Welcome to Dr SINema's contribution to The Ida Lupino Blog-A-thon. For international readers: you can find a translation of this post below. Hope everybody gets my "english". Lights out!!
Con immenso piacere mi accingo a scrivere di questo film, per due, anzi, tre buone ragioni. Uno, perchè sono felice di contribuire alla blog-a-ton dedicata a Ida Lupino, come avrei potuto rinunciarvi d'altronde, essendo la signora Lupino uno degli esseri umani che preferisco in assoluto, tanto da essere stato il primo HBOTM di questo blog?! Due, perchè mi consente di parlarvi di un'uscita in DVD molto importante e che sicuramente passerà inosservata, ovvero l'unica regia di miss Lupino pubblicata in Italia fino ad ora; non aggiungo nessun commento, solo un grande chapeau e supporto ai coraggiosi della solita Enjoy Movies!!! Tre, perchè ho avuto l'occasione di rivedere, approfondire e pienamente apprezzare uno dei film più intensi della "diva, pioniera e cineasta", The Bigamist, incomprensibilmente uscito in Italia col titolo La grande nebbia!!!
Detto questo cominciamo un po' ad osservare questo strano oggetto: siamo nel 1953, da circa quattro anni Ida Lupino e l'ex marito e sceneggiatore Collier Young hanno fondato la loro casa di produzione indipendente Emerald Productions, dal 1950 ribattezzata The Filmakers; all'epoca Ida Lupino ha già all'attivo cinque regie, tra cui Outrage e The Hitch-hiker, ha divorziato da Young l'anno prima, nel 1952 e lui, nel frattempo, si è risposato con l'attrice Joan Fontaine; prima ed unica volta in cui Ida Lupino dirige se stessa e ultimo film come regista per The Filmakers.
Joan Fontaine - Eve, The Bigamist - 1953 |
The bigamist è insieme un noir atipico ed un melodramma borghese dai toni dark. Quasi tutta la critica che ho avuto modo di leggere per scrivere questo pezzo è concorde nel ritenere il film un equilibrato mix dei due generi, noir e melò appunto; per definirlo invece vorrei citare un'analisi che mi ha entusiasmato e convinto molto di più: in accordo con la critica losangelina Carrie Rickey, mi sento di dire che The bigamist è un noir a la Lupino, ovvero un noir dove tutti i personaggi hanno vite ordinarie in attesa del Sig. Giustizia (Mr. Right) e che le vicissitudini li porteranno tragicamente a scoprire che il Sig. Giustizia non esiste, in un mondo gretto, dove la durezza e la tristezza della sopravvivenza si accompagna ad un'altrettanto grande disincanto ed una cruda consapevolezza.
Più che una giustapposizione di generi, credo che The Bigamist proponga una giustapposizioni di toni, radicalmente divisi tra gli interni casalinghi di San Francisco, il luogo della famiglia wasp e sterile, tutta dedita al business e all'affermazione sociale, e gli esterni urbani di Los Angeles, in un primo momento luogo della solitudine e della vita cheap, dopo luogo della vita fertile di chi è in cerca disperata di riscatto. Elemento di congiunzione di questi due mondi contrapposti è il protagonista della vicenda, il bigamo, dal cui punto di vista veniamo a conoscenza di tutta la storia, tramite lo gli strumenti del flashback e della voice-over, in perfetto noir-style. La distinzione dei due luoghi, fisici e morali, nel film corrisponde a due diverse scelte stilistiche: la regia regolare, precisa, senza sbavature, sciattamente televisiva degli interni borghesi di San Francisco, contrapposta a quella semi-espressionista degli esterni di Los Angeles, dove il buio e la penombra conferiscono un senso di claustrofobia, solitudine e insicurezza, ma anche gli interni qui saranno bui, inquadrati da angolature ardite, sempre pieni di cornici, finestre, ringhiere, in netta contrapposizione con la linearità pulita e spaziosa della casa per bene di San Francisco. Come ricorda Ellen Seiter nel suo saggio su The bigamist, nella raccolta curata da Annette Kuhn "Queen of the B's: Ida Lupino behind the camera", Ronnie Scheib assicura che Ida Lupino ha usato due diversi operatori per le scene girate a SF e a LA, anche se poi nei titoli del film sarà accreditato un unico cinematographer, George Discant.
Ida Lupino - Phyllis, The bigamist 1953 |
In questo contesto, le figure dell'eroe borderline e della femme fatal, stilizzate dal genere noir, sono ridisegnate in personaggi molto più complessi, sociologicamente più significativi e dirompenti. Il tratto distintivo di tutte le produzioni Lupino/Young fino adesso - e a mio avviso qui si raggiunge la vetta del percorso iniziato con Never Wanted - è stato una strisciante, quanto costante, opposizione alla way of life dell'America consumistica del boom economico post-bellico e di tutte le sovrastrutture culturali messe in piedi dall'industria spettacolare hollywoodiana, in combutta con le centrali del consenso e del potere economico. L'ideologia che traspare dai personaggi conflittuali di The bigamist è fluida, i ruoli si scambiano di continuo. Harry Graham, inizialmente dipinto come un grigio impiegato incapace di ri-prendersi la sua vita perchè vittima di una compagna decisamente non sensuale, esplicitamente più dotata nel lavoro e dunque castrante, d'un tratto ritrova la spinta e torna ad essere il maschio alfa-dominante, ma questo, invece che riscattarlo, lo farà cadere nell'ennesimo fatale errore e lo metterà definitivamente di fronte alle sue responsabilità e alla inevitabile sanzione.
Allo stesso modo, le due figure femminili dicotomiche, tipiche anch'esse del clichè noir, di Eve, la moglie wasp, bionda, amorevole, borghese, contrapposta a quella di Phyllis, mora, misteriosa, disillusa, autosufficiente, nel corso della pellicola evolveranno e nel finale si ritroveranno ad essere entrambe, oltre gli stereotipi, ad essere donne, oneste, intelligenti, capaci ed estremamente forti. Il tema della de-mascolinizzazione in The Bigamist va di pari passo con la de-costruzione del modello eisenhoweriano di famiglia (e dunque di società), descritto come sterile (Eve lo è letteralmente!) e moralmente deplorevole, in quanto pone il dollaro al primo posto della scala dei valori. Il personaggio della cameriera Phyllis, di contro, è portatrice di fertilità e naturalezza, non crede nel mondo, ma al tempo stesso è pronta a farsi carico della sua continuazione - rimasta incinta non intende interrompere la gravidanza, ne farne carico al padre - "Non sentirti responsabile, non è mia abitudine incastrare i miei uomini in questo modo" dirà a Harry.
Edmond O'Brien - Harry Graham, The bigamist 1953 |
Ulteriore indizio della portata rivoluzionaria di questa pellicola per il comune sentire di quegli anni è il trattamento riservato all'istituzione matrimonio: in questo film il sacramento, o meglio il contratto matrimoniale, è decisamente relegato allo status di social arrangement, nel caso di Eve e Harry come contratto commerciale-imprenditoriale, per Phyllis invece rappresenta un'assicurazione legale-morale per il figlio, altrimenti bollato come "illegittimo" agli occhi del mondo ipocrita borghese. In entrambi i casi il matrimonio non è nemmeno lontanamente assimilato al coronamento di un amore eterosessuale!!
Il film fu distribuito e promosso direttamente dalla The Filmakers, che puntò molto sul fatto che The Bigamist era una pellicola destinata ad un pubblico adulto, considerata la delicatezza del tema trattato, e che questo fatto fosse il principio di una maturazione dei prodotti di Hollywood, considerato che fino a pochi anni prima gli unici film meno infantili e superficiali provenivano dall'estero.
La critica all'uscita in sala invece fu abbastanza dura, tendenzialmente negativa e improntata a rimarcare il fatto che il plot fosse banale e colpevole di indicare la via alle soap operas piccolo borghesi che stavano cominciando ad invadere le TV americane. Non credo di poter condividere una lettura di questo genere, certo è che The Bigamist soffre della carenza di mezzi tipica delle produzioni indipendenti e che la regia è meno dirompente rispetto agli altri lavori di Ida Lupino (penso al lavoro sulla musica e le inquadrature di Outrage ad esempio), a favore di una scrittura che privilegia la costruzione dei personaggi e dunque un uso più ampio dei primi e primissimi piani, insieme ad un finale aperto tipico dei serial TV. Harry picking-up Phyllis on the bus |
Nonostante questo vi sfido a guardare questo piccolo film indipendente, girato da una donna che sul set si faceva chiamare The Mother, così dolce e così dura allo stesso tempo, una donna che ha imposto il suo metodo nella Hollywood degli anni'50 e a cui ancora oggi dedichiamo studi, ricerche, parole e tributi... forse Ida Lupino era troppo avanti per i suoi tempi, forse Ida Lupino deve ancora essere riconosciuta in tutta la sua forza rivoluzionaria di donna fuori da tutti gli schemi! Un esempio per tutti voi terrestri illuminati!!!
The trial - The bigamist 1953 |
ENGLISH VERSION
With immense happiness I am about to write about this film, for two, indeed, three good reasons. One, because I'm happy for contributing to the blog-a-ton dedicated to Ida Lupino, as I could do not however, being mrs. Lupino one of the human beings that I prefer in absolute, much to be be the first HBOTM of this blog! Two, it concurs me talking of a very important DVD release and that sure it will pass unnoticed, that is the only direction of miss Lupin published in Italy till now; I do not add no comment, only a great chapeau and support to the brave ones of the usual Enjoy Movies! Three, because I have had the occasion to see again, to deepen and totally appreciate one of the more intense films of the " diva, pioniera and cineasta" , The Bigamist, released in Italy with the weird title The great fog! Saying this we begin to observe this strange object: we are in 1953, approximately four years since Ida Lupino and former husband and scriptwriter Collier Young have founded their house of independent production Emerald Productions, from 1950 renamed The Filmakers; Ida Lupino has already assets five directions, between which Outrage and The Hitch-hiker, she has divorced from Young the year before, in 1952 and he, meantime, has married again with actress Joan Fontaine; first and only time in which Ida Lupino directs herself and last film like director for The Filmakers. Against one of my gold rules, in this case I will tell you a brief plot of the film… but I will be much short and essential: Eve (Joan Fontaine) and Harry Graham (Edmond O' Brien) are married from eight years and lives in San Francisco, both works in the company manufacturer of refrigerators for which he makes the store clerk traveller and she an optimal seller. She cannot have sons and the business it is her only scope and talent, until she take the decision to adopt one. He agree with her, but at the moment of the signment of adoption action, he does not succeed to hide his reticence. During the ritual investigation in order to grant adoption, social worker Mr Jordan discovers that Harry leads a double life in Los Angeles, city in which he often goes for job. Here he has another wife, the maid of Chinese restaurant Phyllis (Ida Lupin), known during the tour of the houses of movie stars and that, after a single night of love, has given a son to him. Inexorably guilty, Harry tells all his history to Mr. Jones in a long flashback that will conclude with the admission of the guilt and the consequent indictment for bigamy. In court, in front of the judge, Harry will confirm his guilt, but, instead of closing with his inevitable and expectable sentence, the film leaves an open end.
The bigamist is an atypical noir and a dark toned domestic melodrama. Nearly all the critics that I read in order to write this post agree in thinking the film is a balanced mix of the two genres , noir and melo; in order to define it I would want to cite an analysis that has filled me with enthusiasm and convinced me a lot: in agreement with critical Carrie Rickey from Los Angeles, I feel myself to say that The bigamist is what she call a Lupino noir, that is a noir where all the personas are ordinary people dreaming for Mr. Right and that they will tragically discover that Mr. Right does not exist, in a low budget world, where the hardness and the sadness of the survival is accompanied to an equally large disenchantment and a raw knowledge. More than a mix of genres, I believe that The Bigamist proposes a mix of tones, radically divided between the homely internal shots of San Francisco, the place of the sterile WASP family, devoted to business and social affirmation, and the city exteriors of Los Angeles, first a place of solitudine and cheap life, after a place of fertile life of who is in search of hope of redeems. Element of conjunction of these two worlds is the protagonist of the story, the bigamist, from whose point of view we come to acquaintance of all the history, through the instruments of the flashback and the voice-over, in perfect noir-style. The distinction of the two places, moral and physicists, corresponds to two different filming choices: the regular direction, specifies, without slobbers, in a plain television mood of the inner bourgeois of Saint Francisco against to that almost-expressionist of the exteriors of Los Angeles, where darkness and the dim light confers a sense of claustrofobia, solitudine and insecurity, but also the inner ones there will be menacing, framed from dared angles, always full of frames, windows, railings, in contrast with the clean and spaceful linearity of the good&straight house of San Francisco. As Ellen Seiter in her essay on The bigamist remembers, in the collection edited by Annette Kuhn " Queen of the B' s: Ida Lupin behind the camera", Ronnie Scheib assures that Ida Lupino has used two different cameramen for the scenes shooted in SF and LA, even if only one cinematographer will be credited, George Discant. In this context, the borderline-hero figure and the one of femme fatal, classic features of the noir genre, is redesigned in more complex personas, more meaningful and sociologically shattering. The feature symbol of all the productions Lupin/Young until now - and to my warning the summit of the distance begun with Never Wanted is caught up here - has been a crawling and constant opposition to the American consumistic way of life duribg the post-war economic boom and all the cultural hollywood industry of entertainment superstructures, partner in crime with centers of propaganda and economic power. Ideology that emerge from the conflict personages of The bigamist is fluid, the roles are exchanged continually. Harry Graham, initially painted like a gry employed incapable to resume his life because victim of an unsensual wife, explicitly more equipped for the job and therefore a castrating figure, turns and returns to being the alpha-dominant male, but this, instead that to redeem him it will make him to fall into a fatal error that will definitively let him face his responsibilities and the unavoidable endorsement. In the same way, the two opposite, typical feminine figures of the noir clichè, Eve, the wasp wife, blond woman, loving, bourgeois, against Phyllis, black haired, mysterious, disenchanted, self-sufficient person, in the course of the film will evolve and in the end they will be found again to being both, beyond the stereotypes, to being honest, intelligent, able and extremely strong women. The topic of the de-masculinitation in The Bigamist goes of equal step with the de-construction of the eisenhowerian model of family (and therefore of society), described as sterile (Eve it is literally) and morally deplorable, as it places the dollar to the first place of the scale of the values. The personage of the Phyllis maid, instead, is carring fertility and squarenes, does not believe in the world, but at the same time she is ready to endorse its continuation - remained pregnant she does not mean to interrupt the pregnancy, or to make the father feel responsible of the son - "It's yours, if that's what you mean, but I don't trap my men his way" she will say to Harry. Ulterior indication of the revolutionary capacity of this film for those years is the classified treatment of wedding institution: in this film the sacrament, or better the wedding contract, decidedly is relegated to the status of social arrangement, in the event of Eve and Harry like commercial contract, for Phyllis instead represents the lawyer-moral warrant for her son, otherwise stamped like "unwanted" to the eyes of the bourgeois hypocritical world. In both cases the wedding is not even far assimilated to the achievment of an heterosexual love affair!
I found a DVD copy of this movie in my local grocer's a few years back and watched it -- an incredibly underrated film, with two extraordinarily strong and powerful female lead performances...and of course, "the sweatiest man in film noir," longtime favorite Edmond O'Brien. (I also giggled at the Miracle on 34th Street in-jokes made at Edmund Gwenn's expense.) Very nice review on a film that deserves wider exposure.
RispondiEliminaThanks Ivan... well, underrated is the word!! And here in Italy UNKNOWN is the word that fits best of all Lupino's features!!!
RispondiEliminaThis wasa fabulous review! Ida didn't like directing herself, but I think she did a fine job. Everyone in the movie gave great performances and Ida's directing is terrific, as always. I'm so glad The Bigamist is finally getting a release in Italy!
RispondiEliminaThank you for participating in the blogathon, I really enjoyed your post!
Thanks... it was a pleasure writing about her and her job! You're right, and it seems that was Joan Fontaine who insisted to have Ida as director in this movie... Ida did not wan't to direct herself for sure and... look what she has done!!! She was STUNNING!!
RispondiElimina"Lupino Noir", I like that. She did have the market cornered on melodramatic film noirs. "The Man I Love" has kind of a similar tone and theme of disappointment, even though it is a very different movie. Nice review!
RispondiEliminaNever seen The man I love - I will absolutely, thought I love Raoul Walsh too! Thanks KC
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