Buongiorno a tutti,
che la Pace Rigogliosa Cresca
nei vostri cuori bio-meccanici!
E anche questa settimana, con la precisione di un treno svizzero regolato al quarzo, ecco inesorabile il Sermone. Secondo della nuova ondata, per il quale nessun film è riuscito a raggiungere il quorum e dunque, come preannunciato, a tema libero!! Siccome il tema del sondaggio della settimana era il vampiro, ma non il vampiro classico stokeriano, semmai il vampiro deviante, la female vampire e il vampiro sui generis, come ad esempio il mad-doctor vampire di Blood for the vampire di Henry Cass, ecco, siccome il tema era questo, ho cercato un film e un argomento che non si distanziasse troppo dal tema proposto. Oggi mi va di parlare di una gemma che ho avuto la fortuna di incontrare per caso, facendo non so quale ricerca: Dead Men Walk di Sam Newfield.
Allora, ovunque proviate a cercare troverete recensioni denigratorie di questo piccolo film, invece io lo adoro. E' stato amore a prima vista e, scavando un po', mi sono anche fatto una ragione di questo colpo di fulmine. Ci sono almeno tre motivi per cui DMW vale la pena di essere visto: primo dura soltanto 64 minuti; secondo, è un interessante variazione sul tema del vampiro alla Bram Stoker, molto torbida e evocativa; terzo, il film è prodotto dalla mitica PRC, pregevole company della Poverty Row, in cui spesso ci siamo imbattuti, trattando le vicende di Edgar G. Ulmer e del produttore Leon Fromkess, che prenderà in mano le redini dello Studios in un secondo momento (di cui parleremo ancora... e ancora), dando la decisiva sterzata crime e nera (per la cronaca Fromkess produrrà negli anni '50 la serie Furia, cavallo del west!!).
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Producers Releasing Corporations first logotype 1939 |
Ecco, a questi tre motivi, aggiungete che alle volte certe critiche si permettono di trattare con sufficienza quello che, per motivi esclusivamente legati alle ristrettezze economiche, risulta essere, agli occhi annebbiati dal luccichio del banale
mainstream, un prodotto scadente. Beh... cari miei, intanto una bella iniezione di rispetto in soluzione alcolica e, dopo un paio d'ore, una bella pasticca di competenza senza arroganza. Tolto il dentino, il Sermone della domenica può cominciare e da dove potremmo cominciare, se non dall'inquadramento della realtà socio-economico-produttiva del film?! Per far questo, dobbiamo parlare della
PRC, Producers Releasing Corporation. Nata sulla strada tracciata dalla mitica
Monogram Pictures - Allied Artists, con lo sforzo dei fratelli
Sigmud e
Samuel Newfield, la
PRC è uno degli studi attivi sulla
Poverty Row di Hollywood. La sua storia è legata indissolubilmente a quella dei due fratelli, il primo in qualità di produttore e l'altro come primo regista della squadra. Attiva dalla fine degli anni '30, alla
PRC passeranno diversi talenti, per lo più snobbati da tutti, tra cui mi piace ricordare
Edgar G. Ulmer e
Bernard Vorhaus, ma anche
Steve Sekely e, in un certo senso, tramite
Leon Fromkess, anche
Sam Fuller! La distribuzione-produzione resterà in piedi fino al 1948, dopo la branca distribuzione sarà rilevata dalla neonata
Eagle Lion e in seguito, fine anni '50, dalla
United Artist. Solo queste due ultime indicazioni, dovrebbero dalla la percezione della "qualità" del catalogo PRC negli anni '40. Beh, detto questo, parliamo un po' di questo gioiellino nero:
DMW è un film sospeso, i detrattori diranno noioso, è un delizioso racconto atmosferico, gli stessi di prima diranno stilizzato, con un interessante spunto fantastico-orrorifico che coinvolge vampirismo, esoterismo e culto magico-satanico. Insomma, come saprete ormai, non ho voglia di raccontarvi la trama, ma sappiate solo che potremmo parlare di una specie di Dead Ringer in salsa B-movie e dove il diavolo ha messo lo zampino... non male, che ne dite?! Adesso vorrei darvi solo un'ultima indicazione: potete vedervelo all'istante andando a collegarvi al mitico archivio di
Archive.org, ve lo prescrivo per la serata... ottimo dopo sole!!!
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