domenica 31 luglio 2011

THE CRAWLING EYE: eye for an eyelien!

Buongiorno miei cari
che la pace abbia un occhio di riguardo
e vi risparmi di perdere la testa!

Ad essere sinceri questa settimana il quorum non sarebbe stato raggiunto, e dunque non dovrei seguire le indicazioni del popolo per sermoneggiare. Siccome il film che, alla chiusura del sondaggio, è risultato il più votato è anche quello che avrei preferito vincesse (che strano?!), gli dedicherò comunque il sermone. The Crawling Eye, pellicola targata 1958, anno di uscita in Inghilterra. Conosciuto anche come The Trollemberg terror, TCE è tratto da un soggetto di Peter Key che era già stato utilizzato per un saturday serial per la TV inglese ITV e che il buon Jimmy Sangster, glorioso artefice della mitica Hammer Film, ha tradotto in sceneggiatura per questo film. Scusate ma questa settimana il sermone sarà abbastanza sbrigativo perchè la PP mi impone di trasportare il mio involucro terrestre altrove per una festa giapponese... e sapete che alla PP non si comanda. 

Anne... she feels the evil! The crawling eye, 1958
Dunque, velocemente, The Crawling Eye è un classico horror sci-fi garantito! Prodotto in UK invece che in USA ha dei tratti distintivi del nascente gusto orrorifico tutto britannico (Amicus e Hammer appunto), ma per il resto gli ingredienti ci sono tutti... e quando dico tutti intendo tutti insieme! Due sorelline in viaggio dirette in Italia, entrambe carine e una delle due per di più sensitiva, il super-professore scienziato, l'investigatore navigato dal grilletto facile, un laboratorio-osservatorio tecnologicamente all'avanguardia, montagne isolate nella provincia svizzera... e cosa volete trovare in un luogo come questo?! Ma naturalmente un mostro alieno mutante radioattivo che, nascosto all'interno di un banco di nebbia-nuvolone super-sospetto si diverte a decapitare gli escursionisti che si avventurano sul monte Trollemberg, possedendo le menti di altri malcapitati per indurli ad uccidere chiunque cerchi di impedirgli di giocare, il tutto di fronte ai rilevatori ultra-sofisticati dell'osservatorio e del professorone Giacobbo-like!!

Ecco, immaginatevi voi il resto. Non me la sento di farvi vedere il mostro perchè è un capolavoro e dovete aspettare con pazienza tutta la prima ora del film prima di poterlo vedere, anche se, molto generosamente, gli autori ci regalano il risultato di un suo giochetto dopo solo poche decine di minuti dai titoli di testa, mostrandoci un bel cadavere decapitato. Questo è un bel gesto, molto inglese!  
Molti i rimandi che questa pellicola accende nella mia mente, come ad esempio l'ambientazione fredda e innevata delle Alpi svizzere fa venire in mente il Polo Nord de La Cosa da un altro mondo, ma sopratutto la nebbia-nuvola che porta la morte sicuramente avrà dato un input importante a John Carpenter per il suo The Fog, il quale, d'altronde, ha dichiarato apertamente di essersi ispirato a The Trollemberg terror per il suo film.

Giacobbo-like prof on the left and tough journalist-investigator on the right
Non voglio rovinarvi più di tanto la visione di questa chicca, ma una cosa devo dirvela. Di tutti gli showdown dei film di fantascienza del periodo questo è quello più militante in assoluto... e perchè??! Chiederete voi incuriositi?... perchè i mostri delle rocce atomiche vengono sconfitti (o meglio ammorbiditi, perchè il colpo di grazia lo darà un superjet bombardiere con tanto di evoluzioni acrobatiche sui poliponi alieni!) dal gruppo di superstiti asserragliati dentro al bunker osservatorio con delle bombe molotov!!!! Grandioso!!!
Detto questo scappo verso il sol levante e vi raccomando di cercare una copia di questo esempio di contaminazione orrorifica del classico alien-invasion (ora che ci ripenso anche i vari Quatermass potrebbero andare a braccetto con questa pellicola, insomma, il british touch si sente eccome!), editato da poco anche in italiano... un po' di montagna innevata con questo caldo non può che farvi bene!!!

The Trollemberg with the strangest cloud ever seen!

giovedì 28 luglio 2011

MA BARKER'S KILLER BROOD: underworld is not for greenhorns!

Dopo essermi rivisto Bonnie & Clyde con Warren Beatty e Faye Dunaway (mamma mia com'era bella in quel film, col basco di lana a la parisienne!!), mi è venuta una voglia incontrollabile di rivedere anche un altro piccolo  film che vidi parecchio tempo fa. Come Bonnie & Clyde, anch'esso trae il suo soggetto dalle gesta di una gang leggendaria della public enemies era nell'america sconvolta dai postumi della Grande Depressione del 1929.

Bonnie Parker - Faye Dunaway Bonnie & Clyde, Arthur Penn 1967
I film sono un po' come la musica, quando metti su un disco che era un bel po' di tempo che non ascoltavi, subito la mente parte, i ricordi si ricompongono come in un puzzle e ti ritrovi, dopo tre ore, ancora lì a suonare un brano dopo l'altro con una pila di copertine vuote per terra da rimettere a posto con calma il giorno dopo!
Ma torniamo ai gangsters. La leggenda in questione è quella della famiglia Barker, di mamma Kate Barker per essere precisi. Dall'inizio degli anni '30 la cronaca racconta delle gesta di un gruppo di gangster senza scrupoli, i quattro figli di Kate Barker, Arthur "Doc", Herman, Loyd e Freddie, più Alvin "Creepy" Karpis, meglio conosciuti come la banda Barker-Karpis. Sono gli anni post-Grande Depressione e il midwest degli Stati Uniti è letteralmente strapazzato dalle scorribande dei numerosi public enemies, di cui ricordiamo ancora oggi i pittoreschi nomi e nomignoli: Al Capone, John Dillinger, Pretty Boy Floyd, Machine Gun Kelly, Baby Face Nelson e Bonnie & Clyde appunto. La peculiarità del clan Barker-Karpis sarà quella di creare una centrale del crimine dedita al bank robbery prima e ai sequestri poi, da cui passeranno e con la quale collaboreranno più o meno tutti questi "bravi ragazzi". Il ruolo di Kate "Ma" Barker nella gang non è mai stato chiarito. Di sicuro c'è che venne uccisa durante una sparatoria in uno dei covi della banda in Florida, insieme al figlio più piccolo, il prediletto Freddie. La cosa scosse molto l'opinione pubblica puritana americana, che non accettò il fatto che l'FBI avesse ucciso un'anziana, caritatevole e devota signora, la cui unica colpa era quella di essere la madre premurosa di un fuorilegge. Pare che il direttore dell'FBI J. Edgar Hoover in persona abbia inventato il mito della Bloody Mama, per salvare la credibilità dell'operazione e dell'FBI stessa, impegnata in una furiosa lotta da wild west contro la malavita gangster, ricamando attorno a Kate Barker il personaggio leggendario della capo banda senza scrupoli che aveva educato fin da piccoli i figli a rubare in chiesa e fatto uccidere il marito "smidollato". Mito tramandato ai posteri e così ben rappresentato al cinema dall'exploitation film, di Roger Corman, Bloody Mama del 1970. 

domenica 24 luglio 2011

Mario Bava at his best: TERRORE NELLO SPAZIO

Buongiorno miei cari,
che la pace sia con voi...
e voi tenetela stretta per la mano
perchè questa settimana la portiamo...
 nello spazio profondo!

Come ormai avrete capito, a me piace andare a pescare nel torbido e scoprire quelle pellicole che la maggior parte di voi terricoli ignora o comunque reputa poco degne di attenzione. Questo sermone, per volontà popolare, sarà dedicato ad un grande maestro italiano che la maggior parte di voi reputa un negletto della storia del cinema; in realtà devo dire che, per i miei gusti, Mario Bava è una superstar della critica "alternativa", studiato, omaggiato, restaurato, rassegnato ecc... Allora perchè dedicare un sermone a Mario Bava? Intanto perchè lo avete scelto voi tra gli incubi proposti questa settimana e poi perchè il film scelto, Terrore nello spazio, è uno dei film che preferisco della filmografia di Mario Bava, insieme a La ragazza che sapeva troppo, Ercole al centro della terra, Diabolik e Cani arrabbiati, ed è uno di quei film del maestro sanremese che spesso vengono dimenticati, o comunque non osannati e citati come altri (La maschera del demonio, I tre volti della paura o Reazione a catena ad esempio).

MARIO BAVA behind the camera
Terrore nello spazio è l'unico film di fantascienza "pura" di Mario Bava, nonostante lui fosse un grandissimo appassionato di questo genere. A dimostrazione di questa passione per la fantascienza mi piace far notare che Terrore nello spazio è sì l'unico film ascrivibile in toto al genere, ma Bava ha sempre flirtato coll'estetica sci-fi, come direttore della fotografia per altri registi (La morte viene dallo spazio, di Paolo Heusch, Caltiki il mostro immortale di Riccardo Freda), da regista facendo film di fantascienza "mascherati", che tra l'altro sono quelli che preferisco di tutta la sua carriera, come Diabolik, ma anche Ercole al centro della terra, e, sopratutto, con il suo famosissimo uso spregiudicato della fotografia artefatta e sempre innaturale (mi vengono in mente Operazione paura e La frusta e il corpo). Di tutti i generi che scimmiottavano quelli americani, la sci-fi in Italia non ha mai preso piede, nonostante il pionieristico esperimento di Paolo Heusch La morte viene dallo spazio e la serie dei film sci-fi di Antonio Margheriti (che io adoro!!!), non è mai nata una spaghetti-fantascienza.  Il soggetto del film (di cui vi dirò il meno possibile!) è tratto da un racconto di Renato Pestriniero "Una notte di 21 ore", pubblicato nel 1960 nel numero 3 di INTERPLANET: ANTOLOGIA DI FANTASCIENZA.

Stylish space suits from Terrore nello spazio, Mario Bava 1965

giovedì 21 luglio 2011

JOHN AGAR, una faccia d'altri tempi!

John Agar - RKO promotional shot 1949
In attesa del sermone di domenica e in attesa di riuscire a trovare una copia della sua biografia il cui acquisto non sia privilegio esclusivo di UK customers, mi va di parlarvi un po' di un grande volto del cinema che fu, John Agar. Garanzia di qualità psichotronica, la faccia di John Agar, per i fortunati spettatori dell'epoca, ha rappresentato per una ventina d'anni il cinema action, dai film di guerra, ai western fino ai classici sci-fi degli anni '50 e ai monster-movie. Sergente dell'esercito americano durante la seconda guerra mondiale, Agar raggiunse la notorietà sposando la "fidanzatina d'America", l'allora diciassettenne Shirley Temple. Subito gli furono offerti ruoli a Hollywood e realizzò il suo primo film nel 1948 con John Ford, il mitico Fort Apache! Lo stacanovismo è stato il tratto distintivo della sua carriera, tanto che ha interpretato i ruoli più diversi, passando con disinvoltura dalle produzioni major come quelle per John Ford, ai classici da drive-in come La vendetta del mostro, Tarantula fino ai più spericolati exploitation come quelli diretti da Edward L. Cahn (maestro indiscusso!!).

Sergent Agar and his wife Shirley Temple
Inutile dire che per il vostro dannato dottore del malefico John Agar è un eroe, uno di quei volti che immediatamente fanno B-movie e dunque divertimento. Come non ricordarlo in The brain from planet Arous, piuttosto che in Assalto dallo spazio contro l'invasione degli impiegati viventi, altra chicca firmata Cahn, oppure il fidanzato più sfigato del mondo ne la Figlia del Dr. Jeckyll di Edgar G. Ulmer, l'impavido scienziato che sconfina nel Tempio degli uomini talpa. John Agar, nel corso di una carriera consumatasi in un paio di decenni, ha lavorato con tutti i cult-directors del periodo: i già citati Edward L. Cahn e Edgar g. Ulmer, ma anche Nathan Juran (A 30 milioni di chilometri dalla terra, Attack of the 50 foot woamna, Tha brain from planet Arous), Bert I. Gordon (I giganti invadono la terra, La vendetta del ragno nero, Attack of the puppet people), Christian Niby (La cosa da un altro mondo), Jack Arnold e Roger Corman. Andato in crisi il mercato dei drive-in movies, Agar intraprenderà un nuovo corso e parteciperà a diverse serie televisive, tra cui alcune arrivate anche nel vostro depresso paese come Perry Mason, Tre nipoti e un maggiordomo (chi non si ricorda quegli odiosi mocciosi con i capelli rossi e le lentiggini??!!! AAAAHHHHH... che odio!!!), Sulle strade della California, Ai confini della realtà...
Revenge of the creature,  Jack Arnold 1955
Il buon Clive Barker nel 1990 lo ha voluto nel suo Cabal, che anche se non è un film ben riuscito, almeno non come lo è il fumetto da cui è tratto, è pur sempre un bell'horror sociologico-freak godibilissimo.
John Agar ha abbandonato il suo involucro terrestre il 7 aprile del 2002, dopo aver trascorso in compagnia di voi terrestri ben 81 primavere.

The mole people, Virgin W. Vogel 1956
Insomma, visto che anche questo fine settimana sembra che il sole ci dia un po' di tregua, vi consiglio di assumere almeno un paio di volte al giorno una bella pellicola interpretata da questa faccia d'altri tempi... passate questo week end in compagnia di John Agar!
Beware John,  look how it stares at that axe with sordid lust! Can you dig it?!
The brain from planet Arous, Nathan H. Juran 1957

martedì 12 luglio 2011

PETER LORRE, HBOTM giugno-luglio 2011 - part 1

GIUGNO/LUGLIO 2011: PETER "M" LORRE
Il 26 giugno del 1904, nell'allora cittadina dell'impero austro-ungarico Rozsahegy, oggi Ruzemberok in Slovacchia, nasce Laszlo Lowenstein. Fin da bambino, il piccolo Laszlo, mostra i segni della diversità: più intelligente dei suoi fratelli, ma difficilmente irregimentabile, irrequieto e un po' strambo. Naturalmente tutte queste caratteristiche gli creano non pochi problemi, almeno fino a quando il mondo non conoscerà il suo "vero" nome: Peter Lorre.
Crime and punishment, 1935
Partorito il 26 giugno del 1904 da Elvira Lowenstein, Laszlo è il primogenito della famiglia. Il fratello Francis nascerà nel 1906 e la madre morirà nel 1908 per ragioni mai chiarite, legate ad un'infezione sanguigna dovuta ad un avvelenamento alimentare. Il padre Alois Lowenstein, militare austro-ungarico, si risposa dopo pochissimo con una delle migliori amiche di scuola di Elvira, Melanie Klein, consapevole del fatto che i bambini avrebbero avuto bisogno della figura materna per crescere. Melanie ha altri 2 figli, Liesl e Hugo. Lei è una donna estremamente pragmatica e il suo carattere non tarda molto ad entrare in conflitto con quello di Laszlo, in cui lei intravede, fin da subito, il germe della indisciplina e della disdicevole condotta "artistica". Invece di giocare a calcio insieme ai suo fratelli, ad esempio, il piccolo Lowestein si rinchiude nella sua camera a dipingere acquerelli, così come non segue i precetti e le regole imposte da Melanie sulle faccende domestiche e l'ordine della cameretta. Un episodio che Peter ricorderà più volte è legato alla festa del Natale. Per lui, come per tutti i bambini del mondo, l'attesa nella notte di Natale era uno degli eventi più magici in assoluto, vissuto con entusiasmo incredibile, e regolarmente frustrato la mattina dopo all'apertura dei doni perchè, con intuito infallibile, Melanie e Alois "Babbo Soldato" pensano bene di regalare sempre e solo cose utili, come giacche e pantaloni pesanti per l'inverno, mai un giocattolo!

Lazslo and his mother Elvira, 1907
Nel marzo del 1915 la famiglia Lowestein si sposta a Modling, una cittadina rurale 10 km a sud di Vienna. Qui il piccolo Laszlo frequenterà il Realgymnasium fino al 1917. In quell'anno un nuovo trasloco porta i Lowenstein a Vienna, in una casa a pochi passi dal Prater. Nel frattempo Alois viene congedato dall'esercito e, per sopperire alla tremenda crisi e all'incombente carestia, acquista un pezzo di terra dove coltiva generi di prima necessità.
Nel Settembre del 1918 Laszlo entra alla Wiener Handelsakademie, direttamente al secondo anno del corso quadriennale in economia. Si diploma a pieni voti il 18 giugno del 1921. All'atto dell'iscrizione alla scuola, alla voce religione fa scrivere "KONFESSIONSLOS", non appartenente ad alcuna confessione. Nello stesso periodo comincia a pensare seriamente di voler fare l'attore, spesso ricorda che in quegli anni si sentiva come "ammorbato da uno strano parassita sconosciuto che lo forzava a recitare". Naturalmente il padre non vuole nemmeno sentir parlare di questa pulsione di Laszlo, nell'ottobre del 1922 muove tutte le sue conoscenze e gli fa ottenere un posto come impiegato di banca. Di nuovo una registrazione sui documenti, di nuovo un atto di ribellione: accanto alla voce professione fa scrivere beamter (funzionario, impiegato) e aggiunto a lapis accanto auch Schauspieler (e anche attore). Contemporaneamente alla professione di impiegato mette in piedi, all'oscuro di familiari e colleghi naturalmente, un gruppo di teatro amatoriale devoto alla causa dell'improvvisazione (dirà più tardi che una cosa gli fu chiara subito, a cioè che se intendi far recitare degli amatori devi evitare il più possibile i ruoli canonici, ma lasciare spazio all'espressività libera di ognuno...altrimenti il trucco si vede!). Un giorno non si presenta a lavoro e confessa a Melanie la sua intenzione di diventare attore professionista. Lei "capisce al volo" e lo rimanda in ufficio a calci; Laszlo obbedisce, ma quando il boss intende fargli la paternale, lo interrompe dicendo più o meno così: "Lei può licenziarmi quando vuole, ma da lei non accetto nessun tipo di morale ne nessun consiglio per la mia vita". Licenziato in tronco!! Eeehhh... con la cultura mica si mangia, lo sappiamo bene, vero?!!
Peter Lorre and his brother Francis lunching in Berlin 1932
E quello era proprio un momento felice per ritrovarsi senza lavoro, nella Vienna devastata dalla prima guerra mondiale, vittima degli speculatori di tutto il mondo, in preda ad un'inflazione paurosa. Comunque, Laszlo scappa da casa nel novembre del 1923. Comincia a lavorare negli alberghi della città ma ben presto il rigore dell'inverno austriaco e la fame lo portano di nuovo a bussare alla porta di casa. Melanie dice di non poterlo non riaccettare in casa (sempre carina ed educata vero?!), ma che avrebbe dovuto rispettare gli orari da lei imposti... Laszlo non tornerà mai più! Spesso, disperato e affamato, la mattina aspetta fuori dalla porta i fratelli che vanno a scuola e loro gli danno i panini della colazione e qualche spicciolo. La notte dorme sulle panchine del Prater, coprendosi con i giornali avanzati dal blocco di quelli che vende per strada durante il giorno, per comprarsi il suo amato Goulash. Come dirà ai giornalisti qualche anno dopo "io sono uno dei pochi attori che ha avuto lo scorbuto per davvero" (dall'inglese scurvy= scorbuto, ma anche aggettivo per indicare una persona infame, miserabile, meschina). Il padre per un po' di tempo gli lascerà un "aiuto settimanale" presso l'ufficio del suo avvocato, per evitare di farlo sapere alla "caritatevole" matrigna Melanie.

mercoledì 6 luglio 2011

Carnival of souls, Dementia 13, Spider baby - The BLACK TRIO!

Candace Hilligoss - Carnival of souls, 1962
Ci sono alcuni film che, per ragioni diverse e spesso inspiegabili, portano con se un'aura di fascino che va ben al di là delle loro qualità oggettive. Qualche anno fa mi capitò di curare una rassegna a cui detti il titolo di Hollywood the black e ancora oggi mi sorprendo di quanto quel titolo fosse bello, evocativo e centrato per i film di quel programma; preso a prestito da un verso di una canzone di Current 93, HTB sintetizzava in maniera inequivocabile il mood delle pellicole in rassegna.

David Tibet - Current 93
Proprio come I canti di Maldoror scritti dal Conte di Lautréamont nella seconda metà del 1800, così spesso citati dalla band inglese come fonte di ispirazione, queste tre pellicole sondano il campo del surreale, dell'umorismo acido e tetro, una temporalità sospesa tra realtà e qualcos'altro, in una parola affondano le proprie radici in un terreno che confina senza recinzione con la magia.  Il primo film scelto era Carnival of Souls, di Herk Hervey. Io mi auguro che tra coloro che leggono ci sia qualcuno che non lo ha ancora visto, perchè la sua condizione è invidiabile. COS è un'esperienza unica e la prima visione resta impressa nella memoria a vita; uno di quei film che lasciano una sensazione netta e riconoscibile anche a distanza di anni: avete presente la sensazione che lascia la visione di Eraserhead di David Lynch? Ecco, anche se le due pellicole non sono nemmeno lontanamente paragonabili, entrambe lasciano quel non so che dentro, un ricordo nebbioso misto di onirico, malsano, affascinante, seducente e inquietante. Prodotto, scritto e diretto da Herk Harvey nel 1962 con un budget di 33.000 dollari, COS non ebbe un grande riscontro al momento dell'uscita nelle sale. Come ogni B-Movie fu relegato al circuito dei Drive-In di provincia e l'impatto sul classico pubblico di teenagers ormonali e in cerca di emozioni forti, si può ben capire, fu un po' freddino. COS infatti non è un tipico exploitation movie, di quelli che facevano urlare esaltati i ragazzini e tappare gli occhi alle femminucce. Tutto il film gioca sulla costruzione di un'atmosfera sospesa, traslata di pochissimo rispetto al piano della realtà, tanto da conferire allo spettatore una sensazione di disagio che si trasforma velocemente in una gradevole inquietudine. Elemento determinate per la riuscita di questo effetto è la location dove il film fu girato. In alcune testimonianze si dice che fu proprio il padiglione del parco abbandonato di Saltair, vicino a Salt Lake City, ad ispirare la storia ad Herk Harvey. Di sicuro l'architettura esotica e barocca della costruzione conferiscono agli esterni girati in quel luogo un plusvalore magico e misterioso di per se che, unita alla recitazione straniata della protagonista Candace Hilligoss, al make up essenziale dei fantasmi-zombie, allo score cacofonico a base di organo dissonante di Gene Moore, alla predominante presenza uterina ma minacciosa dell'acqua, creano quell'atmosfera magica che permea tutta la pellicola e che rimarrà nei ricordi di chiunque abbia la fortuna di vederlo almeno una volta.
Saltair Pavillion I viewed from the lake, circa 1900

Spread the Ida Love: The Ida Lupino Blog-A-Thon!

THIS IS A GREAT EVENT HOSTED BY THE NEW BLOG DEVOTED TO
"DIVA, PIONIERA, CINEASTA" 
MISS IDA LUPINO
CHECK IT OUT AND...
SPREAD THE WORD!!

On the subject of her passing, Ida once said, “If it’s a funeral, I won’t come!” so instead of making a depressing post on August 3, I thought it would be a good idea to celebrate Ida Lupino’s life and contributions to the entertainment industry as she would have wanted.
I’ve been reading film blogs for about a year now, and one of the things I’ve really loved seeing (especially recently) is how everyone in the classic film community comes together to write about a certain subject within the larger topic of old movies, rather it be a certain year for film (the 1939 blogathon that happened a few months ago), a celebrity (the upcoming blogathons for Vivien Leigh & Laurence Olivier and Lucille Ball), or a cause related to classic films (the film preservation blogathon). That being said, though my blog is relatively new, I’ve decided to host a Ida Lupino themed blog-a-thon on August 1 & 2. I think it would be a great way to remember Ida, as well as to “spread the Ida love” and hopefully encourage others to take a look at her films and/or introduce new fans.
All film bloggers are encouraged to contribute something! You can write about Ida’s career as an actress or director in films or television or any aspect of her personal life that you find particularly interesting. Basically, if Ida is your main focus, anything is acceptable. Don’t know what movies Ida starred in and directed? click here to see her complete filmography and if you don’t have any DVDs on hand, here is an updated list of some of Ida’s movies that you can watch online. Also: Feel free to be as creative as you want with your topics.
Posts can be made at your own blog on either August 1st or 2nd, 2011 and if you’d like to participate please leave a comment at this post. Make sure you let me know that you want to participate by July 30th at the latest. It’s fine if you don’t know what you’re going to write about yet; just make sure your post is in by the previously mentioned dates. On August 3, I’ll make a compilation post here of all the entries and if this goes over big I may plan on doing it again. Thanks in advance to everyone who participates!
Here are banners you can use on your own blog to promote blogathon:



domenica 3 luglio 2011

Dead Men Walk - PRC, del vampirismo, della povertà e dell'eleganza

Buongiorno a tutti,
che la Pace Rigogliosa Cresca 
nei vostri cuori bio-meccanici!

E anche questa settimana, con la precisione di un treno svizzero regolato al quarzo, ecco inesorabile il Sermone. Secondo della nuova ondata, per il quale nessun film è riuscito a raggiungere il quorum e dunque, come preannunciato, a tema libero!! Siccome il tema del sondaggio della settimana era il vampiro, ma non il vampiro classico stokeriano, semmai il vampiro deviante, la female vampire e il vampiro sui generis, come ad esempio il mad-doctor vampire di Blood for the vampire di Henry Cass, ecco, siccome il tema era questo, ho cercato un film e un argomento che non si distanziasse troppo dal tema proposto. Oggi mi va di parlare di una gemma che ho avuto la fortuna di incontrare per caso, facendo non so quale ricerca: Dead Men Walk di Sam Newfield

Allora, ovunque proviate a cercare troverete recensioni denigratorie di questo piccolo film, invece io lo adoro. E' stato amore a prima vista e, scavando un po', mi sono anche fatto una ragione di questo colpo di fulmine. Ci sono almeno tre motivi per cui DMW vale la pena di essere visto: primo dura soltanto 64 minuti; secondo, è un interessante variazione sul tema del vampiro alla Bram Stoker, molto torbida e evocativa; terzo, il film è prodotto dalla mitica PRC, pregevole company della Poverty Row, in cui spesso ci siamo imbattuti, trattando le vicende di Edgar G. Ulmer e del produttore Leon Fromkess, che prenderà in mano le redini dello Studios in un secondo momento (di cui parleremo ancora... e ancora), dando la decisiva sterzata crime e nera (per la cronaca Fromkess produrrà negli anni '50 la serie Furia, cavallo del west!!).

Producers Releasing Corporations first logotype 1939
Ecco, a questi tre motivi, aggiungete che alle volte certe critiche si permettono di trattare con sufficienza quello che, per motivi esclusivamente legati alle ristrettezze economiche, risulta essere, agli occhi annebbiati dal luccichio del banale mainstream, un prodotto scadente. Beh... cari miei, intanto una bella iniezione di rispetto in soluzione alcolica e, dopo un paio d'ore, una bella pasticca di competenza senza arroganza. Tolto il dentino, il Sermone della domenica può cominciare e da dove potremmo cominciare, se non dall'inquadramento della realtà socio-economico-produttiva del film?! Per far questo, dobbiamo parlare della PRC, Producers Releasing Corporation. Nata sulla strada tracciata dalla mitica Monogram Pictures - Allied Artists, con lo sforzo dei fratelli Sigmud e Samuel Newfield, la PRC è uno degli studi attivi sulla Poverty Row di Hollywood. La sua storia è legata indissolubilmente a quella dei due fratelli, il primo in qualità di produttore e l'altro come primo regista della squadra. Attiva dalla fine degli anni '30, alla PRC passeranno diversi talenti, per lo più snobbati da tutti, tra cui mi piace ricordare Edgar G. Ulmer e Bernard Vorhaus, ma anche Steve Sekely e, in un certo senso, tramite Leon Fromkess, anche Sam Fuller! La distribuzione-produzione resterà in piedi fino al 1948, dopo la branca distribuzione sarà rilevata dalla neonata Eagle Lion e in seguito, fine anni '50, dalla United Artist. Solo queste due ultime indicazioni, dovrebbero dalla la percezione della "qualità" del catalogo PRC negli anni '40. Beh, detto questo, parliamo un po' di questo gioiellino nero: DMW è un film sospeso, i detrattori diranno noioso, è un delizioso racconto atmosferico, gli stessi di prima diranno stilizzato, con un interessante spunto fantastico-orrorifico che coinvolge vampirismo, esoterismo e culto magico-satanico. Insomma, come saprete ormai, non ho voglia di raccontarvi la trama, ma sappiate solo che potremmo parlare di una specie di Dead Ringer in salsa B-movie e dove il diavolo ha messo lo zampino... non male, che ne dite?! Adesso vorrei darvi solo un'ultima indicazione: potete vedervelo all'istante andando a collegarvi al mitico archivio di Archive.org, ve lo prescrivo per la serata... ottimo dopo sole!!!