUS: HBOTM august 2011

BERNARD VORHAUS, avant-garde caress
Tha Amazing Mr X aka The Spiritualist, Bernard Vorhaus 1948
L'incontro con il regista Bernard Vorhaus è stato fortuito e folgorante, una specie di "scoperta del tesoro nascosto". Beh, ripensandoci adesso e considerata a posteriori l'importanza del personaggio, non credo che il mio incontro con lui sia stato poi così fortuito. Come ricorderete, di lui abbiamo già parlato nella recensione di un piccolo film inglese, una delle prime interpretazioni di una giovanissima Ida Lupino e, come ricorderete, promisi di approfondire la conoscenza di questo regista, dallo stile originalissimo e coraggioso. Bene, siccome sul mio pianeta le promesse, una volta fatte, cerchiamo sempre di mantenerle, eccomi qua: ho scavato mezzo mondo per trovare materiali, mi sono preparato, ho studiato, ho visionato gran parte dei suoi film (quelli rintracciabili sulla vostra terra almeno) e adesso sono pronto per raccontarvi di questo signore che, non tradendo le aspettative, si è rivelato essere degno di diventare il prossimo HBOTM!!

Dalla quarta di copertina della sua autobiografia - che sarà la principale fonte delle notizie che vi racconterò di seguito - "Saved from oblivion", pubblicata nella Filmakers Series dalla Scarecrow Press Inc. , leggo che "Bernard Vorhaus entra nell'industria cinematografica come sceneggiatore per Harry Cohn alla Columbia nel 1925 e nel 1930 diventa regista di "quota quickies" (poi vi dirò cosa sono, ndr) in Inghilterra. Là dirige tredici film, notevoli per stile, tecnica di ripresa e attento utilizzo delle ristrettissime risorse (leggi soldi, ndr!). "I film stessi chiedono a voce alta di ricevere attenzione e riconoscimento" scriverà un critico di Sight and Sound. Nel 1938, Vorhaus ritorna in america, con un contratto per la Republic Pictures (uno dei maggiori studios della Poverty Row, ndr) per la quale dirigerà altri dieci titoli. Le stelle per queste produzioni americane saranno Bobby Bren, Jean Hesholt (nel ruolo del Dr. Christian), John Wayne e Vera Ruba. La carriera cinemtaografica di Vorhaus sarà stroncata all'inizio degli anni '50 quando entrerà nella blacklist a causa del suo coinvolgimento con la Anti-Nazi League, la League of American Writers e altre associazioni di sinistra." Beh, che vi dicevo?! Credo fermamente che Mr Vorhaus meriti di essere salvato dall'oblio!! Durante la sua carriera ha avuto la lungimiranza di scoprire talenti come Ida Lupino, Geraldine Fitzgerald, Anne Jackson e Margareth Rutherford, di lavorare con un giovanissimo John Waine, ha avuto il merito di portare il grande fotografo-operatore John Alton alla Republic Pictures e di aver fatto lavorare per primo, come montatore, il regista premio Oscar David Lean, oltre che aver lavorato come documentarista e regista di film di propaganda per l'esercito durante la WWII, dove incontrerà un giovane Ronald Reagan a cui affiderà una parte nel training film "Recognition of the Japanese Zero Fighter" (mi viene il dubbio che sia sua anche la regia di The Fight for the Sky con il commento fuori campo di Ronnie, ma è solo una sensazione, perchè non ho trovato riscontri). Detto questo, prima di iniziare a raccontarvi un po' della sua vita, mi piace mostrarvi una cosa, che ho trovato scavando alla ricerca di sue notizie... guardate un po' come lo ha ricordato (almeno qualcuno se n'è ricordato...) il Corriere della Sera dando la notizia della sua morte nel 2000??!
Corriere della Sera 5 dicembre 2000*

Magari nella sua autobiografia ha evitato, comprensibilmente, di ricordare il fatto di essere stato "l'autore dei film di Reagan", comunque a me non risulta... mah?!! Magie della stampa italiana!!!

martedì 2 agosto 2011

THE BIGAMIST, 1953: Ida Lupino blog-a-thon

Welcome to Dr SINema's contribution to The Ida Lupino Blog-A-thon. For international readers: you can find a translation of this post below. Hope everybody gets my "english". Lights out!!

Con immenso piacere mi accingo a scrivere di questo film, per due, anzi, tre buone ragioni. Uno, perchè sono felice di contribuire alla blog-a-ton dedicata a Ida Lupino, come avrei potuto rinunciarvi d'altronde, essendo la signora Lupino uno degli esseri umani che preferisco in assoluto, tanto da essere stato il primo HBOTM di questo blog?! Due, perchè mi consente di parlarvi di un'uscita in DVD molto importante e che sicuramente passerà inosservata, ovvero l'unica regia di miss Lupino pubblicata in Italia fino ad ora; non aggiungo nessun commento, solo un grande chapeau e supporto ai coraggiosi della solita Enjoy Movies!!! Tre, perchè ho avuto l'occasione di rivedere, approfondire e pienamente apprezzare uno dei film più intensi della "diva, pioniera e cineasta", The Bigamistincomprensibilmente uscito in Italia col titolo La grande nebbia!!!
Detto questo cominciamo un po' ad osservare questo strano oggetto: siamo nel 1953, da circa quattro anni Ida Lupino e l'ex marito e sceneggiatore Collier Young hanno fondato la loro casa di produzione indipendente Emerald Productions, dal 1950 ribattezzata The Filmakers; all'epoca Ida Lupino ha già all'attivo cinque regie, tra cui Outrage e The Hitch-hiker, ha divorziato da Young l'anno prima, nel 1952 e lui, nel frattempo, si è risposato con l'attrice Joan Fontaine; prima ed unica volta in cui Ida Lupino dirige se stessa e ultimo film come regista per The Filmakers.

Joan Fontaine - Eve, The Bigamist - 1953
Contravvenendo ad una delle mie regole auree, in questo caso dovrò raccontarvi un po' della trama del film… ma sarò molto breve ed essenziale: Eve (Joan Fontaine) e Harry Graham (Edmond O'Brien) sono sposati da otto anni e vivono a San Francisco, entrambi lavorano nell'azienda produttrice di frigoriferi per cui lui fa il commesso viaggiatore e lei un ottima venditrice. Lei non può avere figli e il business è il suo unico scopo e talento, finchè non prende la decisione di adottarne uno. Lui accetta anche se, al momento della firma dell'atto di adozione, non riesce a nascondere la sua reticenza. Durante l'indagine di rito per concedere l'adozione, l'assistente sociale Mr Jordan scopre che Harry conduce una doppia vita a Los Angeles, città in cui si reca spesso per lavoro. Qui ha un'altra moglie, la cameriera di ristorante cinese Phyllis (Ida Lupino), conosciuta durante una gita sull'autobus del tour delle case dei divi del cinema e che, dopo una sola notte d'amore, le ha dato un figlio. Inesorabilmente colpevole, Harry racconta tutta la sua storia al signor Jones in un lungo flashback che si concluderà con l'ammissione della colpa e la conseguente incriminazione per bigamia. In tribunale, davanti al giudice, Harry ribadirà la sua colpevolezza, ma, invece che chiudersi con la sua inevitabile e prevedibile condanna, il film lascia il finale aperto.
The bigamist è insieme un noir atipico ed un melodramma borghese dai toni dark. Quasi tutta la critica che ho avuto modo di leggere per scrivere questo pezzo è concorde nel ritenere il film un equilibrato mix dei due generi, noir e melò appunto; per definirlo invece vorrei citare un'analisi che mi ha entusiasmato e convinto molto di più: in accordo con la critica losangelina Carrie Rickey, mi sento di dire che The bigamist è un noir a la Lupino, ovvero un noir dove tutti i personaggi hanno vite ordinarie in attesa del Sig. Giustizia (Mr. Right) e che le vicissitudini li porteranno tragicamente a scoprire che il Sig. Giustizia non esiste, in un mondo gretto, dove la durezza e la tristezza della sopravvivenza si accompagna ad un'altrettanto grande disincanto ed una cruda consapevolezza.

mercoledì 6 luglio 2011

Spread the Ida Love: The Ida Lupino Blog-A-Thon!

THIS IS A GREAT EVENT HOSTED BY THE NEW BLOG DEVOTED TO
"DIVA, PIONIERA, CINEASTA" 
MISS IDA LUPINO
CHECK IT OUT AND...
SPREAD THE WORD!!

On the subject of her passing, Ida once said, “If it’s a funeral, I won’t come!” so instead of making a depressing post on August 3, I thought it would be a good idea to celebrate Ida Lupino’s life and contributions to the entertainment industry as she would have wanted.
I’ve been reading film blogs for about a year now, and one of the things I’ve really loved seeing (especially recently) is how everyone in the classic film community comes together to write about a certain subject within the larger topic of old movies, rather it be a certain year for film (the 1939 blogathon that happened a few months ago), a celebrity (the upcoming blogathons for Vivien Leigh & Laurence Olivier and Lucille Ball), or a cause related to classic films (the film preservation blogathon). That being said, though my blog is relatively new, I’ve decided to host a Ida Lupino themed blog-a-thon on August 1 & 2. I think it would be a great way to remember Ida, as well as to “spread the Ida love” and hopefully encourage others to take a look at her films and/or introduce new fans.
All film bloggers are encouraged to contribute something! You can write about Ida’s career as an actress or director in films or television or any aspect of her personal life that you find particularly interesting. Basically, if Ida is your main focus, anything is acceptable. Don’t know what movies Ida starred in and directed? click here to see her complete filmography and if you don’t have any DVDs on hand, here is an updated list of some of Ida’s movies that you can watch online. Also: Feel free to be as creative as you want with your topics.
Posts can be made at your own blog on either August 1st or 2nd, 2011 and if you’d like to participate please leave a comment at this post. Make sure you let me know that you want to participate by July 30th at the latest. It’s fine if you don’t know what you’re going to write about yet; just make sure your post is in by the previously mentioned dates. On August 3, I’ll make a compilation post here of all the entries and if this goes over big I may plan on doing it again. Thanks in advance to everyone who participates!
Here are banners you can use on your own blog to promote blogathon:



venerdì 6 maggio 2011

THE GHOST CAMERA, 1933 - piccola avanguardia!


Ida Lupino e Henry Kandall - The Ghost Camera, Bernard Vorhaus - 1933
The Ghost Camera è un piccolo gioiello da maneggiare con molta cura. Prodotto nel 1933 in Gran bretagna dalla Real Art production, uno tra i primi film diretti dal regista, nato a New York nel 1904, Bernard Vorhaus e secondo film di Ida Lupino come interprete. Scoperto, non so nemmeno io come, spulciando la rete alla ricerca di qualche informazione, The Ghost Camera mi ha entusiasmato per un sacco di motivi. Intanto è un film praticamente invisibile. Sul web non si riesce a trovare nemmeno una locandina o una fotografia di scena. Del regista si sa poco o nulla - figuriamoci, un americano che ha fatto fortuna in Inghilterra negli anni '30…mai visto!! - e anche approfondendo la carriera della Lupino rimane relegato ad un generico "iniziò con piccole interpretazioni in pellicole minori in patria fino a che…". Pellicola minore?!  Ce ne fossero!! 


Mirna Loy e William Powell,  The Thin Man - 1934
Intanto la prima cosa che salta agli occhi è la tecnica di Vorhaus, che francamente non so come abbia proseguito (e adesso indagherò sicuramente!) ma se il buon giorno si vede dal mattino, deve aver fatto altre grandi cose. Per farvi capire, mi ha ricordato le commedie-investigative della serie del Thin Man con William Powell e Mirna Loy, però con humour molto inglese, molto garbato, quasi affettato. Direte, beh…regista inesperto, attori alle prime armi, ha copiato una formula vincente del periodo - la serie Powell-Loy appunto - e invece macché! The Ghost Camera è uscito nel 1933 e il primo film dell'Uomo ombra è del 1934!! Ma lo stupore non si ferma qui, come dicevo la tecnica di Vorhaus è sorprendentemente avventata: soggettive ardite, addirittura in una delle prime scene una soggettiva di Ida Lupino consente a John Mills (icona del cinema britannico  Eroi del mare, Great expectation, premio Oscar come attore non protagonista per La figlia di Ryan nel 1970) di guardare dritto in macchina, e con un'altra soggettiva, stavolta sua, entrando in tribunale, di simulare con una camera a mano (!) uno svenimento con movimenti di macchina ubriacanti (alla faccia della rivoluzione del Dogma!!). La camera a mano si vede anche in altre occasioni, come durante un viaggio in auto sulle tracce del treno ritratto in una delle foto della macchina fotografica fantasma. E ancora, scene buissime e luci taglienti proto-noir, primissimi piani alla Dreyer, montaggio bello spartano e raccordi che sanno tanto di avanguardia e russia. Insomma, a guardar bene sembra che il regista newyorchese abbia imparato bene la lezione degli esperimenti cinematografici sovietici, ma anche di Man Ray e Luis Bunuel/Salvador Dalì e che li abbia amalgamati ad una storia investigativo-comica con una leggerezza ammirabile. 


Two hideous creatures: Salvador Dalì and Man Ray!
"Squarciare il tamburo della ragione raziocinante e contemplare il buco."
I due interpreti, praticamente adolescenti, sono assolutamente all'altezza. Henry Kendall, con un look una via di mezzo tra Charlie Chaplin e Peter Lorre, è un nerd che fa quasi tenerezza da tanto che è credibile e simpatico, Ida Lupino, di un biondo abbacinante, ha ancora la morbidezza dei lineamenti tipica della teenager inizio secolo (ricordate Marlene Dietrich nell'Angelo Azzurro?) e una fragilità inedita per chi la conosce nei ruoli che la hanno resa famosa, altra piacevolissima sorpresa!

Henry Kandall e Ida Lupino, The Ghost Camera - 1933
Che altro dire? Andate assolutamente a recuperare questo gioiellino su Archive.org e godetevelo…la trama? Come al solito, non mi interessa assolutamente, comunque poi vi rovinerei tutto, essendo una storia di omicidio e investigazione. Io andrò ad indagare meglio, come promesso le altre opere di Bernard Vorhaus, chissà di non trovare un altro prezioso gioiello come questo?! Devo dire che alla fine questo soggiorno sul vostro piccolo e arretrato pianeta riserva qualche piccola gioia e sorpresa, basta aver pazienza e dedizione.

Dottor SINema prescrive con entusiasmo questo "piccolo" film, la posologia decidetela voi!!

giovedì 28 aprile 2011

Ida Lupino - HBOTM March 2011

MARZO - APRILE 2011: IDA LUPINO


Ida Lupino è stata una delle più stupefacenti figure dello showbusiness hollywoodiano. Non è semplicemente una delle tante femme fatale che hanno interpretato la stagione d’oro del cinema poliziesco americano, Ida è stata una delle prime donne filmakers ad imporsi in un mondo tenacemente maschile. Accanto ad Humprey Bogart, in capolavori del genere come “Strada maestra” e “Una pallottola per Roy”, riusciva non solo a tenergli testa, ma addirittura ad oscurarlo. Come regista, poi, ha diretto film rivoluzionari, affrontando temi preclusi anche agli uomini, come lo stupro, la bigamia e la malattia, firmando pellicole tanto importanti quanto sconosciute. Dagli anni sessanta si dedicherà quasi esclusivamente alla tv, dirigendo serial come Vita da strega, Ai confini della realtà e Alfred Hitchcock presenta.
Ida Lupino è stata femmista molto prima che il movimento femminista nascesse, forse per questo la sua stella ha sempre brillato nell’ombra. Buio in sala…brilla la stella nera!

Moontide, Archie Mayo 1942
Ida Lupino nasce a Londra il 4 febbraio del 1918 – data da prendersi con le molle perché la stessa Ida dichiarerà in più occasioni date contraddittorie (1914 o 1918, al bisogno!). Suo padre, Stanley Lupino, è un noto commediografo e attore, sua madre, Connie Emerald, anche lei attrice. La famiglia Lupino vanta origini italiane, bolognesi per l’esattezza, e si vocifera di un antenato che, per motivi politici, si rifugiò a fare il burattinaio in Inghilterra nel XVII sec. Di sicuro c’è che, Ida e sua sorella, cominciano da bambine a scrivere sketch e recitarli nel piccolo teatro che papà Stanley ha costruito per loro nel giardino di casa. La vita a Londra procede, dunque, nel segno dell’arte e Ida segue gli studi alla Royal Accademy of Dramatic Art. Il passaggio dal teatro al cinema avviene in modo casuale quando Ida, quattordicenne, accompagna la madre ad un provino e viene scelta per la parte al posto suo. Riscosso un discreto successo, interpreta altre 5 pellicole in Inghilterra, fino a che la Paramount nel 1934 la chiama ad Hollywood per il ruolo da protagonista in Alice nel paese delle meraviglie. Ida ha sempre dimostrato un aspetto più maturo della sua età e, arrivata in america, il progetto di Alice viene accantonato dalla Paramount, che la propone, invece, per parti minori in piccoli drama. In Sogno di un prigioniero, film atipico di Henry Hataway, recita accanto a Gary Cooper. La pellcola, adorata dai surrealisti – Buñuel lo riteneva uno dei 10 film migliori al mondo – è il primo film di una certa importanza e che le da una qualche visibilità.

Non contenta della piega che sta prendendo la sua carriera, Ida lascia la Paramount per fimare un contratto con la Warner Brothers. Leggenda vuole che, per ottenere un ruolo nel suo primo film di successo - La luce che si spense (1939) - Ida ruba la sceneggiatura, impara la parte nottetempo e il giorno seguente piomba in ufficio del regista William A. Wellman costringendolo a farle un'audizione!Il protagonista del film non voleva la Lupino come compagna, preferendole Vivian Leigh, ma Ida impressionò talmente tanto non solo lui , facendolo ricredere, ma anche la critica che, come ha scritto Mary G. Hurd nel manuale Woman Directors: “introduced Lupino’s signature acting style which emerged as a cynical outwardly tough persona” (presenta la cifra di stile della recitazione della Lupino, che si manifesta come un personaggio esteriormente cinico e coriaceo).
 
High Sierra, Raoul Walsh 1941
Di lì a poco nascerà il sodalizio con Raoul Walsh, che già l’aveva diretta in una commedia brillante ai tempi della Paramount, con cui interpreta due notevoli gangster-movie a fianco di Humprey Bogart (Strada Maestra 1940 e Una pallottola per Roy 1941). In quel periodo Bogart è alla ricerca di una sua immagine,  non è ancora Bogey il divo, tanto che sui carttelloni il suo nome viene dopo quello della Lupino. Sarà proprio l’interpretazione del gangster Roy Earle a lanciarlo come icona del genere noir. Ancora una volta Ida si trova a fare la spalla in ruoli stereotipati (la donna del boss, cinica, spregiudicata e senza scrupoli), tanto da guadagnarsi il nomignolo di “Bette Davis dei poveri”. E con Bette Davis ha davvero molte cose in comune, come l’intelligenza e la caparbietà, tanto che, insofferente di questa situazione lascia anche la Warner, nel 1947.
In queto periodo di pausa forzata, invece di partire per un lungo viaggio in Europa o a New York, come avrebbero fatto tutti i suoi colleghi, Ida si mette a girottolare per i set e comincia ad osservare i maschi dirigere, imparando i primi rudimenti della tecnica registica.
 
Nel 1948 Ida Lupino ottiene la cittadinanza statunitense e sposa il suo secondo marito, Collier Young, assistente di Harry Cohn alla Columbia.
 
Ida Lupino behind the camera
Nel 1949 fonda, insieme al marito Young, la sua casa di produzione indipendente, la Emerald Production (in onore della madre Connie) che nel 1950 diventerà The Filmaker.
D’ora in poi la musica cambia. Ida Lupino diventa la prima donna ad Hollywood ad essere produttrice, sceneggiatrice, regista e attrice della sua casa di produzione, ma la cosa più importante è che i film prodotti dalla Emerald/Filmaker saranno dei veri e propri “scandali” per il mercato della mecca del cinema. Non solo l’essere indipendente nella produzione, ma soprattutto nell’idea di fare cinema: attori ignoti contro lo star-system (che, anche se in declino, era ancora la regola ad Hollywood), soggetti tratti dalla vita reale con specifico interesse sociale - gravidanze indesiderate, malattia, stupro - e una particolare attenzione a personaggi femminili inediti. Una "bomba atomica", anche perchè la critica accoglie con favore e simpatia le pellicole. Sembrerebbe la nascita di una politica dell'autore (o meglio, dell’autrice!) ad Hollywood 10/15 anni prima della rivoluzione europea della nouvelle vague o del new american cinema degli anni '60...

L'idea di partenza del ruolo di Ida alla Emerald/Filmakers non è certo quello di regista, ma caso vuole che sul set della prima produzione - Not wanted, la storia di una gravidanza indesiderata scritta dalla stessa Lupino - il regista Elmer Clifton ha un attacco di cuore il terzo giorno di riprese. Ida prende immediatamente in mano la situazione e, nonostante non firmi il film come regista, il suo sguardo dietro la macchina da presa si fa sentire e, soprattutto, il Rubicone è stato attraversato: la dura, cinica e volitiva diva noir diventa "the mother", la regista che Hollywood non aveva ancora conosciuto, una donna dietro la macchina da presa, la regina del B-movie!!

Nel giro di pochi anni Ida Lupino dirige sei pellicole, tutte da soggetti originali suoi e del marito Colier Young. Il tratto distintivo è subito chiaro: scelta di soggetti scabrosi e taboo per  l'epoca, ritratti di personaggi molto lontani dal glamour hollywoodiano come commesse, impiegate, ballerine sfortunate o lavoratori di distributori di benzina unito a scelte registiche coraggiose che spesso sopperiscono alla mancanza di mezzi e alla tecnica degli attori. La macchina da presa di Ida indugia sul lato umano, non in modo patetico o moralista, ma in maniera quasi sociologica. Il suo non è un cinema di denuncia, ma, sicuramente, un nuovo modo di interpretare il melodramma, portandolo per la strada, nelle casette di provincia. Nonostante il ruolo di Ida Lupino e della Filmakers sia poco riconosciuto, io credo che la sua influenza, anche se involontaria, o almeno dichiarata tale, per certi versi, sia molto evidente e imprescindibile per lo sviluppo di una coscienza autoriale nel panorama del cinema indipendente americano, sicuramente ad Hollywood (storia diversa è la scena della costa est dove il cinema è sempre stato visto, anche, come un prodotto sperimentale ed artistico).

Ida "the mother" directing
C'è  da chiedersi, inoltre, se questa inconsapevolezza dichiarata del proprio ruolo  sia anche imputabile al fatto di dover sopravvivere in un mondo-mercato gestito esclusivamente da maschi-maschilisti, molto gerarchizzato e con ruoli bloccati, e dunque quanto questa "modestia" sia stata "pura autodifesa"? Quindi, l'accusa da parte di una certa critica femminista "dura e pura" mossa al cinema della Lupino di essere sostanzialmente solo superficialmente pro-feminnile e non-femminista, secondo me, decade nel momento in cui diventiamo consapevoli dell'enorme sforzo fatto per produrre quei film in quel momento e in quel luogo! Anche se Ida Lupino non ha mai rinunciato al suo ruolo di donna-diva assegnatoli dallo star-system e sul set si sia sempre comportata come una brava mamma americana (voleva essere chiamata "the mother" dai suoi collaboratori!), quasi a marcare il fatto di essere un'ospite riconoscente in un mondo maschile, il suo sguardo dietro la macchina da presa è, senza dubbio, rivoluzionario ed alternativo, uno sguardo di genere, dove genere è inteso come gender sessuale. Outrage e The Hitch Hiker sono, secondo me, due film che solo una donna, consapevole del suo ruolo e del suo gender appunto, poteva fare. Mai un uomo potrà essere così crudele, duro e dolce allo stesso tempo..

OUTRAGE - 1950
La conferma che, con la nascita della Filmaker Production, sia nata la prima cineasta donna della storia di Hollywood è da ricercarsi in alcune sequenze di Outrage (La preda della belva) del 1950.
Il film è citato nel documentario A Personal Journey with Martin Scorsese Through American Movies (1995) come esemplare del genere noir, eppure il film non tratta nessuno dei temi classici come omicidio, gangsters, rapine in banca, vite criminali o di balordi emarginati e violenti, ma è la storia di uno stupro e del difficile recupero dei danni psicologici e sociali da esso provocati alla vittima.

La giovane Ann Walton accetta di fare un turno di straordinario a lavoro per guadagnare dei soldi in più in vista del suo prossimo matrimonio. Uscita da sola dall’ufficio, viene seguita e stuprata dall’ambulante che tiene lo snack bar proprio lì di fronte e che più volte ha tentato, senza successo, di flirtare con lei. Superato il trauma e incapace di dare un volto al suo aggressore, Ann cerca di tornare alla vita normale, ma un’ombra incombe su di lei: colleghi, famiglia e comunità locale, con il comportamento “irrigidito” nei suoi confronti, la fanno precipitare in uno stato di profonda depressione. Un giorno Ann sale su un autobus e abbandona tutto, rifugiandosi in una fattoria dove si producono arance. Lì trova una famiglia che la accoglie e le da lavoro nell’azienda e un buon pastore che l’aiuta nel suo percorso di rinascita. La ferita, però, non è così semplice da curare e presto la situazione precipiterà di nuovo.

Ida Lupino riesce a cogliere l’essenza tipica del racconto noir nelle scelte del punto di vista per indagare le turbe della psiche del personaggio, moltiplicando e complicando i caratteri standardizzati di vittima e carnefice. Non è soltanto lo stupratore a far violenza su Ann, ma soprattutto la comunità e il suo sistema di valori che la stessa Ann condivide e di cui è la prima vittima non riuscendo ad affrancarvisi. Il riscatto non esiste, la fuga e l’illusione di rifarsi una vita sopprimendo rabbia, rancore e vergogna non potranno avere successo. 
La sequenza dell’inseguimento dello stupratore nel parcheggio dei camion è agghiacciante perché è semplicemente crudele, senza fronzoli spettacolari: solo una donna poteva rendere così palpabile il terrore di Ann e il morboso desiderio del suo stupratore. L’illuminazione e la messa in scena, con le ombre allungate e le angolazioni eccentriche, è quella tipica imposta dal formalismo del genere, ma è unita alla scelta anticonvenzionale di non usare musica extradiegetica a scandire la progressione della tensione fino al suo climax.  Scelta coraggiosa e del tutto centrata che lascia descrivere tutta la drammaticità della scena ai rumori nel buio: i passi, i respiri affannosi, fino al paralizzante strillo del clacson, sulla quale Ann sbatte la testa dopo la violenza. Scelta perfetta ma che non sarebbe mai stata accettata dal produttore di uno studio major, così come l’assenza dell’obbligatorio "Happy ending", che non solo è eliminato, ma il film suggerisce addirittura un finale aperto, taboo assoluto per il racconto classico lineare che Hollywood imponeva ai suoi sceneggiatori.

THE HITCH HIKER. 1953 
William Talmant è lo psichopatico Emmett Myers
Mi preme parlare di un'altro film diretto da Ida Lupino. In realtà è il più conosciuto ed  è infatti quello che me la fece scoprire una notte in tv. Fui colpito da due cose di questo film, dal fatto che a dirigerlo fosse una donna, con un nome che si ricorda facilmente anche per l'assonanza italiana, e dalla terrificante figura del maniaco omicida, carica di una sottile perversione molto contemporanea e di una malvagità inusuale per i tempi. La prima cosa che pensai fu che "solo una donna avrebbe potuto costruire e dirigere un personaggio così terribile". Non so perchè, ma gli occhi di William Talman/Emmett Myers hanno qualcosa di realmente agghiacciante, malato. The Hitch Hiker è uno di quei film che ti tengono incollato alla poltrona, sapete quando a volte capita di aver voglia di rivedere la scena iniziale di un DVD e, una volta messo, non riuscite a staccarvi fino alla fine? Ecco, The Hitch Hiker a me fa questo effetto. La storia è semplice, un classico direi: un omicida in fuga rapisce due uomini per servirsi di loro e della loro auto per attraversare il confine con il Messico. Durante il tragitto succede quello che deve succedere: prima la sorpresa e il terrore, poi il tentativo di sfuggire al maniaco ingannandolo, infine la tensione/competizione che sfocia tra le due vittime e che esalta il sadismo dominatore del sequestratore. Ecco, il punto sta proprio qui, Emmett Myers è un personaggio sadico che, non solo si serve delle sue vittime per portare a termine il suo progetto di fuga, ma gioca con loro, come il gatto con il topo. E' questa caratteristica che rende il film incredibilmente avanti per il tempo in cui fu girato, non ricordo un personaggio così in altre pellicole dell'epoca, anticipa in un certo senso Psycho e tutti gli slasher anni '70.  

Ida Lupino sul set di The Hitch Hiker, 1953
Ida Lupino usa ancora una volta il genere, quindi, per indagare la psiche, stavolta quella malata di un vero sadico assassino, ma anche quella degli uomini comuni, con tutto il loro bagaglio di egoismo, vigliaccheria che si trasformano in stupida lotta per la sopravvivenza nel nome dell'infame mors tua vita mea. Il film non è considerato tra i più riusciti della regista, ma sicuramente è l'unico che di lei si conosce in iIalia, anche se ancora oggi non è stato pubblicato. Credo che ai tempi uscì nelle sale, perchè esiste un titolo italiano - La belva dell'autostrada - e probabilmente esiste anche una copia doppiata in italiano, ma non sono mai riuscito ad averne notizia. The Hitch Hiker ha assunto comunque lo status di cult movie in america, è stato indubbiamente l'ispirazione per il film The Hitcher - La lunga strada della paura del 1986 ed inoltre il nome che John Carpenter ha scelto per il suo maniaco nella serie Halloween - Michael Myers - è un palese tributo alla pellicola.
Ida Lupino ha diretto in tutto sei lungometraggi (sette se consideriamo Not Wanted una sua regia) prima di continuare la sua carriera con altrettanta tenacia e forza innovativa nelle produzioni delle serie televisive. Come attrice è da ricordare, insieme all'ultimo marito Howard Duff, nella sit-com Mr Adam & Eve, pionieristica serie a metà strada tra reality e Casa Vianello (ma siamo nel 1957!) e come regista in Twilight Zone (Ai confini della realtà), Bewitched (Vita da strega) e Alfred Hitchock presents.


Inutile dire che il MOMA di New York gli ha dedicato una personale celebrativa dal titolo affettuoso - Mother's direct - poco tempo fa' (settembre 2010) e, come di solito succede per tutte le cose veramente degne di attenzione, magari fra vent'anni anche da noi si accorgeranno di questa grandiosa protagonista della storia del cinema. In conclusione mi piace citare una frase che scrisse l'amico Amos Poe a proposito di Ida Lupino per la rassegna che curammo a Pisa qualche anno fa': "I believe she's one of the most under-exposed, under-rated, real cinegenic heroines of motion pictures. Her melodramas both as an actress and writer-director are emotionally direct, viscerally specific and real. I admire her economy of image. She's an auteur of the first rank and her pictures, tough and tender, an inspiration today as yesterday."
...eeehhh STOP!