giovedì 23 giugno 2011

Samuel Fuller's NAKED KISS - una favola storpia

Credo che ognuno di voi, terrestri illuminati, ricordi perfettamente il suo primo impatto con Samuel Fuller. Di solito avviene dopo un lungo periodo di avvicinamento al suo mito, fatto di storie, citazioni, aneddoti, fotografie e testimonianze di suoi appassionati cultori.  
Amos Poe and Sam Fuller in Salsomaggiore 1982
photo: Ellen El Malkhi - courtesy of Rainfilm

Sam Fuller è quello che si può tranquillamente definire un cult-director, anzi, direi che la definizione dovrebbe esser stata coniata  apposta per lui e poi, via via, associata ad altri per similitudine. Il mio primo contatto con Sam Fuller fu tramite la visione dell'immenso Pierrot le fou - Il bandito delle ore 11 di Jean Luc Godard, nel quale interpreta se stesso (il mio primo, devastante, grande amore Godard, dopo il maestro Fritz Lang in Le Mepris, chiamava in campo un altro leone a dichiarazione di intento-missione!!). Poi, qualche anno più tardi, fui letteralmente travolto dalla visione in sala di Shock Corridor - Il corridoio della paura, anzi, ora che faccio esercizio di memoria, credo di essere stato proprio io a proiettarlo quel 35mm. 
Sam Fuller è uno di quei rari cineasti che riusciva a fare cinema anche senza la macchina da presa; durante una passeggiata primaverile, davanti ad una birra in una delle più belle piazze d'Italia, Amos Poe mi raccontò del suo viaggio da New York a Milano in compagnia di Sam: entrambi erano diretti al Festival di Salsomaggiore di Adriano Aprà; Sam arrivava da Los Angeles e Poe lo raggiunse a bordo dell'aereo che faceva scalo a New York. L'anziano regista portava con se due termos di Bloody Mary, da lui preparato. Uno l'aveva già terminato nel tratto LAX-JFK, l'altro l'avrebbero finito lui ed Amos volando fino a Milano..."immaginati", mi disse Poe, "volare ad un festival in Europa seduto accanto a Sam Fuller che, per tutto il viaggio, ti fuma il sigaro in faccia e ti parla di cinema... cazzo, dovevo assorbire tutto, ogni lettera, pausa, respiro... ed il bloody mary. Alla conferenza stampa in Italia ero talmente ubriaco di alcol e mito che non riuscii ad aprir bocca, ma tanto parlò Sam!!"

Non a caso, e poi parliamo del film, ma anche no... insomma, non a caso, un altro mostro sacro come John Waters - di cui è inutile dire che adoro ogni cosa che faccia, ancor prima che la faccia!! - nel suo omaggio al guerrilla-filmaking, che è l'esilarante Cecil B. Demented - A morte Hollywood, annovera Sam Fuller tra i nomi dei registi tatuati sui corpi dei membri del gruppo terrorista, nemico giurato del cinema per famiglie.
Dyna right forearm tattoo - Cecil B. Demented, J. Waters 2000
Come ogni artista realmente interessante, Sam Fuller soffre di una cattiva distribuzione e conservazione delle sue opere. Non dico che i suoi film siano introvabili, ma comunque, se desiderate approfondire un po' la sua conoscienza, scoprirete che non è poi così facile reperirli; dovrebbero essere considerati patrimonio dell'umanità, invece... Perchè dico questo? Non per fare della bassa polemica da bar, anche se la polemica non è mai bassa e tantomeno lo sono i bar, ma per dire che solo ieri sono riuscito ad avere una copia italiana di Naked Kiss e sono riuscito finalmente a godermelo in una ottima versione DVD, grazie alla mitica Enjoy Movies (ma un po' di grafica carina per le copertine la vogliamo fare??!!). Il film va visto in lingua originale con i sottotitoli, perchè il doppiaggio italiano è pessimo, come spesso accade con i film classici doppiati all'uopo per la versione DVD... agghiacciante!
Dietro a questa pellicola, uscita ad un anno di distanza dall'altrettanto shockante Shock Corridor nel 1964 (perdonatemi la capriola senza mani), stanno il mitico Leon Fromkess e la Allied Artists (che io ribattezzo Alienated Artists), Sam Fuller, in piena autonomia, produce, sceneggia e dirige.

Kelly arrives in town with a bag full of Angel Foam
Naked kiss si apre con una sequenza memorabile: una bellissima Constance Towers massacra con una scarpa il volto di un uomo ubriaco, lo percuote con tanta violenza che perde la sua parrucca, svelando una testa completamente calva. Nonostante questo lei continua a picchiare, picchiare, fino a che lui stramazza al suolo privo di sensi. A questo punto si prende i 75$ che le spettano dal suo portafoglio, con molta eleganza si rimette la parrucca e si sistema il trucco guardando in macchina, mentre scorrono i titoli di testa!! Questo incipit basterebbe da solo a sconvolgere voi, piccoli terricoli di genere maschile, ma "Sam the man" vuole andare oltre: la scena la viviamo dalla soggettiva di lui; Constance-Kelly ci sta picchiando con tutta la sua forza e il suo odio  insensato e insopportabilmente gratuito. Questo non è un film per maschilisti, ve lo dico subito! E non è nemmeno un film per sbirri!! Fin da subito Fuller mette in chiaro questo: maschio + sbirro = feccia ipocrita da disprezzare. Caspita! Mica male per un veterano americano della seconda guerra mondiale, medaglia di bronzo e argento al valore militare, vero??!! Naked kiss è un film denso, estremo, molto duro, ma al tempo stesso tenero e pieno di speranza, come se il cineasta avesse voluto raccontare una storia dove le dicotomie bene/male - alto/basso - nobile/abbietto si scontrano e si amalgamano in un essere umano complesso e in evoluzione: Kelly intraprende un percorso che apparentemente è di redenzione (da prostituta a caritatevole infermiera dei i bambini disabili) ma che in realtà è di disvelamento e di progressione verso un umano più alto (non necessariamente più buono!). Nel percorso di elevazione è di cruciale importanza l'incontro contaminante con la cultura, la conoscenza, l'arte, il bello (Byron il poeta preferito, la meravigliosa "Sonata al chiaro di luna" di Beethoven che ricorda il sublime Gus Van Sant di Elephant, 40 anni dopo) e Sam Fuller lo dichiara subito, fin dal primo incontro tra la donna, ancora prostituta (immorale ma recettiva), e lo sbirro Griff (socialmente accettabile ma sordo!! ammette di non riuscire ad udire-riconoscere la musica in lontananza!!) e poi ancora quando lei incontra Grant, l'amore "vero" ("ti porterò a vedere dove Byron ha scritto i suoi capolavori... era innamorato quando ha scritto questa poesia meravigliosa?...). Dato questo presupposto, la pellicola inizia a seguire un percorso lineare nel tracciato della redenzione di Kelly che, messo da parte il "mestiere", riesce a costruirsi una nuova credibilità in seno alla comunità provinciale di Grantville, come premurosa e capace infermiera nella clinica per bambini disabili.
Training the little crippled wanna-be pirates
La tappa successiva del suo percorso sarà quella di cercare, e trovare finalmente, l'amore. Questo accade e anche nel migliore dei modi possibile, ma la strada non è quella della redenzione semplice, come dicevo, per cui, quella che sembra essere la svolta happy-ending consolatoria, si rivela essere l'orlo di un vertiginoso girone infernale: il facoltoso handyman Grant, amorevole e comprensivo futuro marito, in realtà è un viscido molestatore di bambini alla ricerca di una facciata"normale" che nasconda il suo vizio-crimine, disposto a farsi scudo di Kelly che, in quanto "pervertita come lui", non  può che accettare la sua "debolezza" e farsene complice e protettrice. Qui il racconto filmico salta di registro, la violenza irrompe di nuovo e la fiaba si sfigura. Kelly dovrà di nuovo difendersi con la forza e stavolta sarà disposta ad uccidere il maschio. Adesso, però, non c'è un Greyhound pronto a portarla lontano dove nessuno conosca il suo passato, ma l'aspetta il carcere e il giudizio della comunità che, in un batter d'occhio, è pronta a rinfacciarle il suo status di whore - puttana!!

Le sequenze di Kelly in cella sono di una bellezza commovente. La luce caravaggesca che le scolpisce il volto ha una forza struggente, drammatica di difficile paragone... da vedere! Per un attimo Kelly, con la testa fra le mani, china sulla branda, incorniciata dalle sbarre, sembra un personaggio uscito da una scena di pietà rinascimentale... una di quelle immagini che tolgono il fiato (solo Bergman mi viene in mente di così visivamente potente)! Ma non c'è spazio per la commiserazione, lei non è martire, non è santa, lei deve scavalcare l'umanità meschina costretta in  ruoli assegnati ("...non posso credere che tu possa arrivare ad essere così gretto, anche se sei uno sbirro!" dirà a Griff che, di fronte all'evidenza, nega di accetare la sua versione dei fatti); deve superare il genere ed essere maschio e femmina in un unico essere; vittima e carnefice, madre e matrigna, solo così potrà imporre la verità e riscattare l'Essere Umano contro il bieco omuncolo schiavizzato nel nome del quieto vivere. Kelly ce la farà, uscirà a testa alta di fronte alla comunità riconoscente che, tutta riunita di fronte al carcere, le dimostrerà la propria sottomessa ammirazione, ma, la terrificante carrellata su quei volti, non restituisce un'immagine diversa da quella della folla pronta a linciare Frankestein o M... loro sono sempre gli stessi vuoti, mostruosi, ignavi, mediocri, ipocriti, sciatti, crudeli, anonimi uomini comuni... la puttana Kelly è andata oltre, più in alto, molto più in alto... GRAZIE SAM!!!
Samuel Fuller - Worcester, august 12 1912 – Hollywood, october 30 1997

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