Repubblic Pictures - Hollywood |
Quest'estate è lunga e noiosa. Uso il presente indicativo perchè, quest'estate lunga e noiosa, sembra non voler cedere il passo ad un autunno più fresco e soprattutto più scuro!! Bene, per sopperire ai pomeriggi torridi e illuminati, dal sole più che dalla luce interiore, mi sono procurato una bella quantità di libri di storia "sotterranea" del vostro cinema. Da un po' di tempo a questa parte mi sono appassionato alle vicende delle case di produzione e distribuzione indipendenti della Poverty Row di Hollywood. Beh, approfondendo la conoscenza delle produzioni di quell'origine, tutte grosso modo circoscritte ai decenni '30 e '40 del '900, ho trovato una miniera di pellicole preziosissime; piccole gemme di inestimabile valore. Studios indipendenti opposti alle grandi major, confinati a produzioni di serie B (ovvero il film piccolo che accompagna il leader nei "double feature") e a budget ridicoli, animati spesso dal solo interesse per facili riscontri di botteghino, ma capaci, nonostante tutto, di realizzare quei film che, unici, restituiscono il feeling di un'epoca ormai inesorabilmente tramontata. Lo so, rischio di diventare patetico quando ripenso a quegli anni e a come le cose sarebbero potute andare diversamente... d'altra parte, illuminarvi sui lati oscuri e negletti della vostra storia è la mia missione.
Tornando a noi, anzi agli studios sulla Poverty Row, nomi come Repubblic Pictures, Monogram, Allied Pictures, Producers Releasing Corporation, per citare i più noti, sono marchi che hanno fondato un artigianato del cinema, segnando e indirizzando, più di quanto non si creda, l'immaginario di intere generazioni di spettatori, compreso quello dei produttori major - si pensi agli onnipresenti RKO e Universal, che, da questi veri e propri vivai, pescavano a piene mani talenti ed idee . Senza contare poi l'importanza che questi studios hanno avuto nella nascita e sviluppo delle serie, che dalla fine degli anni '30, cominciarono ad imporsi, salvando, in un certo modo, il destino di molti major studios dalla concorrenza devastante della tv negli anni '50, indicando una strada per convertire le produzioni. Il metodo produttivo tipico del B-movie si adattò perfettamente alle realizzazione per la tv: girare velocemente, attori alle prime armi, sceneggiature canovaccio pronte da adattare a generi diversi, con costi ridotti all'osso.
Detto questo, vorrei parlarvi dei due film che ho visto ultimamente e che mi hanno spinto a scrivere questo post: The thirteenth guest e A shriek in the night. Che cosa hanno in comune? Perchè parlarne in un unico post? Semplice, perchè questi due film sono stati fatti dalla stessa squadra, ad un anno di distanza l'uno dall'altro (1932-1933), per due case di produzione diverse, naturalmente, entrambe Poverty Row DOC (Monogram e Allied Pictures)! A dire la verità, sarebbero tanti gli esempi di "squadra che vince non si cambia" nelle produzioni di questo genere (si parla appunto di serie, no?!), ma questi due film hanno una particolarità: se vi dicessi Ginger Rogers, cosa vi immaginereste? Beh, sicuramente starete pensando a Ginger Rogers e Fred Astaire, dunque musical, grandi coreografie e scene di ballo a tutto spiano... invece no!! Questi due film sono precedenti alla carriera "ballerina" di Ginger Rogers, che fu scoperta e portata a Broadway nel 1933. Trattasi infatti di due commedie-mistery (scusatemi ma non trovo un termine che traduca efficacemente mistery in italiano... ), genere, o meglio sotto-genere, molto in voga in quegli anni tra le produzioni di serie B. Forse, insieme al western, il genere tipico dei prodotti Poverty Row. In effetti, pensandoci un po', la cosa non deve stupire: se RKO e Universal, che erano gli studios di riferimento per questo tipo di produzioni, realizzavano in quegli anni grandi horror e thriller (i mostri classici come Dracula e Frankenstein, ma anche il King Kong RKO), gli studi della Poverty Row intravidero una strada nella parodia del genere, mescolando la suspence e il thrilling (ancora nessuna traduzione efficace in italiano!) con la commedia brillante di tradizione screwball, inventando un genere che sintetizzava i momenti più alti dell'intrattenimento che l'industria cinematografica hollywoodiana aveva saputo produrre fino ad allora (poliziesco-thriller e commedia sofisticata), anticipandone un altro: il gangster movie che diventerà poi noir dagli anni '40. La MGM non tardò a fiutare l'affare e, di lì a poco, darà vita alla serie dei film con la coppia William Powell e Mirna Loy, rileggendo in chiave commedia sofisticata The Thin Man di Dashiel Hammett.
The Thirteenth guest, diretto da Albert Ray e tratto da un racconto di Armitage Trail, autore del più famoso Scarface, si incentra su un impianto narrativo tipico della crime story, che sarà lo spunto del successo di Agata Christie Dieci piccoi indiani del 1939: tornata in una casa, ora apparentemente abbandonata, dopo tredici anni da una cena a cui il tredicesimo invitato, misteriosamente, non era mai giunto, la protagonista Marie Morgan si trova al centro di un eccidio, dove, uno dopo l'altro, tutti gli invitati di quella cena verranno uccisi e i loro cadaveri posti al medisimo posto occupato al tavolo tredici anni prima.
La trama consente di costruire un film corale intorno ai due attori principali, la Rogers e Lyle Talbot, con numerose gag spassose e una bella dose di suspence riservata alla sequenze in cui agisce il villain mascherato, con tanto di stanze segrete, trucchi, trappole mortali e tutti gli ingredienti del buon vecchio homicidial maniac!!
A shriek in the night invece si muove su un binario simile ma parallelo. Il film inizia con una sequenza shock: terminati i titoli di testa si ode un terribile urlo e vediamo un corpo cadere dalla cima di un palazzo per sfracellarsi al suolo - a parte l'evidente trucco del fantoccio di pezza, l'intento è abbastanza chiaro e deciso! Subito dopo la tensione è stemperata e deviata in commedia dall'introduzione dei personaggi corollari alla storia, le due maids deliziosamente imbranate e suggestionabili - esilarante è la scena alla morgue con la tata di colore interpretata da Louise Beavers!! D'ora in poi il film si snoda come una classica detective-story, in cui la solita coppia Rogers-Talbot, con il loro rapporto di repulsione-attrazione, la fanno da padrone - mitica è la battuta che pronuncia Ginger Rogers al tassista che le dice "your man" riferendosi a Talbot "Man? Don't be vulgar!".
Ma adesso non voglio tediarvi oltre... anche perchè questi due gioiellini sono a disposizione di tutti gratuitamente in rete, durano poco più di un ora ciascuno e sicuramente non vi pentirete di andare a dargli un occhiata. Assolutamente consigliati... anzi, prescritti per il fine settimana!!
Buona visione, miei cari...
Monogram Pictures - Hollywood |
Detto questo, vorrei parlarvi dei due film che ho visto ultimamente e che mi hanno spinto a scrivere questo post: The thirteenth guest e A shriek in the night. Che cosa hanno in comune? Perchè parlarne in un unico post? Semplice, perchè questi due film sono stati fatti dalla stessa squadra, ad un anno di distanza l'uno dall'altro (1932-1933), per due case di produzione diverse, naturalmente, entrambe Poverty Row DOC (Monogram e Allied Pictures)! A dire la verità, sarebbero tanti gli esempi di "squadra che vince non si cambia" nelle produzioni di questo genere (si parla appunto di serie, no?!), ma questi due film hanno una particolarità: se vi dicessi Ginger Rogers, cosa vi immaginereste? Beh, sicuramente starete pensando a Ginger Rogers e Fred Astaire, dunque musical, grandi coreografie e scene di ballo a tutto spiano... invece no!! Questi due film sono precedenti alla carriera "ballerina" di Ginger Rogers, che fu scoperta e portata a Broadway nel 1933. Trattasi infatti di due commedie-mistery (scusatemi ma non trovo un termine che traduca efficacemente mistery in italiano... ), genere, o meglio sotto-genere, molto in voga in quegli anni tra le produzioni di serie B. Forse, insieme al western, il genere tipico dei prodotti Poverty Row. In effetti, pensandoci un po', la cosa non deve stupire: se RKO e Universal, che erano gli studios di riferimento per questo tipo di produzioni, realizzavano in quegli anni grandi horror e thriller (i mostri classici come Dracula e Frankenstein, ma anche il King Kong RKO), gli studi della Poverty Row intravidero una strada nella parodia del genere, mescolando la suspence e il thrilling (ancora nessuna traduzione efficace in italiano!) con la commedia brillante di tradizione screwball, inventando un genere che sintetizzava i momenti più alti dell'intrattenimento che l'industria cinematografica hollywoodiana aveva saputo produrre fino ad allora (poliziesco-thriller e commedia sofisticata), anticipandone un altro: il gangster movie che diventerà poi noir dagli anni '40. La MGM non tardò a fiutare l'affare e, di lì a poco, darà vita alla serie dei film con la coppia William Powell e Mirna Loy, rileggendo in chiave commedia sofisticata The Thin Man di Dashiel Hammett.
Ginger Rogers - The thirteenth guest, 1932 |
La trama consente di costruire un film corale intorno ai due attori principali, la Rogers e Lyle Talbot, con numerose gag spassose e una bella dose di suspence riservata alla sequenze in cui agisce il villain mascherato, con tanto di stanze segrete, trucchi, trappole mortali e tutti gli ingredienti del buon vecchio homicidial maniac!!
A shriek in the night invece si muove su un binario simile ma parallelo. Il film inizia con una sequenza shock: terminati i titoli di testa si ode un terribile urlo e vediamo un corpo cadere dalla cima di un palazzo per sfracellarsi al suolo - a parte l'evidente trucco del fantoccio di pezza, l'intento è abbastanza chiaro e deciso! Subito dopo la tensione è stemperata e deviata in commedia dall'introduzione dei personaggi corollari alla storia, le due maids deliziosamente imbranate e suggestionabili - esilarante è la scena alla morgue con la tata di colore interpretata da Louise Beavers!! D'ora in poi il film si snoda come una classica detective-story, in cui la solita coppia Rogers-Talbot, con il loro rapporto di repulsione-attrazione, la fanno da padrone - mitica è la battuta che pronuncia Ginger Rogers al tassista che le dice "your man" riferendosi a Talbot "Man? Don't be vulgar!".
Ma adesso non voglio tediarvi oltre... anche perchè questi due gioiellini sono a disposizione di tutti gratuitamente in rete, durano poco più di un ora ciascuno e sicuramente non vi pentirete di andare a dargli un occhiata. Assolutamente consigliati... anzi, prescritti per il fine settimana!!
Buona visione, miei cari...
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