domenica 24 luglio 2011

Mario Bava at his best: TERRORE NELLO SPAZIO

Buongiorno miei cari,
che la pace sia con voi...
e voi tenetela stretta per la mano
perchè questa settimana la portiamo...
 nello spazio profondo!

Come ormai avrete capito, a me piace andare a pescare nel torbido e scoprire quelle pellicole che la maggior parte di voi terricoli ignora o comunque reputa poco degne di attenzione. Questo sermone, per volontà popolare, sarà dedicato ad un grande maestro italiano che la maggior parte di voi reputa un negletto della storia del cinema; in realtà devo dire che, per i miei gusti, Mario Bava è una superstar della critica "alternativa", studiato, omaggiato, restaurato, rassegnato ecc... Allora perchè dedicare un sermone a Mario Bava? Intanto perchè lo avete scelto voi tra gli incubi proposti questa settimana e poi perchè il film scelto, Terrore nello spazio, è uno dei film che preferisco della filmografia di Mario Bava, insieme a La ragazza che sapeva troppo, Ercole al centro della terra, Diabolik e Cani arrabbiati, ed è uno di quei film del maestro sanremese che spesso vengono dimenticati, o comunque non osannati e citati come altri (La maschera del demonio, I tre volti della paura o Reazione a catena ad esempio).

MARIO BAVA behind the camera
Terrore nello spazio è l'unico film di fantascienza "pura" di Mario Bava, nonostante lui fosse un grandissimo appassionato di questo genere. A dimostrazione di questa passione per la fantascienza mi piace far notare che Terrore nello spazio è sì l'unico film ascrivibile in toto al genere, ma Bava ha sempre flirtato coll'estetica sci-fi, come direttore della fotografia per altri registi (La morte viene dallo spazio, di Paolo Heusch, Caltiki il mostro immortale di Riccardo Freda), da regista facendo film di fantascienza "mascherati", che tra l'altro sono quelli che preferisco di tutta la sua carriera, come Diabolik, ma anche Ercole al centro della terra, e, sopratutto, con il suo famosissimo uso spregiudicato della fotografia artefatta e sempre innaturale (mi vengono in mente Operazione paura e La frusta e il corpo). Di tutti i generi che scimmiottavano quelli americani, la sci-fi in Italia non ha mai preso piede, nonostante il pionieristico esperimento di Paolo Heusch La morte viene dallo spazio e la serie dei film sci-fi di Antonio Margheriti (che io adoro!!!), non è mai nata una spaghetti-fantascienza.  Il soggetto del film (di cui vi dirò il meno possibile!) è tratto da un racconto di Renato Pestriniero "Una notte di 21 ore", pubblicato nel 1960 nel numero 3 di INTERPLANET: ANTOLOGIA DI FANTASCIENZA.

Stylish space suits from Terrore nello spazio, Mario Bava 1965
Questa ritrosia, inspiegabile a mio avviso, del pubblico italiano al genere fantascientifico ha relegato Terrore nello spazio in una posizione marginale nella filmografia del maestro del gotico italiano, invece all'estero, specialmente in america, Planet of the vampires (questo era il titolo di uscita negli States... ma dove stanno i vampiri lo sanno solo loro!!) ebbe un discreto successo, cosa che mi fa pensare che Ridley Scott abbia avuto veramente occasione di vederlo e dunque il tormentone delle contiguità tra TNS e il suo Alien forse ha davvero un senso. D'altra parte non sarebbe il primo grande autore americano ha dimostrarsi debitore del grande artigiano sanremese (a parte le dichiarazioni trendy di Tarantino, penso a Brian de Palma, John Carpenter, Tim Burton, John Landis, Joe Dante e Ridely Scott appunto). In Italia invece, a parte il "discepolo" Dario Argento e il figlio degenere LambertoFederico Fellini lo omaggia esplicitamente (cioè, lo plagia!) nel suo Toby Dammit. Comunque, ad essere ispirato da Mario Bava nella realizzazione di Alien è stato anche e soprattutto H. R. Giger... guardate qua:
Terrore nello spazio spaceship rear view astronaut POV
H.R. Giger, Aliens wrecked spaceship
E poi ancora:
Terrore nello spazio, Mario Bava 1965
Terrore nello spazio, Mario Bava 1965
 H. R. Giger's Space jockey - Alien, Ridley Scott 1979
Che ne dite? Io dico che, come al solito, i cugini americani (e svizzeri anche, nel caso del pittore-scultore H.R. Giger) sono molto attenti al lavoro dei maestri artigiani italiani e riescono sempre a trarre ispirazione preziosissima dal loro esempio, cosa che invece in patria riuscite sempre con fatica e con criminale ritardo ad accorgervi del talento di certe persone. Invece siete sempre i primi a raccogliere la chiamata dei più vergognosi cialtroni-faccendieri e ad eleggerli al maggior scranno della vostra giovane repubblica, gli esempi in questo caso si sprecano... ma vabbè, questo è un altro discorso, che a me francamente interessa poco.
Tornando a Terrore nello spazio, c'è da dire che si tratta di un film corale, nel senso che nessun personaggio è costruito in profondità, ma più o meno tutti sono abbozzati e si muovono in gruppo, in balia del vero protagonista del film che a mio avviso è l'entità aliena invisibile che controlla tutte le azioni degli attori. Un altro protagonista è il pianeta fantasma, spettrale, magistralmente realizzato con "niente" dalla capacità fotografica di Bava, che con pochi effeti di luce crea l'atmosfera terrorizzante e aliena. L'atmosfera del pianeta fantasma ricorda gli inferi mostrati in Ercole al centro della terra, con tanto di lago di lava e rocce vulcaniche che fanno tanto regno dei morti; dunque un pianeta luciferino che trasmettere odore di zolfo e immagini demoniache medievali.
Incredibili le scene della resurrezione dei cadaveri degli astronauti, inquietanti e stilosissime. Gli astronauti vengono sepolti sotto lastre di metallo pesante in sacchi trasparenti, asettici, con delle croci monumento funebre anch'esse di metallo lucente e dalle forme dal design futurista, bellissime! I risorti, in una sequenza al ralenty, escono dal sepolcro e si strappano di dosso il sacco trasparente... vi garantisco che nel 1965 questa scena deve avere traumatizzato non pochi spettatori, un terrore glaciale, asettico, alieno, insopportabile... e qui torna in mente la tensione che permea Alien di Ridley Scott.
Dead astronauts rise from the graves in Terrore nello spazio, Mario Bava 1965
Concludendo vorrei soffermarmi un attimo sul disegno dei costumi, specialmente delle tute di pelle nera con gli inserti gialli che vediamo indossare dagli umanoidi per gran parte del film - le altre rosse e grigie non hanno la stessa presa. Pare che Bava avesse chiesto di disegnarle ispirandosi alle uniformi naziste, tanto che anche i simboli ricamati sul petto ricordano il logo delle SS, ed il risultato è notevole: una via di mezzo tra una tuta da lavoro disegnata da Rodchenko per l'operaio rivoluzionario sovietico e una second skyn cyborg tra Tron e Rollerball.
Nonostante le consuete ingenuità di sceneggiatura, legate sopratutto ad incerte nozioni tecnico-scientifiche (il deflettore di meteoriti è un giocattolo buffissimo!!) - e per fortuna il caro Mario riuscì ad imporsi sullo sceneggiatore messo lì dalla produzione americana Aip (Ib Melchior, regista di The Angry red planet) che voleva un finale così idiota da scavalcare il confine tra autoironia - sempre praticata dal sornione regista italiano - e ridicolo involontario (che, con una odiosa e abusata espressione a la moda, potremmo chiamare trash) - Terrore nello spazio è un piccolo gioiello da rivedere e rigodere, senza pericolo di annoiarsi. Il film è stato restaurato per la proiezione di Venezia del 2005 durante la 62ma Mostra del cinema, ed è stato publiccato in DVD in una bella edizione della 01... da approfittarne! Buon terrore miei cari!!!

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