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mercoledì 31 agosto 2011

BERNARD VORHAUS: HBOTM august 2011

BERNARD VORHAUS, avant-garde caress
Tha Amazing Mr X aka The Spiritualist, Bernard Vorhaus 1948
L'incontro con il regista Bernard Vorhaus è stato fortuito e folgorante, una specie di "scoperta del tesoro nascosto". Beh, ripensandoci adesso e considerata a posteriori l'importanza del personaggio, non credo che il mio incontro con lui sia stato poi così fortuito. Come ricorderete, di lui abbiamo già parlato nella recensione di un piccolo film inglese, una delle prime interpretazioni di una giovanissima Ida Lupino e, come ricorderete, promisi di approfondire la conoscenza di questo regista, dallo stile originalissimo e coraggioso. Bene, siccome sul mio pianeta le promesse, una volta fatte, cerchiamo sempre di mantenerle, eccomi qua: ho scavato mezzo mondo per trovare materiali, mi sono preparato, ho studiato, ho visionato gran parte dei suoi film (quelli rintracciabili sulla vostra terra almeno) e adesso sono pronto per raccontarvi di questo signore che, non tradendo le aspettative, si è rivelato essere degno di diventare il prossimo HBOTM!!

Dalla quarta di copertina della sua autobiografia - che sarà la principale fonte delle notizie che vi racconterò di seguito - "Saved from oblivion", pubblicata nella Filmakers Series dalla Scarecrow Press Inc. , leggo che "Bernard Vorhaus entra nell'industria cinematografica come sceneggiatore per Harry Cohn alla Columbia nel 1925 e nel 1930 diventa regista di "quota quickies" (poi vi dirò cosa sono, ndr) in Inghilterra. Là dirige tredici film, notevoli per stile, tecnica di ripresa e attento utilizzo delle ristrettissime risorse (leggi soldi, ndr!). "I film stessi chiedono a voce alta di ricevere attenzione e riconoscimento" scriverà un critico di Sight and Sound. Nel 1938, Vorhaus ritorna in america, con un contratto per la Republic Pictures (uno dei maggiori studios della Poverty Row, ndr) per la quale dirigerà altri dieci titoli. Le stelle per queste produzioni americane saranno Bobby Bren, Jean Hesholt (nel ruolo del Dr. Christian), John Wayne e Vera Ruba. La carriera cinemtaografica di Vorhaus sarà stroncata all'inizio degli anni '50 quando entrerà nella blacklist a causa del suo coinvolgimento con la Anti-Nazi League, la League of American Writers e altre associazioni di sinistra." Beh, che vi dicevo?! Credo fermamente che Mr Vorhaus meriti di essere salvato dall'oblio!! Durante la sua carriera ha avuto la lungimiranza di scoprire talenti come Ida Lupino, Geraldine Fitzgerald, Anne Jackson e Margareth Rutherford, di lavorare con un giovanissimo John Waine, ha avuto il merito di portare il grande fotografo-operatore John Alton alla Republic Pictures e di aver fatto lavorare per primo, come montatore, il regista premio Oscar David Lean, oltre che aver lavorato come documentarista e regista di film di propaganda per l'esercito durante la WWII, dove incontrerà un giovane Ronald Reagan a cui affiderà una parte nel training film "Recognition of the Japanese Zero Fighter" (mi viene il dubbio che sia sua anche la regia di The Fight for the Sky con il commento fuori campo di Ronnie, ma è solo una sensazione, perchè non ho trovato riscontri). Detto questo, prima di iniziare a raccontarvi un po' della sua vita, mi piace mostrarvi una cosa, che ho trovato scavando alla ricerca di sue notizie... guardate un po' come lo ha ricordato (almeno qualcuno se n'è ricordato...) il Corriere della Sera dando la notizia della sua morte nel 2000??!
Corriere della Sera 5 dicembre 2000*

Magari nella sua autobiografia ha evitato, comprensibilmente, di ricordare il fatto di essere stato "l'autore dei film di Reagan", comunque a me non risulta... mah?!! Magie della stampa italiana!!!

martedì 12 luglio 2011

PETER LORRE, HBOTM giugno-luglio 2011 - part 1

GIUGNO/LUGLIO 2011: PETER "M" LORRE
Il 26 giugno del 1904, nell'allora cittadina dell'impero austro-ungarico Rozsahegy, oggi Ruzemberok in Slovacchia, nasce Laszlo Lowenstein. Fin da bambino, il piccolo Laszlo, mostra i segni della diversità: più intelligente dei suoi fratelli, ma difficilmente irregimentabile, irrequieto e un po' strambo. Naturalmente tutte queste caratteristiche gli creano non pochi problemi, almeno fino a quando il mondo non conoscerà il suo "vero" nome: Peter Lorre.
Crime and punishment, 1935
Partorito il 26 giugno del 1904 da Elvira Lowenstein, Laszlo è il primogenito della famiglia. Il fratello Francis nascerà nel 1906 e la madre morirà nel 1908 per ragioni mai chiarite, legate ad un'infezione sanguigna dovuta ad un avvelenamento alimentare. Il padre Alois Lowenstein, militare austro-ungarico, si risposa dopo pochissimo con una delle migliori amiche di scuola di Elvira, Melanie Klein, consapevole del fatto che i bambini avrebbero avuto bisogno della figura materna per crescere. Melanie ha altri 2 figli, Liesl e Hugo. Lei è una donna estremamente pragmatica e il suo carattere non tarda molto ad entrare in conflitto con quello di Laszlo, in cui lei intravede, fin da subito, il germe della indisciplina e della disdicevole condotta "artistica". Invece di giocare a calcio insieme ai suo fratelli, ad esempio, il piccolo Lowestein si rinchiude nella sua camera a dipingere acquerelli, così come non segue i precetti e le regole imposte da Melanie sulle faccende domestiche e l'ordine della cameretta. Un episodio che Peter ricorderà più volte è legato alla festa del Natale. Per lui, come per tutti i bambini del mondo, l'attesa nella notte di Natale era uno degli eventi più magici in assoluto, vissuto con entusiasmo incredibile, e regolarmente frustrato la mattina dopo all'apertura dei doni perchè, con intuito infallibile, Melanie e Alois "Babbo Soldato" pensano bene di regalare sempre e solo cose utili, come giacche e pantaloni pesanti per l'inverno, mai un giocattolo!

Lazslo and his mother Elvira, 1907
Nel marzo del 1915 la famiglia Lowestein si sposta a Modling, una cittadina rurale 10 km a sud di Vienna. Qui il piccolo Laszlo frequenterà il Realgymnasium fino al 1917. In quell'anno un nuovo trasloco porta i Lowenstein a Vienna, in una casa a pochi passi dal Prater. Nel frattempo Alois viene congedato dall'esercito e, per sopperire alla tremenda crisi e all'incombente carestia, acquista un pezzo di terra dove coltiva generi di prima necessità.
Nel Settembre del 1918 Laszlo entra alla Wiener Handelsakademie, direttamente al secondo anno del corso quadriennale in economia. Si diploma a pieni voti il 18 giugno del 1921. All'atto dell'iscrizione alla scuola, alla voce religione fa scrivere "KONFESSIONSLOS", non appartenente ad alcuna confessione. Nello stesso periodo comincia a pensare seriamente di voler fare l'attore, spesso ricorda che in quegli anni si sentiva come "ammorbato da uno strano parassita sconosciuto che lo forzava a recitare". Naturalmente il padre non vuole nemmeno sentir parlare di questa pulsione di Laszlo, nell'ottobre del 1922 muove tutte le sue conoscenze e gli fa ottenere un posto come impiegato di banca. Di nuovo una registrazione sui documenti, di nuovo un atto di ribellione: accanto alla voce professione fa scrivere beamter (funzionario, impiegato) e aggiunto a lapis accanto auch Schauspieler (e anche attore). Contemporaneamente alla professione di impiegato mette in piedi, all'oscuro di familiari e colleghi naturalmente, un gruppo di teatro amatoriale devoto alla causa dell'improvvisazione (dirà più tardi che una cosa gli fu chiara subito, a cioè che se intendi far recitare degli amatori devi evitare il più possibile i ruoli canonici, ma lasciare spazio all'espressività libera di ognuno...altrimenti il trucco si vede!). Un giorno non si presenta a lavoro e confessa a Melanie la sua intenzione di diventare attore professionista. Lei "capisce al volo" e lo rimanda in ufficio a calci; Laszlo obbedisce, ma quando il boss intende fargli la paternale, lo interrompe dicendo più o meno così: "Lei può licenziarmi quando vuole, ma da lei non accetto nessun tipo di morale ne nessun consiglio per la mia vita". Licenziato in tronco!! Eeehhh... con la cultura mica si mangia, lo sappiamo bene, vero?!!
Peter Lorre and his brother Francis lunching in Berlin 1932
E quello era proprio un momento felice per ritrovarsi senza lavoro, nella Vienna devastata dalla prima guerra mondiale, vittima degli speculatori di tutto il mondo, in preda ad un'inflazione paurosa. Comunque, Laszlo scappa da casa nel novembre del 1923. Comincia a lavorare negli alberghi della città ma ben presto il rigore dell'inverno austriaco e la fame lo portano di nuovo a bussare alla porta di casa. Melanie dice di non poterlo non riaccettare in casa (sempre carina ed educata vero?!), ma che avrebbe dovuto rispettare gli orari da lei imposti... Laszlo non tornerà mai più! Spesso, disperato e affamato, la mattina aspetta fuori dalla porta i fratelli che vanno a scuola e loro gli danno i panini della colazione e qualche spicciolo. La notte dorme sulle panchine del Prater, coprendosi con i giornali avanzati dal blocco di quelli che vende per strada durante il giorno, per comprarsi il suo amato Goulash. Come dirà ai giornalisti qualche anno dopo "io sono uno dei pochi attori che ha avuto lo scorbuto per davvero" (dall'inglese scurvy= scorbuto, ma anche aggettivo per indicare una persona infame, miserabile, meschina). Il padre per un po' di tempo gli lascerà un "aiuto settimanale" presso l'ufficio del suo avvocato, per evitare di farlo sapere alla "caritatevole" matrigna Melanie.

mercoledì 8 giugno 2011

EDGAR G. ULMER - HBOTM Maggio 2011

MAGGIO 2011: EDGAR G. ULMER

 
 EDGAR G. ULMER, IL RE SULLA POVERTY ROW
Edgar G. Ulmer è conosciuto dai cinefili più spregiudicati per l’horror The Black cat, dove compaiono, per la prima volta insieme, i due mostri sacri Bela Lugosi e Boris Karloff e per un noir del 1945 dal titolo Detour, film al quale Jean Luc Godard ha reso omaggio 40 anni dopo con il suo Detective. La maggior parte degli altri film da lui diretti è rimasta per lo più sconosciuta (a parte qualche rara eccezione come Il dominatore di Wall street o Bluebeard), vuoi per la disattenzione di certa critica "alta", anche americana, vuoi per i metodi produttivi e distributivi low budget che hanno reso praticamente introvabili copie e negativi immediatamente dopo l’uscita nelle sale - molti titoli della sua filmografia sono ormai orphan film,  pellicole di cui nessuno ha mantenuto i diritti e i cui negativi sono andati persi in chissà quale magazzino.
A rivalutarlo ci pensarono i francesi che ruotavano intorno alla redazione dei Chaiers Du Cinema e in particolar modo Francois Truffaut, con un articolo apparso nel 1956, è stato colui che lo ha sottratto all'oblio. La critica americana farà più fatica a riconoscergli lo status di autore e dobbiamo attendere la lunga intervista di Peter Bogdanovich, pubblicata postuma nel 1974, perchè si cominci a rendergli giustizia.
Boris Karloff, The Black Cat - 1934
Da qualche anno l’attenzione intorno a questa figura singolare e interessantissima si è riaccesa (da ricordare la retrospettiva curata da Emanuela Martini nel 1989 al prestigioso Bergamo Film Meeting) e, con un po’ di fatica, si riescono anche a recuperare alcuni dei suoi film. Dagli esordi per la Universal, all’esilio newyorkese, fino al ritorno a Hollywood con gli studios indipendenti della Poverty Row, il cammino frastagliato di Edgar G. Ulmer è sempre stato coerente alla sua idea di fare cinema. Un duro e puro lo definirebbe qualcuno, noi sul nostro pianeta preferiamo chiamare queste creature "illuminati". Ed Ulmer è stato un perfetto illuminato, maestro della produzione in economia e della trovata geniale, sostenitore del cinema diretto (sulla scia dei grandi documentaristi russi, coetaneo dei neorealisti italiani e anticipatore della stagione del new cinema!) e allo stesso tempo capace di imbastire storie "nere" e torbide al limite dalla fantasmagoria, ma anche a suo agio con il colore, la commedia, il musical e il western. Un eclettico intransigente! D'altra parte che cosa volete aspettarvi da un'unità carbonio nata in Cecoslovacchia, cresciuta a Vienna, maturata a Berlino ed emigrata negli Usa?! Come avrete capito...un essere umano a cui è doveroso dedicare più spazio!!

Come suggerisce con una certa malizia Emanuela Martini, nell'introduzione alla raccolta di saggi da lei curata per la personale di Edgar G. Ulmer del Bergamo Film Meeting del 1989, tutta la storia del regista austriaco può essere letta come un incessante susseguirsi di deviazioni-detour. Primogenito di quattro figli, Edgar nasce a Olumuz, nell'attuale Repubblica Cieca, nella residenza estiva dei genitori, residenti a Vienna, il 17 settembre del 1902. Rimasto orfano del padre, morto di malattia mentre prestava servizio militare durante la prima guerra mondiale, il giovane Ulmer viene preso in carico dalla comunità ebraica, a cui il defunto padre apparteneva, e trova rifugio fino alla fine del conflitto in Svezia. Tornato a Vienna viene ospitato dalla famiglia di un compagnio di scuola, Schildkraut, ed è qui che avrà il primo contatto con il mestiere del cinema. Nel 1918, infatti, nel suo curriculum si legge: designer per la Decla-Bioscope, che nel 1921 diventerà UFA.
Nel frattempo studia architettura alll'Accademia delle Arti e delle Scienze di Vienna ed inizia a lavorare come scenografo in teatro con la compagnia di Max Reinhardt nel periodo 1919-1922. Di lì a poco avviene il passaggio alla produzione cinematografica, passaggio o meglio deviazione, seguendo il nostro ragionamento, anche perchè i fatti raccontati da Ulmer riguardanti questo periodo sono molto ambigui. Dice di aver collaborato alle scenografie di Der Golem di Paul Wegener (ipotesi ormai accreditata, anche se mai verificata puntualmente) in qualità di direttore artistico (in realtà lui dice che il suo compito era di tagliare i mascherini della macchina da presa), di aver partecipato alla produzione de Il gabinetto del Dr. Caligari di Robert Wiene, di esser stato collaboratore di Fritz Lang (categoricamente smentito dal cineasta tedesco) e di Friedrich W. Murnau.

Friedrich Wilhelm Murnau sul set
La collaborazione con Murnau c'è stata sicuramente, anche perchè Edgar lo segue pochi anni dopo, nel 1926, in America, per assisterlo alla regia del capolavoro Aurora, del 1927, prodotto dalla 20th Century Fox, vincitore di 2 premi Oscar e, qualche anno dopo per partecipare alla produzione di Tabù, nel 1931, ultima pellicola del maestro tedesco, progetto nato in collaborazione con il pioniere/documentarista Robert J. Flaherty.
Sempre dal curriculum pubblicato dal sito film reference si legge che nel 1923 era già in America come designer per la Universal a New York e che sia tornato una prima volta a Berlino per assistere Murnau nel 1924. Tornato a Berlino - una seconda volta? - nel 1929, firma la sua prima regia in un film collettivo insieme a Curt Siodmak, Robert Siodmak, Fred Zinnemann con la sceneggiatura di Billy Wilder: Menschemm am sonntag - Uomini di domenica, uscito nel 1930. Trattasi di un documentario che prende in esame le abitudini nel giorno di riposo di alcuni personaggi berlinesi e di come amino passare la domenica nei boschi intorno alla città. In questa pellicola Ulmer anticipa la sua inclinazione e talento per il documentarismo, che gli tornerà molto utile negli anni a seguire negli States, e che manifesterà ogni qual volta si cimenterà con soggetti di forte connotazione sociale e realistica. La strada sembrerebbe spianata dunque, invece una nuova deviazione attende Edgar G. Ulmer.

lunedì 2 maggio 2011

"Grandpa" Al Lewis - HBOTM Aprile/Maggio 2011

APRILE - MAGGIO 2011: "GRANDPA" AL LEWIS
  
NONNO DRACULA COL PALLINO DELLA RIVOLUZIONE 

Come ogni attore che sia degno di tale nome, Al Lewis è sempre stato un gran bugiardo, o meglio, ha sempre dato notizie contraddittorie sulla sua vita fuori dal palcoscenico. Quello che sappiamo di lui è desunto dalle interviste che ha rilasciato negli anni e da cui si presume che sia nato col nome di Albert Meister tra il 1910 e il 1923 (?!!) nei dintorni di New York, tra Wolcott e Brooklyn (???!!!!), che abbia partecipato alla commissione di difesa di Sacco e Vanzetti nel 1927, che sia stato un attivista per la liberazione degli Scottsboro Boys all'inizio degli anni '30 e uno degli organizzatori del Food, Agricultural and Tobacco Workers Union in North Carolina negli stessi anni. Di sicuro Al Lewis è stato il più simpatico, strambo e delizioso Conte Dracula che la storia della televisione e del cinema ricordino. Universalmente famoso per aver dato vita al personaggio del Nonno (GRANDPA) nella serie tv The Munsters a fianco di Fred Gwinne e Yvonne De Carlo, Al Lewis è stato un personaggio in vita molto, molto interessante e sui generis: ristoratore nel Greenwich Village, attivista del Green Party di New York, speaker radiofonico di una trasmissione politica sul canale WBAI di New York, candidato governatore per la città nel 1998...un nonno che, una volta interrogato sui suoi orientamenti politici, ha dichiarato  ""If anything I consider myself an anarchist."
Al Lewis ha lasciato il vostro pianeta il 3 febbraio del 2006, le sue spoglie mortali sono state cremate e giacciono nella sua scatola di sigari preferita!

"Grandpa" Al Lewis
Albert Meister (o Alexander Meister) dovrebbe essere nato a Brooklyn il 30 aprile del 1923, da una famiglia ebrea di origini est europee, così almeno conferma il filgio Ted e una dichiarazione di nascita su una tessera per la Social Security Card. D'altra parte, sulla vita privata di Mr Al Lewis non c'è, praticamente, niente di certo. Spesso e volentieri ha dichiarato di essere nato nel 1910, qualcuno ha perfino messo in dubbio il luogo della sua nascita, spostandolo da Brooklyn a Wolcott, sempre nello stato di New York. Delle origini della sua famiglia, Al Lewis dice che provenisse da una zona tra la Polonia e la Russia e che sua madre, la più grande di sei sorelle, fu mandata negli Stati Uniti a far fortuna all'età di 16 anni. Una volta arrivata in america, senza conoscere una parola d'inglese, cominciò a lavorare in un centro per l'abbigliamento. Al dice che fosse una gran lavoratrice ed una donna poco incline alla sottomissione. Dopo pochi anni di duro lavoro, accumulò i soldi necessari per far emigrare in america anche le cinque sorelle e i genitori. Nonno Lewis ricorda di essere andato spesso con la madre a fare i picchetti per i diritti dei lavoratori a Brooklyn, da qui la sua attenzione alle lotte degli operai e alle questioni dei diritti civili, che, sempre secondo il suo racconto, lo avrebbe portato a far parte della commissione di difesa di Sacco e Vanzetti nel 1927 (ma se accettiamo la data di nascita 1923 la cosa è parecchio strana, invece se fosse nato nel 1910 potrebbe tornare).

Seguendo ancora il suo racconto, a tredici anni  il piccolo Albert-Alexander parte al seguito di un circo. Inizia come lava-gabbie (spalatore di escrementi per essser precisi!) per far carriera  e diventare prima clown, poi acrobata sul monociclo ed infine trapezista.

Nei panni dell'Officer Leo Schnauser in Car 54, 1961
Tra il 1930 e il 1940 (sì, lo so, i conti non tornano, ma volete contraddire il Nonno?!  Facciamo finta che sia nato nel 1910 per adesso!), tornato a Brooklyn, si occupata di organizzazioni di lavoratori (sindacalista?!), fa il cameriere e il talent scout di basket con un certo successo, data la sua esperienza di ex-giocatore ai tempi della Jefferson High School. Dice anche di aver ottenuto un dottorato di ricerca in Psicologia Infantile alla Columbia University nel 1941, ma purtroppo alla prestigiosa università newyorkese non ve ne è traccia alcuna. Pare che abbia insegnato per alcuni anni a scuola e che abbia scritto due libri per bambini. In altre interviste vanta di essersi arruolato nella marina mercantile prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e di aver soggiornato del tempo in Italia. Da altre fonti si apprende che abbia partecipato effettivamente come marinaio alla Seconda Guerra e che, addirittura, sia stato colpito da torpedini due volte!

Dopo aver tentato tutte queste strade, il caro Al decide di seguire il suggerimento che molti amici gli danno e intraprende la carriera di attore. Segue l'Actor's Workshop di Paul Mann a NYC, insieme a Sidney Poitier e Vic Morrow, dove sviluppa il suo talento comico. Comincia, dunque, a girare il paese con ogni tipo di spettacolo burlesque e vaudville, fino a tentare addirittura di essere scritturato a Broadway, dove ottiene ruoli per i drammi The night circus - chi meglio di lui?! -  del1958 e One more river del 1960 e per il musical Do-Re-Mi del 1962. Negli anni '50 non c'è uno show televisivo nei dintorni di New York al quale non partecipi. I primi riconoscimenti arrivano dagli sceneggiati TV, tra cui il melodramma poliziesco Pretty Boy Floyd del 1960, in cui interpreta il gangster Machine Gun Manny.
Fred "Herman" Gwinne
Nel 1961 entra a far parte della squadra della sit-com Car 54, where are you?, protagonista la coppia comica formata da Joe E. Ross e Fred Gwinne. Sarà proprio il compagno Fred Gwinne, incontrato sul set di Car 54 ad accompagnarlo, nel ruolo di suo genero Herman, nell'interpretazione che lo ha reso famoso in tutto il mondo, il Nonno - Grandpa della strampalata famiglia Munsters.

John Brown, dagherrotipo circa 1856
L'amicizia con Fred Gwinne è più volte ricordata da Lewis, anche in un'intervista radiofonica alla stazione WBAI di New York del 1997, (scaricabile dal sito Democracy NOW!) nella quale ricorda inoltre gli anni del maccartismo e i funerali di due delle vittime più illustri di quel periodo, Julius e Ethel Rosemberg. In quell'occasione Al partecipa alla scorta dell'attivista teorico del pan-africanesimo William E. B. De Bois, sociologo, storico antirazzista e studioso di John "Osawatomie" Brown, a sua volta attivista rivoluzionario e abolizionista, che il caro Grandpa non si perita a definire uno dei suoi  eroi di sempre. Nella stessa intervista racconta di John Gotti, Lucky Luciano e di Charles Manson, che è stato il babysitter dei suoi figli e di come lui fosse molto più "normale" della maggior parte dei freaks in giro in quegli anni!

Terminato il tour con il musical di Broadway Do-Re-Mi con Phil Silvers e Nancy Walker (Yetta, la cameriera di Invito a cena con delitto), viene convocato insieme a Gwinne per girare l'episodio pilota di una nuova serie TV della Universal: The Munsters


Nel 1964, molto probabilmente, Al non immaginava che il ruolo del petulante mago da strapazzo, meglio conosciuto in tutto il mondo come "Grandpa - il Nonno", della famiglia Munsters gli avrebbe dato notorietà planetaria. L'attore newyorkese accettò, comunque, di buon grado sia questa fama, sia il personaggio che d'ora in avanti sarà il suo perenne alter-ego, dichiarando di esser felice di distribuire sorrisi col volto di Grandpa, ma ogni volta che qualcuno lo elogiava come grande attore, dava sempre la stessa risposta: "In my humble opinion, and nothing about me is humble, Chaplin was the only genius who ever worked in Hollywood. No question about it. In fact, I got to meet him at John Garfield's house once." (A mio modesto parere, anche se non ho niente di modesto, Chaplin è stato l'unico vero genio che abbia mai lavorato ad Hollywood. Non si discute! Infatti, prima o poi, dovrò incontrarlo a casa di John Garfield.")
Lily's cloak wore by Yvonne De Carlo in 1964-66 serie - Universal Studios, Hollywood CA

D'altra parte è difficile non amare Grandpa, un nonnetto nato in Transilvania 378 anni orsono, molto poco dotato come mago-scienziato, ma infallibile come veggente - riesce sempre a prevedere lo squillo del telefono - premuroso papà di Lily (Yvonne De Carlo) e di altre due figlie (di Dracula), suocero dell'imbranatissimo gigante Herman Munster (Fred Gwinne) - costruito in germania a metà '800!! - instancabile, quanto arrugginito latin-lover - ha avuto 16 mogli! - idolo e complice del nipotino "wolfman" Eddie Munster (Butch Patrick) e della sfortunata "bruttina di famiglia" Marilyn Munster (Beverly Owen e Pat Priest)...il nonno che tutti avremmo voluto avere! 

Production miniature of Munsters' mansion - Universal Studios, Hollywood
La sit-com durerà soltanto due stagioni, per una settantina di episodi, dal 24 settembre 1964 al 12 maggio 1966, soppiantata dal successo di ascolti di Batman, il telefilm a colori, ma resterà per sempre un cult TV di ogni tempo. Gli episodi, originariamente trasmessi dalla CBS, non hanno praticamente mai smesso di andare in onda in ogni parte del mondo, ed ancora oggi gadgets e merchandise vario circolano con grande  gioia degli appasionati. Più di un gruppo punk-rock ha utilizzato i personaggi e le foto di scena per arricchire le copertine dei propri album (ricordo quella con Punk Rod Herman per una compilation della Lookout records) e la theme song, scritta dall'arrangiatore Jack Marshall, è diventata un vero e proprio anthem per le band surf di tutto il mondo (memorabile la cover fatta dai Man or Astro-man? nell'album Intravenous Television Continuum).
Munsters' Calendars and Atari7800 videogame featuring "Grandpa" from Dr. SINema's awful collection
Herman and Grandpa in the dungeon-lab...BEWARE!!
La coppia comica Gwinne-Lewis è la colonna portante su cui si reggono gran parte delle storie di questa serie televisiva. The Munsters è una doppia parodia, dei classici horror da una parte e delle sit-com sulle famiglie WASP dall'altra. I Munsters sono una famiglia di "squattrinati per bene" trapiantata nella sonnolenta provincia americana del boom economico. Immigrati dalla vecchia Europa - dalla Transylvania per l'esattezza, la cara vecchia patria - ogni giorno devono "sbattersi" tra le peripezie del vivere quotidiano medio-borghese, evitando la cafonaggine dei vicini e del resto delle persone che non sanno apprezzare i modi regali di questi eleganti abitanti del vecchio continente (!!). Il mondo è cambiato e dagli antichi fasti aristocratici anche i Dracula hanno dovuto adeguarsi a lavorare e faticare per arrivare in fondo al mese! Moltissime guest stars si avvicenderanno nelle puntate man mano che la serie acquisterà notorietà e seguito (The Standells, John Carradine, Dome DeLuise...).

Munsters' mansion today!! Desperate Housewives backlot - Universal Studios, Hollywood CA
Dopo l'esperienza di The Munsters, Al Lewis, ormai universalmente noto col nick Grandpa, continua a partecipare a numerosi show televisivi e compare in diversi film, tra cui i due lungometraggi a colori Munsters, go home! del 1965 e Munsters' revenge del 1981. Immediatamente dopo il divorzio dalla prima moglie Marge, da cui ha avuto tre figli, nel 1977, Lewis torna a New York e qui apre, nel 1987, un ristorante italiano nel Greenwich Village, Grandpa's Bella Gente al 252 di Bleecker St. (chi è pratico di NYC sa cosa significa questa strada!), e gratifica la sua passione per il basket tornando a fare il talent scout per noti team, finendo addirittura su Sport Illustrated e in molti programmi sportivi in TV (non ci credete?! Guardate qui). Nel 1984 si sposa per la seconda volta con l'attrice  Karen Ingenthron, con cui condivide esperienze professionali (California suite, 1979 WBAI Radio show co-produzione e conduzione dal 2003) e che rimmarrà sua compagna per il resto della vita.
Bella Gente's matchbox with a Grandpa caricature drawn by Fred Gwinne
Lewis on his WBAI radio program
Al Lewis in realtà è un intellettuale sotto mentite spoglie e un anarchico old school, e queste due nature trovano nella Grande Mela ragione di unirsi. Al comincia a interessarsi attivamente alla politica legandosi al Green Party di New York, contemporaneamente tiene  una rubrica politica radiofonica settimanale sull'emittente pacifista-antagonista WBAI. Pare che si sia meritato lo spazio in radio dopo che per anni aveva tempestato di telefonate l'emittente dopo ogni trasmissione per correggere, commentare o polemizzare su quello che era appena andato in onda. Amy Goodman, speaker di Democracy's Now su WBAI ricorda quelle telefonate e quanto siano state importanti per lei per la sua formazione. Al funerale tenutosi in una chiesa sulla Riverside drive, appena a nord della 120ma strada, chi c'era rammenta la sagoma sontuosa della Drag-u-la in bella mostra e tantissime persone che lo hanno ricordato, non tanto come attore, ma soprattuto come l'instancabile militante per le cause dell'antirazzismo, del pacifismo, per le sue lotte contro il capitalismo, l'avidità, l'ignoranza e le ingiuste leggi sulla droga in atto a NYC in quel periodo, come la vituperata legge Rockfeller, che portava in carcere centinaia di neri e latinos ingiustamente. A questi ragazzi Grandpa faceva spesso visita in carcere e teneva lezioni di politica e di diritti civili, beffando la security che credeva entrasse in carcere per sollevare l'umore dei condannati con il suo personaggio.

L to R Anthony Papa, Al "Grandpa Lewis", Judge Jerome Marks, Frank Serpico at City Hall Rally against the Rockefeller Drug Laws CALLING FOR REPEAL, 2000
(photo by courtesy of Anthony Papa - www.15yearstolife.com)
Nel 1998 corre, come candidato del Green Party, per la carica di governatore dello stato di New York  contro il repubblicano George Pataki (immediatamente soprannominato dal Nonno Potato-head Pataki!!). Per quell'elezione i vertici del Green Party avrebbero voluto presentarlo con il soprannome Grandpa, per sfruttare a fini elettorali la sua notorietà, ma un giudice vietò al Nonno di mettere il suo nick sulle schede elettorali per non creare un pericoloso precedente e dunque concedere a chiunque di presentarsi con i più folkloristici soprannomi (immaginatevi solo per un momento una lista elettorale con i soprannomi da elegantoni che portano alcuni rapper, forse tutti i torti questo giudice non li aveva?!). Nonostante questo inconveniente, la notorietà e la dedizione di Grandpa assicura al Green Party più di 50.000 preferenze, un risultato importantissimo che, per il complicatissimo sistema elettorale americano, nello stato di New York consente al partito il riconoscimento ufficiale e la partecipazione alle elezioni (una specie del vostro sbarramento al 4%, no 2%, no 10% ma al senato 8%...vabbè, ci siamo capiti!!).

Albert Meister si è spento il 3 febbraio del 2006 in ospedale, a 82 anni, per cause naturali, ma da tempo molto sofferente per le complicazioni di una operazione di angioplastica subita nel 2003. Ha passato gli ultimi anni della sua vita terrena nella sua casa di Roosvelt Island, lsola nell'East River tra Manhattan e il Queens,  insieme a sua moglie Karen. Lascia tre figli e quattro nipoti. Di lui, suo figlio Ted dice  “My father, was many things to many people. He was like a very large diamond with different facets that would sparkle differently for each person.” ("Mio padre è stato molte cose per molte persone. Come un enorme diamante con tante sfaccettature, ognuna con la sua brillantezza diversa per ciascuno").
DRAG-U-LA in front of the church the day of Al Lewis' memorial - NYC february 18th 2006
La cerimonia funebre è stata celebrata il 18 febbraio nella chiesa di Riverside e le ceneri sono state sepolte contenute nella sua scatola di sigari preferita. 

SOMETIMES GOOD GUYS DON'T WEAR WHITE!!!

giovedì 28 aprile 2011

Ida Lupino - HBOTM March 2011

MARZO - APRILE 2011: IDA LUPINO


Ida Lupino è stata una delle più stupefacenti figure dello showbusiness hollywoodiano. Non è semplicemente una delle tante femme fatale che hanno interpretato la stagione d’oro del cinema poliziesco americano, Ida è stata una delle prime donne filmakers ad imporsi in un mondo tenacemente maschile. Accanto ad Humprey Bogart, in capolavori del genere come “Strada maestra” e “Una pallottola per Roy”, riusciva non solo a tenergli testa, ma addirittura ad oscurarlo. Come regista, poi, ha diretto film rivoluzionari, affrontando temi preclusi anche agli uomini, come lo stupro, la bigamia e la malattia, firmando pellicole tanto importanti quanto sconosciute. Dagli anni sessanta si dedicherà quasi esclusivamente alla tv, dirigendo serial come Vita da strega, Ai confini della realtà e Alfred Hitchcock presenta.
Ida Lupino è stata femmista molto prima che il movimento femminista nascesse, forse per questo la sua stella ha sempre brillato nell’ombra. Buio in sala…brilla la stella nera!

Moontide, Archie Mayo 1942
Ida Lupino nasce a Londra il 4 febbraio del 1918 – data da prendersi con le molle perché la stessa Ida dichiarerà in più occasioni date contraddittorie (1914 o 1918, al bisogno!). Suo padre, Stanley Lupino, è un noto commediografo e attore, sua madre, Connie Emerald, anche lei attrice. La famiglia Lupino vanta origini italiane, bolognesi per l’esattezza, e si vocifera di un antenato che, per motivi politici, si rifugiò a fare il burattinaio in Inghilterra nel XVII sec. Di sicuro c’è che, Ida e sua sorella, cominciano da bambine a scrivere sketch e recitarli nel piccolo teatro che papà Stanley ha costruito per loro nel giardino di casa. La vita a Londra procede, dunque, nel segno dell’arte e Ida segue gli studi alla Royal Accademy of Dramatic Art. Il passaggio dal teatro al cinema avviene in modo casuale quando Ida, quattordicenne, accompagna la madre ad un provino e viene scelta per la parte al posto suo. Riscosso un discreto successo, interpreta altre 5 pellicole in Inghilterra, fino a che la Paramount nel 1934 la chiama ad Hollywood per il ruolo da protagonista in Alice nel paese delle meraviglie. Ida ha sempre dimostrato un aspetto più maturo della sua età e, arrivata in america, il progetto di Alice viene accantonato dalla Paramount, che la propone, invece, per parti minori in piccoli drama. In Sogno di un prigioniero, film atipico di Henry Hataway, recita accanto a Gary Cooper. La pellcola, adorata dai surrealisti – Buñuel lo riteneva uno dei 10 film migliori al mondo – è il primo film di una certa importanza e che le da una qualche visibilità.

Non contenta della piega che sta prendendo la sua carriera, Ida lascia la Paramount per fimare un contratto con la Warner Brothers. Leggenda vuole che, per ottenere un ruolo nel suo primo film di successo - La luce che si spense (1939) - Ida ruba la sceneggiatura, impara la parte nottetempo e il giorno seguente piomba in ufficio del regista William A. Wellman costringendolo a farle un'audizione!Il protagonista del film non voleva la Lupino come compagna, preferendole Vivian Leigh, ma Ida impressionò talmente tanto non solo lui , facendolo ricredere, ma anche la critica che, come ha scritto Mary G. Hurd nel manuale Woman Directors: “introduced Lupino’s signature acting style which emerged as a cynical outwardly tough persona” (presenta la cifra di stile della recitazione della Lupino, che si manifesta come un personaggio esteriormente cinico e coriaceo).
 
High Sierra, Raoul Walsh 1941
Di lì a poco nascerà il sodalizio con Raoul Walsh, che già l’aveva diretta in una commedia brillante ai tempi della Paramount, con cui interpreta due notevoli gangster-movie a fianco di Humprey Bogart (Strada Maestra 1940 e Una pallottola per Roy 1941). In quel periodo Bogart è alla ricerca di una sua immagine,  non è ancora Bogey il divo, tanto che sui carttelloni il suo nome viene dopo quello della Lupino. Sarà proprio l’interpretazione del gangster Roy Earle a lanciarlo come icona del genere noir. Ancora una volta Ida si trova a fare la spalla in ruoli stereotipati (la donna del boss, cinica, spregiudicata e senza scrupoli), tanto da guadagnarsi il nomignolo di “Bette Davis dei poveri”. E con Bette Davis ha davvero molte cose in comune, come l’intelligenza e la caparbietà, tanto che, insofferente di questa situazione lascia anche la Warner, nel 1947.
In queto periodo di pausa forzata, invece di partire per un lungo viaggio in Europa o a New York, come avrebbero fatto tutti i suoi colleghi, Ida si mette a girottolare per i set e comincia ad osservare i maschi dirigere, imparando i primi rudimenti della tecnica registica.
 
Nel 1948 Ida Lupino ottiene la cittadinanza statunitense e sposa il suo secondo marito, Collier Young, assistente di Harry Cohn alla Columbia.
 
Ida Lupino behind the camera
Nel 1949 fonda, insieme al marito Young, la sua casa di produzione indipendente, la Emerald Production (in onore della madre Connie) che nel 1950 diventerà The Filmaker.
D’ora in poi la musica cambia. Ida Lupino diventa la prima donna ad Hollywood ad essere produttrice, sceneggiatrice, regista e attrice della sua casa di produzione, ma la cosa più importante è che i film prodotti dalla Emerald/Filmaker saranno dei veri e propri “scandali” per il mercato della mecca del cinema. Non solo l’essere indipendente nella produzione, ma soprattutto nell’idea di fare cinema: attori ignoti contro lo star-system (che, anche se in declino, era ancora la regola ad Hollywood), soggetti tratti dalla vita reale con specifico interesse sociale - gravidanze indesiderate, malattia, stupro - e una particolare attenzione a personaggi femminili inediti. Una "bomba atomica", anche perchè la critica accoglie con favore e simpatia le pellicole. Sembrerebbe la nascita di una politica dell'autore (o meglio, dell’autrice!) ad Hollywood 10/15 anni prima della rivoluzione europea della nouvelle vague o del new american cinema degli anni '60...

L'idea di partenza del ruolo di Ida alla Emerald/Filmakers non è certo quello di regista, ma caso vuole che sul set della prima produzione - Not wanted, la storia di una gravidanza indesiderata scritta dalla stessa Lupino - il regista Elmer Clifton ha un attacco di cuore il terzo giorno di riprese. Ida prende immediatamente in mano la situazione e, nonostante non firmi il film come regista, il suo sguardo dietro la macchina da presa si fa sentire e, soprattutto, il Rubicone è stato attraversato: la dura, cinica e volitiva diva noir diventa "the mother", la regista che Hollywood non aveva ancora conosciuto, una donna dietro la macchina da presa, la regina del B-movie!!

Nel giro di pochi anni Ida Lupino dirige sei pellicole, tutte da soggetti originali suoi e del marito Colier Young. Il tratto distintivo è subito chiaro: scelta di soggetti scabrosi e taboo per  l'epoca, ritratti di personaggi molto lontani dal glamour hollywoodiano come commesse, impiegate, ballerine sfortunate o lavoratori di distributori di benzina unito a scelte registiche coraggiose che spesso sopperiscono alla mancanza di mezzi e alla tecnica degli attori. La macchina da presa di Ida indugia sul lato umano, non in modo patetico o moralista, ma in maniera quasi sociologica. Il suo non è un cinema di denuncia, ma, sicuramente, un nuovo modo di interpretare il melodramma, portandolo per la strada, nelle casette di provincia. Nonostante il ruolo di Ida Lupino e della Filmakers sia poco riconosciuto, io credo che la sua influenza, anche se involontaria, o almeno dichiarata tale, per certi versi, sia molto evidente e imprescindibile per lo sviluppo di una coscienza autoriale nel panorama del cinema indipendente americano, sicuramente ad Hollywood (storia diversa è la scena della costa est dove il cinema è sempre stato visto, anche, come un prodotto sperimentale ed artistico).

Ida "the mother" directing
C'è  da chiedersi, inoltre, se questa inconsapevolezza dichiarata del proprio ruolo  sia anche imputabile al fatto di dover sopravvivere in un mondo-mercato gestito esclusivamente da maschi-maschilisti, molto gerarchizzato e con ruoli bloccati, e dunque quanto questa "modestia" sia stata "pura autodifesa"? Quindi, l'accusa da parte di una certa critica femminista "dura e pura" mossa al cinema della Lupino di essere sostanzialmente solo superficialmente pro-feminnile e non-femminista, secondo me, decade nel momento in cui diventiamo consapevoli dell'enorme sforzo fatto per produrre quei film in quel momento e in quel luogo! Anche se Ida Lupino non ha mai rinunciato al suo ruolo di donna-diva assegnatoli dallo star-system e sul set si sia sempre comportata come una brava mamma americana (voleva essere chiamata "the mother" dai suoi collaboratori!), quasi a marcare il fatto di essere un'ospite riconoscente in un mondo maschile, il suo sguardo dietro la macchina da presa è, senza dubbio, rivoluzionario ed alternativo, uno sguardo di genere, dove genere è inteso come gender sessuale. Outrage e The Hitch Hiker sono, secondo me, due film che solo una donna, consapevole del suo ruolo e del suo gender appunto, poteva fare. Mai un uomo potrà essere così crudele, duro e dolce allo stesso tempo..

OUTRAGE - 1950
La conferma che, con la nascita della Filmaker Production, sia nata la prima cineasta donna della storia di Hollywood è da ricercarsi in alcune sequenze di Outrage (La preda della belva) del 1950.
Il film è citato nel documentario A Personal Journey with Martin Scorsese Through American Movies (1995) come esemplare del genere noir, eppure il film non tratta nessuno dei temi classici come omicidio, gangsters, rapine in banca, vite criminali o di balordi emarginati e violenti, ma è la storia di uno stupro e del difficile recupero dei danni psicologici e sociali da esso provocati alla vittima.

La giovane Ann Walton accetta di fare un turno di straordinario a lavoro per guadagnare dei soldi in più in vista del suo prossimo matrimonio. Uscita da sola dall’ufficio, viene seguita e stuprata dall’ambulante che tiene lo snack bar proprio lì di fronte e che più volte ha tentato, senza successo, di flirtare con lei. Superato il trauma e incapace di dare un volto al suo aggressore, Ann cerca di tornare alla vita normale, ma un’ombra incombe su di lei: colleghi, famiglia e comunità locale, con il comportamento “irrigidito” nei suoi confronti, la fanno precipitare in uno stato di profonda depressione. Un giorno Ann sale su un autobus e abbandona tutto, rifugiandosi in una fattoria dove si producono arance. Lì trova una famiglia che la accoglie e le da lavoro nell’azienda e un buon pastore che l’aiuta nel suo percorso di rinascita. La ferita, però, non è così semplice da curare e presto la situazione precipiterà di nuovo.

Ida Lupino riesce a cogliere l’essenza tipica del racconto noir nelle scelte del punto di vista per indagare le turbe della psiche del personaggio, moltiplicando e complicando i caratteri standardizzati di vittima e carnefice. Non è soltanto lo stupratore a far violenza su Ann, ma soprattutto la comunità e il suo sistema di valori che la stessa Ann condivide e di cui è la prima vittima non riuscendo ad affrancarvisi. Il riscatto non esiste, la fuga e l’illusione di rifarsi una vita sopprimendo rabbia, rancore e vergogna non potranno avere successo. 
La sequenza dell’inseguimento dello stupratore nel parcheggio dei camion è agghiacciante perché è semplicemente crudele, senza fronzoli spettacolari: solo una donna poteva rendere così palpabile il terrore di Ann e il morboso desiderio del suo stupratore. L’illuminazione e la messa in scena, con le ombre allungate e le angolazioni eccentriche, è quella tipica imposta dal formalismo del genere, ma è unita alla scelta anticonvenzionale di non usare musica extradiegetica a scandire la progressione della tensione fino al suo climax.  Scelta coraggiosa e del tutto centrata che lascia descrivere tutta la drammaticità della scena ai rumori nel buio: i passi, i respiri affannosi, fino al paralizzante strillo del clacson, sulla quale Ann sbatte la testa dopo la violenza. Scelta perfetta ma che non sarebbe mai stata accettata dal produttore di uno studio major, così come l’assenza dell’obbligatorio "Happy ending", che non solo è eliminato, ma il film suggerisce addirittura un finale aperto, taboo assoluto per il racconto classico lineare che Hollywood imponeva ai suoi sceneggiatori.

THE HITCH HIKER. 1953 
William Talmant è lo psichopatico Emmett Myers
Mi preme parlare di un'altro film diretto da Ida Lupino. In realtà è il più conosciuto ed  è infatti quello che me la fece scoprire una notte in tv. Fui colpito da due cose di questo film, dal fatto che a dirigerlo fosse una donna, con un nome che si ricorda facilmente anche per l'assonanza italiana, e dalla terrificante figura del maniaco omicida, carica di una sottile perversione molto contemporanea e di una malvagità inusuale per i tempi. La prima cosa che pensai fu che "solo una donna avrebbe potuto costruire e dirigere un personaggio così terribile". Non so perchè, ma gli occhi di William Talman/Emmett Myers hanno qualcosa di realmente agghiacciante, malato. The Hitch Hiker è uno di quei film che ti tengono incollato alla poltrona, sapete quando a volte capita di aver voglia di rivedere la scena iniziale di un DVD e, una volta messo, non riuscite a staccarvi fino alla fine? Ecco, The Hitch Hiker a me fa questo effetto. La storia è semplice, un classico direi: un omicida in fuga rapisce due uomini per servirsi di loro e della loro auto per attraversare il confine con il Messico. Durante il tragitto succede quello che deve succedere: prima la sorpresa e il terrore, poi il tentativo di sfuggire al maniaco ingannandolo, infine la tensione/competizione che sfocia tra le due vittime e che esalta il sadismo dominatore del sequestratore. Ecco, il punto sta proprio qui, Emmett Myers è un personaggio sadico che, non solo si serve delle sue vittime per portare a termine il suo progetto di fuga, ma gioca con loro, come il gatto con il topo. E' questa caratteristica che rende il film incredibilmente avanti per il tempo in cui fu girato, non ricordo un personaggio così in altre pellicole dell'epoca, anticipa in un certo senso Psycho e tutti gli slasher anni '70.  

Ida Lupino sul set di The Hitch Hiker, 1953
Ida Lupino usa ancora una volta il genere, quindi, per indagare la psiche, stavolta quella malata di un vero sadico assassino, ma anche quella degli uomini comuni, con tutto il loro bagaglio di egoismo, vigliaccheria che si trasformano in stupida lotta per la sopravvivenza nel nome dell'infame mors tua vita mea. Il film non è considerato tra i più riusciti della regista, ma sicuramente è l'unico che di lei si conosce in iIalia, anche se ancora oggi non è stato pubblicato. Credo che ai tempi uscì nelle sale, perchè esiste un titolo italiano - La belva dell'autostrada - e probabilmente esiste anche una copia doppiata in italiano, ma non sono mai riuscito ad averne notizia. The Hitch Hiker ha assunto comunque lo status di cult movie in america, è stato indubbiamente l'ispirazione per il film The Hitcher - La lunga strada della paura del 1986 ed inoltre il nome che John Carpenter ha scelto per il suo maniaco nella serie Halloween - Michael Myers - è un palese tributo alla pellicola.
Ida Lupino ha diretto in tutto sei lungometraggi (sette se consideriamo Not Wanted una sua regia) prima di continuare la sua carriera con altrettanta tenacia e forza innovativa nelle produzioni delle serie televisive. Come attrice è da ricordare, insieme all'ultimo marito Howard Duff, nella sit-com Mr Adam & Eve, pionieristica serie a metà strada tra reality e Casa Vianello (ma siamo nel 1957!) e come regista in Twilight Zone (Ai confini della realtà), Bewitched (Vita da strega) e Alfred Hitchock presents.


Inutile dire che il MOMA di New York gli ha dedicato una personale celebrativa dal titolo affettuoso - Mother's direct - poco tempo fa' (settembre 2010) e, come di solito succede per tutte le cose veramente degne di attenzione, magari fra vent'anni anche da noi si accorgeranno di questa grandiosa protagonista della storia del cinema. In conclusione mi piace citare una frase che scrisse l'amico Amos Poe a proposito di Ida Lupino per la rassegna che curammo a Pisa qualche anno fa': "I believe she's one of the most under-exposed, under-rated, real cinegenic heroines of motion pictures. Her melodramas both as an actress and writer-director are emotionally direct, viscerally specific and real. I admire her economy of image. She's an auteur of the first rank and her pictures, tough and tender, an inspiration today as yesterday."
...eeehhh STOP!